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PIACENZA – Mentre parla al telefono è in sella a una cyclette. Che la dice già lunga sul carattere di Adele Boncordo, cittadina 70enne di Piacenza a cui l’isolamento forzato, anche nella provincia emiliano-romagnola più falcidiata dal coronavirus, comincia ora a stare stretto. Nel mirino della pensionata, che dopo una vita spesa nella formazione si è dedicata con un gruppo di coetanei all’associazionismo sul territorio, finisce in particolare l’ipotesi della fase 2 della ripresa degli spostamenti, che si vorrebbero scaglionati per fasce di età, con gli anziani per ultimi a potersi muovere liberamente. Uno scenario “deprimente” per Boncordo che, presa carta e penna, ha deciso di manifestare il suo dissenso scrivendo oggi una lettera (una e-mail, ndr) a Giuseppe Conte.
“Non mi aspetto una risposta – spiega alla Dire la cittadina – ma volevo dare un segnale su questa tematica”. Chiaro il messaggio indirizzato al premier: “Non siamo morti per il coronavirus, ma adesso non faccia spegnere i nostri cervelli obbligandoci in casa, ma faccia ritornare anche noi come gli altri ad una vita normale”, si legge nella missiva.
Prosegue l’anziana piacentina: “È chiaro che quando si riprenderà ad uscire andranno rispettate, come già è stato fatto finora, tutte le misure di sicurezza. Ma è anche vero che se ci sono 50enni con patologie pregresse, ci sono anche 70enni ancora attivi e in salute e starà poi a ciascuno tutelarsi attenendosi a consigli medici ben precisi”.
Inoltre “è vero che alcune categorie di cittadini sono più fragili di altre, ma – continua la donna – io penso che come nel caso dell’Hiv si debba focalizzare l’attenzione non tanto sulle categorie, quanto sui comportamenti a rischio“. Senza
contare che “secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la Salute da preservare non è solo quella fisica, ma anche psichica, relazionale e ambientale”.
Boncordo insomma non vede l’ora di ritornare alle sue associazioni e attività (presentava libri, faceva camminate, andava in palestra ed era impegnata nel sociale) perchè “soprattutto in città piccole come Piacenza il terzo settore è utilissimo nel movimentare la vita sociale”. Come dire che la ripartenza passerà anche da qui.
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