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Prodi a tutto campo sul Corriere: dal rischio stagnazione al populismo del M5s

L'ex presidente del Consiglio si esprime sulla politica italiana, sull'immigrazione in Europa e sul referendum sulle trivelle

Pubblicato:22-04-2016 13:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:36

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Romano Prodi

ROMA  – Il “populismo” del Movimento 5 stelle guarda “sia a sinistra che a destra” e proprio come Le Pen Grillo è diventato “anti-immigrazione”. L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, intervistato da Marco Ascione sul Corriere della Sera, interviene a tutto campo: si esprime sulla politica italiana, sull’immigrazione in Europa e sul referendum sulle trivelle. “Sono andato a votare ‘no’ perchè in questa fase di transizione è meglio produrre il petrolio che comprarlo”, osserva. Il Professore parla anche del futuro della Libia, del ruolo di Putin sullo scenario internazionale e naturalmente anche di economia: esalta Draghi ma mette in guardia gli stati sovrani dal rischio stagnazione. I grillini, spiega, “stanno cercando di monopolizzare l’intera espressione del populismo, guardando sia a sinistra che a destra. Come ha fatto la Le Pen in Francia. Per questo motivo mi aspettavo da tempo la posizione anti-immigrazione di Grillo”. Prodi non si stupisce del muro al Brennero annunciato dagli austiraci. “Su questi temi tutti i governi inseguono le punte estreme dei propri Paesi. La Merkel conservatrice è più aperta dell’Austria socialista, perché l’ Austria vede i suoi elettori angosciati in modo particolare dal passaggio dei profughi”, sottolinea. Dopodiché “la stessa Merkel è dovuta tornare indietro e ha proposto questo strano compromesso dell’accordo con la Turchia, che è un accordo al ribasso. Ne comprendiamo la ragione solo quando ci viene detto che Ankara davvero possiede l’unica arma nucleare: un milione e mezzo di profughi che può riversare immediatamente verso l’Europa”. Ora l’immigration compact proposto dal governo Renzi traccia “la via giusta. L’Italia ha tutto l’interesse a europeizzare il problema. Interesse nazionale e dovere etico coincidono”. Gli eurobond, però, che dovrebebro finanzaire il progetto, “per i tedeschi sono ancora il simbolo del demonio”. E questo, ricorda l’ex presidente della Commissione Ue, non è colpa dei trattati “ma di una politica sbagliata. La Germania ormai da molti anni applica e fa applicare una politica di austerità che non è adatta alla situazione di depressione in cui ci troviamo. Cresce poco lei e fa crescere ancor meno noi. Francia, Italia, Spagna che hanno interessi comuni per una politica diversa non riescono a mettersi d’ accordo tra loro. Tant’è vero che l’unica struttura europea che funziona come tale, la Banca centrale europea, sta facendo una politica alternativa”.

La Bce “ha capito il pericolo di una stagnazione prolungata e fa di tutto per evitarla. Ha evitato il disastro, ma ha esaurito le sue munizioni”, avverte. “Il pericolo della stagnazione è ancora di fronte a noi: se continuiamo con la distruzione della classe media e l’accumulazione della ricchezza nella classe più elevata, che non consuma, costruiamo la stagnazione secolare”.


E bene ha fatto l’Italia anche sulla Libia: “In questa fase la comunità internazionale deve quindi assecondare lo sforzo di Serraj, come ha fatto l’ Italia. L’ intervento militare avrebbe l’ effetto di unire sì il Paese, ma contro di noi. Anche se lo chiedesse Serraj. Ma non lo chiederà”. Putin sembra diventato fondamentale sullo scacchiere delle crisi mondiali e l’ex premier lo descrive così: “E’ uomo del tutto concreto. Nei nostri incontri abbiamo potuto mettere in discussione tutti i problemi. L’unico su cui non accetta discussioni è quello di avere la Nato alle porte di casa. Per questo motivo dobbiamo avere ben in testa che la soluzione del problema ucraino è quello di operare per un’ Ucraina indipendente, un vero stato cuscinetto né russo né occidentale. Non è permesso a nessuno di scegliere il leader di un altro Paese”.

Infine, una battuta su l’Ulivo, la sua creatura giunta ormai a 20 anni. Al giornalista che glielo fa notare il Prof risponde: “Adesso che lei me lo ricorda sono indeciso se mettermi a cantare la Canzone Popolare o a pensare a cosa si può fare per lottare contro la ‘xylella fastidiosa che tanto danneggia i nostri ulivi”.

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