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Ucraina, Zelensky e Draghi: l’abbraccio dell’Italia con qualche fuori sincrono

Le due Camere ascoltano in religioso silenzio, poi alla fine si uniscono in un applauso lungo quasi un minuto e mezzo

Pubblicato:22-03-2022 14:40
Ultimo aggiornamento:23-03-2022 18:54
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Di Alfonso Raimo e Federico Sorrentino

ROMA – Undici minuti. Tanto è durato il videomessaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Montecitorio, davanti alle Camere riunite. Atteso da giorni, l’intervento è stato accolto da un emiciclo con alcuni evidenti banchi vuoti. I colori della bandiera di Kiev vengono ricordati dal giallo e blu che campeggiava su alcune bandiere ucraine e sulle spillette indossate dai parlamentari. Poco fuori, in Transatlantico, alcune deputate e senatrici dem esponevano invece un fiocco rosso per protestare contro gli stupri di guerra.

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Il presidente ucraino parla di bambini uccisi dopo l’aggressione russa e delle città ucraine ormai allo stremo. Bambini e guerra saranno le parole piu’ usate. “Russi come i nazisti”, sbotta Zelensky citando Genova bombardata nel 1941. Poi chiede all’Italia di fermare Putin “per farci sopravvivere” e invoca altre sanzioni. Le due Camere ascoltano in religioso silenzio, poi alla fine si uniscono in un applauso lungo quasi un minuto e mezzo.

Quindi il breve discorso del premier Mario Draghi, interrotto una decina di volte dagli applausi dell’Aula. Il premier promette accoglienza e aiuti ulteriori ma non si sofferma sulle sanzioni invocate da Zelensky. O meglio. Se il presidente ucraino chiede ancora piu’ sanzioni contro Putin per indurlo alla pace, quello italiano si sofferma su quelle gia’ inflitte ma non cita un possibile inasprimento delle misure contro Mosca. Una prudenza dettata forse dall’esito del Consiglio europeo Affari Esteri, che ieri ha visto il veto della Germania e i distinguo di diversi paesi sull’embargo al petrolio russo.

Draghi, invece, assicura la vicinanza dell’Italia al popolo ucraino e conferma che dara’ piu’ aiuti, “anche militari” alla resistenza. E’ un passaggio che non piacerà a tutti, a cominciare da Matteo Salvini. Poco più tardi il leader della Lega commenta secco: “Non mi viene da applaudire quando si parla di armi”. E’ la dimostrazione di posizioni non del tutto condivise all’interno del governo, tanto che alcuni esponenti della Lega, così come del M5S, hanno deciso di disertare l’Aula durante l’intervento di Zelensky. Compatta anche Alternativa, assente in Aula come anticipato.

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Sulle diserzioni Matteo Renzi ed Emma Bonino sono stessa lunghezza d’onda. “Gli assenti ne risponderanno, giusto esserci”, commentano, mentre Salvini contestualizza il forfait del senatore leghista Simone Pillon: “Era a Londra per lavoro”. Il presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli invita ad “uscire da un governo co-belligerante” ed apre un caso nel M5s. Italia viva ne chiede le dimissioni dalla Commissione.

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