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Violenza Donne, Giannone (FI): “È un flagello, mozione Polidori va approvata”

"Mia proposta fondo 3 milioni, gratuito patrocinio anche per Ctu. Tante accusate di alienazione"

Pubblicato:22-03-2021 19:50
Ultimo aggiornamento:22-03-2021 19:51
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veronica giannone
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ROMA – “Ci indigniamo per quello che succede fuori dal nostro Paese, senza riflettere sul nostro. È vero che esistono sulla carta leggi che tutelano le vittime di violenza, ma nei fatti facciamo finta di non vedere in quali condizioni di violenza vivano migliaia e migliaia di donne in questo Paese”. Ha iniziato sferrando questo monito il suo discorso la deputata di Forza Italia, Veronica Giannone, intervenendo alla Camera dei deputati sulla mozione a firma della collega di partito Catia Polidori, per iniziative a sostegno e tutela delle donne, oggi in discussione, che “deve essere approvata e attuata” ha chiesto Giannone nel suo intervento analizzando la situazione nazionale su questo fronte e le criticità.

La deputata infatti, definendo il “fenomeno della violenza sulle donne come strutturale, malattia sociale e flagello”, queste le definizioni utilizzate, ha presentato una diagnosi a 360 gradi del fenomeno ricordando anche la sua proposta per il “Fondo per l’assistenza legale gratuita alle donne vittime di violenza‘, già approvato con un ordine del giorno alle Legge di bilancio, supportata e sottoscritta da tutto il gruppo di Forza Italia”. “I posti di lavoro persi durante la pandemia sono al 60% femminili“, ha ricordato e “senza lavoro le donne restano chiuse in casa con i loro aguzzini. Il Fondo di non meno di 3 milioni di euro- ha spiegato la deputata intervenendo su questa diseguaglianza economica- garantisce l’assistenza legale, anche per la fase delle indagini preliminari e soprattutto in ambito civile, sia nel giudizio che in consulenza preliminare. Le CTU (le consulenze tecniche d’ufficio) nominate dal giudice- ha puntualizzato la deputata da sempre in prima linea sui casi delle ‘mamme coraggio‘ accusate di alienazione genitoriale– hanno dei costi spropositati e anche questi potrebbero essere coperti dal Fondo così come le cause per il risarcimento, visto che nonostante l’esenzione del requisito reddituale stabilito dalla Suprema Corte ad oggi questa causa civile- ha sottolineato Giannone- resta scoperta dal gratuito patrocinio e coprirebbe anche tutti quei casi in cui il giudice decide in sentenza di revocare il gratuito patrocinio. L’assistenza legale gratuita verrebbe coperta da avvocati esperti e formati che non dovranno attendere i tempi biblici, in media 3 anni, per il pagamento previsto dal gratuito patrocinio. In Piemonte e Lazio questi strumenti sono stati attivati a livello regionale e i riscontri sono più che positivi”. Ha spiegato infatti Giannone che “molte donne che denunciano si ritrovano davanti a un giudice ad essere valutate sulla loro capacità genitoriale e spesso vengono loro allontanati i figli con il costrutto ascientifico dell’ alienazione genitoriale: un’altra violenza contro le donne. Fenomeno strutturale, flagello e malattia sociale. la mozione proposta dalla collega Polidori ha necessità di essere approvata e attuata”.

“Solo qualche mese fa il Consiglio d’Europa- ha ricordato la deputata di Forza Italia- ha ripreso l’Italia per l’alto numero di procedure di violenza domestica archiviate. Troppo spesso le indagini preliminari si chiudono con archiviazione perché le donne che denunciano non vengono credute- ha detto- almeno fino a che il maltrattante non compie il gesto estremo. Un buon 90% delle donne vittime di femminicidio aveva già denunciato il proprio partner. Entro il 31 marzo 2021- ha ricordato- il nostro Paese deve riferire al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa delle misure adottate per la gestione del rischio: una raccolta dati anche statistica sul numero delle denunce ricevute. Per il Comitato dei ministri il sistema italiano ostacola l’accesso alla giustizia delle donne, come dimostra l’alto numero di archiviazione delle denunce. Il Governo italiano è in grado di dare queste risposte?” ha domandato. “La legge 69 del 2019, conosciuta come Codice Rosso, non ha portato gli effetti attesi- ha denunciato la deputata- le richieste d’aiuto al 1522 durante il lockdown sono passate da 6.956 a 15.280 rispetto allo stesso trimestre del 2019”. E ancora un’altra criticità evidenziata da Giannone: “La confusione tra conflittualità tra coniugi e violenza” e il Codice rosso che, ha rimarcato Giannone, “ha fatto un altro danno ovvero prevedere che in materia di reati di violenza domestica o di genere la sospensione condizionale della pena sia subordinata a specifici percorsi di recupero: è come offrire una scappatoia a coloro che devono andare direttamente in carcere e ci risulta siano aumentate da parte degli avvocati difensori le richieste di accesso ai Centri per uomini maltrattanti”. Secondo Giannone è di diverso indirizzo la politica che bisognerebbe seguire, ad esempio “rafforzando i braccialetti elettronici”.


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