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Amazon, sindacati: “Adesione media allo sciopero del 75%, azienda ci convochi”

"Per non essere costretti a proseguire la protesta"

Pubblicato:22-03-2021 16:53
Ultimo aggiornamento:22-03-2021 19:53
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di Nadia Cozzolino, Marialaura Iazzetti, Vania Vorcelli e Nicolò Rubeis

ROMA – “Adesione media del 75%, con punte del 90% in alcuni territori“. È questo il dato che Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti comunicano in merito al primo sciopero della storia di Amazon Italia. “È una protesta riuscita- spiegano le tre organizzazioni sindacali- anche oltre le nostre aspettative considerando che molte lavoratrici e molti lavoratori si sentono “ricattabili” perché hanno contratti atipici e quindi hanno visto la protesta come un rischio per il loro posto di lavoro precario. Torniamo a ribadire le ragioni della protesta: Amazon si è arricchita enormemente grazie al boom del commercio online in tempo di pandemia ed è giusto che redistribuisca parte di questa ricchezza anche in termini di diritti ai suoi dipendenti. L’azienda ad oggi si è sempre rifiutata di discutere con i sindacati la verifica dei turni, dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza”. Concludono Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti: “Ci aspettiamo da Amazon una convocazione in tempi brevissimi, in modo da non essere costretti a proseguire la protesta”.

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Amazon, fabbrica di lavoro o di precarietà?

 IN LOMBARDIA SCIOPERO AL 90% DI DRIVER E MAGAZZINIERI

“Amazon, per i lavoratori e le lavoratrici non va tutto bene”. Da questa mattina, in Lombardia e in tutte le altre regioni d’Italia, gli addetti ai magazzini e alla logistica della multinazionale di Jeff Bezos stanno scioperando. A Milano, in via Toffetti, erano presenti un centinaio di persone. La mobilitazione è stata organizzata e coordinata al livello nazionale da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Secondo i numeri delle sigle sindacali, l‘adesione in Lombardia sfiora il 90%, mentre al livello nazionale si aggira intorno al 70. I magazzinieri e i driver di Amazon chiedono maggiori tutele contrattuali. In particolare: verifica dei carichi di lavoro, corretto inquadramento professionale del personale, stabilizzazione dei tempi determinati e continuità occupazionale.

Jeff Bezos viene accusato di non investire risorse a favore della dignità lavorativa dei suoi addetti. “Non si può pensare che un colosso come Amazon che ha l’utile che corrisponde al prodotto interno lordo di tre stati africani non si impegni per ridurre la precarietà”, spiega Luca Stanzione, segretario lombardo della Filt Cgil. In tutta la filiera vengono denunciate condizioni di lavoro massacranti, che portano a disagi fisici e psicologici. “Non esiste avere una pausa pranzo di 30 minuti, se si lavora per 9 ore consecutive”, denuncia Massimiliano Zazzaro, driver dal 2015. “Noi vogliamo che Amazon si segga a un tavolo e si confronti con noi. Ci hanno fatto dei contratti assurdi, che non hanno niente a che fare con quelli della logistica”, continua Zazzaro. Sia chi si occupa delle spedizioni in magazzino sia chi consegna gli ordini parla di turni troppo lunghi e controlli stringenti. “Consegniamo anche 300 pacchi in un solo giorno. È impossibile, bisogna ridurre il carico di lavoro“, aggiunge Maurizio Corona, driver per la multinazionale americana da quasi 6 anni. Le sigle sindacali non intendono arrendersi. “Amazon deve parlare con noi e smettere di fare spallucce. Vogliamo entrare nel merito e vogliamo che ci ascoltino”, conclude Antonio Albrizio, segretario lombardo di Uil Trasporti.

SCIOPERO AD ARZANO (NA), CGIL, FILT E NIDIL: “BASTA PRECARIETÀ

“Per la prima volta i lavoratori di Amazon sono in sciopero per chiedere che vengano garantiti le adeguate tutele contrattuali a tutti lavoratori della filiera, a cominciare dai driver, che subiscono un vero e proprio sfruttamento lavorativo, con orari massacranti e condizioni di lavoro che vanno oltre ogni legalità. Se questo è il futuro, deve esserlo rispettando i diritti. Chiediamo la continuità contrattuale, il diritto alla parità di trattamento della filiera, la clausola sociale e la fine di questo turn-over esasperante nello stabilimento di Arzano“. A dirlo, in una nota, sono le segreterie di Cgil, Filt-Cgil e Nidil Cgil Napoli e Campania, che oggi hanno partecipato al presidio davanti ai cancelli dello stabilimento Amazon di Arzano, in provincia di Napoli.

Nel sito lavorano più di 500 persone, tra diretti ed indiretti, con contratti che durano al massimo tre mesi. Una situazione che per la Cgil è “ai limiti dello sfruttamento“. “Servono tavoli di contrattazione dove parlare dei ritmi di lavoro, di turni e di diritti. – sostengono Cgil, Filt e Nidil nella nota – Chiediamo solidarietà per i driver che lavorano per oltre 10 ore giornaliere e che se cambiano azienda rischiano di non venire riconfermati. Chiediamo che questi lavoratori, indispensabili durante il lockdown e ancora oggi, siano considerati persone e non merce”. “In un momento così difficile – continua il sindacato – tali proposte attirano, sembrano positive e facilmente perseguibili. Non è possibile però, accettare che la logica del profitto prevalga sui diritti dei lavoratori, spesso precari, sfruttati al massimo, con diversi livelli di retribuzione e garanzie nella filiera, vessati qualora si iscrivono al sindacato. È ora che i lavoratori facciano sentire la propria voce”.

PROTESTA A BOLOGNA, “ERA ORA DI ALZARE LA TESTA” 

“Ammazza-on”. Così recita uno degli striscioni appesi ai cancelli del magazzino Amazon di Crespellano (Bologna), dove questa mattina si è svolto un presidio dei lavoratori in occasione dello sciopero nazionale indetto dai sindacati, impegnati in un duro braccio di ferro con la piattaforma dello shopping online sulle condizioni di lavoro lungo tutta la filiera delle consegne. “Grande adesione dei lavoratori delle diverse aziende che lavorano in appalto per Amazon nella station di Bologna allo sciopero nazionale. La manifestazione davanti al magazzino di Crespellano dimostra che i lavoratori hanno voglia di cambiare le condizioni di lavoro imposte dalle necessità di profitto della multinazionale“, è il bilancio della Filt-Cgil quasi a fine giornata.

“Cominciamo con il chiedere di avere una sala lì dentro per confrontarci, in altre aziende è la normalità”, scandisce il delegato rsa Filt,Emanuele Andreani parlando ai colleghi di fronte ai cancelli del capannone che ospita il magazzino bolognese del colosso dell’e-commerce. “Trovarsi, creare momenti di condivisione, è necessario. Avere informazioni sui nostri diritti e doveri ci rende liberi e pronti a rispondere a richieste inappropriate, che potrebbero ricordare tempi della schiavitù”, spiega Andreani che parla a tutti i lavoratori delle aziende in appalto. “Sagit, You Log, Adecco, dobbiamo chiedere di avere uno spazio lì dentro, uno spazio per confrontarci. L’azienda, che nasconde quello che è veramente, non vuole stabilità, perché la stabilità ci dà la possibilità di informarci e alzare la testa. Questo è il momento di alzare la testa e lo stiamo facendo”, aggiunge il delegato. Ha portato ai lavoratori in sciopero la solidarietà dell’amministrazione il sindaco di Valsamoggia, Daniele Ruscigno.

“Oggi non ci dovevamo trovare qua, perché questa cosa non doveva neanche esserci: è troppo tempo che si parla di dare diritti a chi svolge un servizio come voi, ma questi diritti non ci sono ancora”, dice il sindaco ai lavoratori di Amazon. “È ora che questi diritti ci siano. Molti vi considerano l’ultima ruota dell’ingranaggio, ma voi siete la prima ruota, perché questo servizio non funziona senza di voi, che avete continuato a far girare l’economia in questo momento così complicato, correndo anche dei rischi”, sono le parole di Ruscigno, che parla anche delle condizioni di lavoro dentro al magazzino. “La situazione che abbiamo qua va gestita, da tempo cerchiamo un posto per farvi svolgere il vostro lavoro in maniera più decente di adesso. Così non è possibile, non si possono prendere capannoni in cui non ci sono le condizioni per lavorare e poi farvi svolgere il vostro lavoro come lo fate“, protesta il primo cittadino.

ANCHE BERGAMO IN PRIMA LINEA: “COOP TERZISTE SENZA TUTELE” 

Partecipazione discreta anche a Bergamo per il primo sciopero italiano dei lavoratori di Amazon. Dalle 8 di questa mattina, fuori dal capannone di Casirate d’Adda, decine di impiegati e sindacalisti Cgil, Cisl e Uil, si sono ritrovati per protestare contro le condizioni di lavoro dei driver e di tutti i dipendenti. Le sigle in rappresentanza del comparto dei trasporti e dei dipendenti interinali, contestano “la mancanza di diritti” e di una “contrattazione dignitosa” nella più grande azienda di commercio online del mondo.

“In questo stabilimento- spiega Antonio Scaini, segretario generale Fit Cisl Bergamo- abbiamo grossi problemi all’interno dei capannoni sugli orari di lavoro e i ritmi forsennati”. I problemi, “sono anche per i driver”, visto che, come sottolinea Scaini, “ci sono furgoni che consegnano fino a 200 pacchi al giorno” e molti di questi servizi “sono affidati a cooperative che non garantiscono tutele”. Nel sito di Casirate d’Adda, insiste il sindacalista, le criticità più ricorrenti “riguardano la conciliazione dei tempi casa-lavoro, soprattutto per la manodopera femminile” e l’impossibilità “di avere una rappresentanza sindacale interna che possa garantire, insieme all’azienda, gli orari e la turnistica dei lavoratori”. A fargli eco su questo tema, anche Francesco Corna, segretario generale della Cisl orobica: “All’interno dei propri stabilimenti- afferma- l’azienda fa di tutto per far sì che i sindacati non entrino e non possano tutelare le persone e i loro diritti fondamentali”. All’interno dei magazzini di Amazon, come conclude Corna, “le persone vengono trattate come oggetti” e “non si permette loro di organizzarsi”. In una nota congiunta poi, le sigle chiedono “con forza” che Amazon “riapra subito la trattativa col sindacato”, per migliorare le condizioni di lavoro: “È importante lo sviluppo, ma non basta- chiosano i sindacati- conta anche la qualità di come si lavora e noi registriamo ancora criticità su carichi, tempi ed eccessiva precarietà lavorativa. Senza risposte, le attività di mobilitazione non si fermeranno”.

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