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Creative Commons, Lawrence Lessig: “La tecnologia indebolisce la democrazia”

Il giurista staunitense, fondatore di Creative Commons, durante una lectio magistralis allaJohn Cabot University a dieci anni dalla pubblicazione dal suo 'Remix: Il futuro del Copyright (e delle nuove generazioni)'

Pubblicato:22-03-2019 11:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:16
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https://www.youtube.com/watch?v=-nxdUtnLTbI&t=4s

ROMA – “Oggi la tecnologia indebolisce la democrazia con l’obiettivo di rendere i ricchi ancora piu’ ricchi”: Lawrence Lessig, giurista staunitense fondatore di Creative Commons, parla cosi’ durante una lectio magistralis alla John Cabot University a dieci anni dalla pubblicazione dal suo ‘Remix: Il futuro del Copyright (e delle nuove generazioni)’. “Quando ho scritto ‘Remix’ un’intensa speranza ha ispirato l’idea del libro” dice Lessig: “Il mercato era contro di noi perche’ eravamo contro il mercato”.
Secondo Lessig, “inizialmente si credeva che internet avrebbe portato a restaurare l’idea della creativita’ amatoriale avviando una domanda e una risposta interna, per esprimere idee in tutto il mondo, connettendo persone di tutto il mondo”.

L’idea insomma era che ci si sarebbe “liberati” dalla pubblicita’, dal copyright e “dal dominio del commercio”. “Abbiamo celebrato l’idea che internet non avesse censori, che ci avrebbe liberato dalle ideologie oppressive – sottolinea Lessig – ma oggi nessuno riesce a fermare la diffusione delle false notizie che vengono usate anche politicamente per influenzare i comportamenti delle persone”.


Secondo l’autore di ‘Remix’, “il fatto che i social media non fossero all’interno del libro e’ la mancanza peggiore del libro”. “Ci siamo accorti che i dati degli utenti Google sarebbero stati utilizzati per predire le ricerche degli utenti e per vendere la pubblicita’” sottolinea Lessig: “Facebook, con i profili utenti personalizzati uno ad uno, possiede dati ancora piu’ dettagliati delle nostre preferenze e sono dati ancora piu’ appetibili per le aziende”.

Secondo il fondatore di Creative Commons, un’organizzazione senza fini di lucro nata a Mountain View per ampliare la gamma di opere disponibili alla condivisione e all’utilizzo pubblico in maniera legale, “l’obiettivo finale e’ utilizzare i dati per modellare i comportamenti della massa per questioni unicamente di guadagno”.
Durante la lectio, Lessig condanna l’intervento dell’Ue con la direttiva sul copyright approvata lo scorso anno e incita i giovani “a continuare a combattere”. “Abbiamo bisogno di intelligenza” dice, aggiungendo: “E’ necessario riconoscere le bugie che conducono oggi il gioco, altrimenti la nostra non sara’ una storia a lieto fine”.

Nel corso della lectio c’e’ spazio per un dibattito con il pubblico. “Ma c’e’ una soluzione a tutto questo?” ha chiesto uno studente della John Cabot. “Bisogna intanto – la risposta di Lessig – smettere di accettare le regole della privacy, pagine di regole che nessuno legge mai, e finirla di accettare una falsificazione della realta’”.

di Laura Ghiandoni

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