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Scommessa sul futuro con il servizio europeo di solidarietà

La tavola rotonda della Dire, introdotta dall'eurodeputata Costa

Pubblicato:22-03-2018 15:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:40
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ROMA – “In Italia la dispersione scolastica tra i 18 e i 24 anni riguarda ancora il 15% dei ragazzi. Permettere loro un’esperienza di volontariato all’estero puo’ risvegliare l’interesse per la formazione. Significa investire sul futuro”.
Lo dice Silvia Costa, eurodeputata Pd e coordinatrice del gruppo SeD in Commissione cultura, che stamani a Roma ha promosso l’incontro ‘Verso il nuovo Servizio europeo di solidarieta’ e volontariato (Esvs)’, in collaborazione con l’agenzia di stampa DIRE.
Il 13 marzo e’ stato compiuto un passo importante verso l’approvazione del nuovo Regolamento del Corpo europeo di solidarieta’, ora al vaglio della Consiglio europeo. Il dossier, a cui ha contribuito anche Brando Benifei della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali, prevede novita’ importanti: cambiare il nome del programma da Corpo europeo di solidarieta’ in Servizio europeo di solidarieta’, “per porlo anche in continuita’ con il Servizio volontario europeo, che nei prossimi anni andra’ proprio a sostituire”. Quindi, raggiungere entro il 2020 almeno 100mila giovani tra i 18 e 30 anni in attivita’ solidali negli ambiti piu’ vari: da quello sociale a quello della cultura o dell’istruzione. Quindi, uno stanziamento per il periodo 2018-2020 di 341,5 milioni, di cui 197,7 saranno attinti dal fondo Erasmus+. I restanti 143,8 milioni, chiarisce Costa, “abbiamo insistito che arrivino da fondi nuovi”.
Tra le altre novita’, quella di coinvolgere unicamente gli attori del no profit, perche’ “per favorire l’occupazione giovanile esistono altri strumenti” ribadisce l’eurodeputata. “Il compromesso trovato – continua l’eurodeputata – prevede di destinare solo il 5% dei fondi complessivi a tirocini e lavoro. I privati potranno partecipare in due modi: accordando un periodo di volontariato all’estero ai propri lavoratori e collaborando con un’organizzazione coinvolta nel programma”.
Il nuovo Regolamento del Corpo europeo di solidarieta’ chiede poi l’introduzione di una Carta dei diritti e dei doveri del volontariato europeo, affinche’, sottolinea Costa, “le associazioni impegnate nel sociale possano riconoscersi in una comunanza di valori”. In questo modo esisterebbe uno strumento “a garanzia di trasparenza e affidabilita’, proteggendo i giovani da eventuali abusi”.
Volontariato si’, ma anche formazione: l’eurodeputata ricorda la spinta data affinche’ il certificato Youth Pass sia impiegato per convalidare anche le esperienze Esvs: “E’ importante che si riconoscano le competenze acquisite dai ragazzi, permettendo loro di arricchire il proprio curriculum personale”.
“L’Europa, se vuole crescere, deve valorizzare i territori e la gioventu’. E la proposta di Costa mette al centro proprio gli under 30, attraverso esperienze di cittadinanza europea” aggiunge Giacomo D’Arrigo, direttore dell’Agenzia Nazionale per i Giovani.
“La dimensione europea – prosegue D’Arrigo – e’ quella naturale per almeno tre generazioni di giovani nati e cresciuti all’ombra dell’Unione. Conoscono i vantaggi della moneta unica, o di potersi muovere nell’Ue con il semplice documento d’identita’.
Un’esperienza Esvs non puo’ che arricchire questo senso di cittadinanza europea partecipata”. Un progetto, conclude il direttore dell’Agenzia, “che ci permettera’ di donare alla ‘comunita’ degli Stati’ una vera e propria ‘popolazione europea’”.

Secondo Pietro Barbieri, membro del Comitato economico e sociale europeo (Cesa), E’ tempo di superare il concetto di ‘generazione Erasmus’, troppo “elitario”, per raggiungere piu’ giovani possibile: solo cosi’ si potra’ avvicinare i giovani all’Europa, facendoli sentire davvero parte dell’Unione, ed evitando l’avanzata del populismo

Il sogno di un servizio civile europeo passa sicuramente attraverso l’esperienza quarantennale del Servizio civile italiano”, ricorda Primo Di Blasio, presidente Focsiv, tra le voci intervenute nel dibattito.


Quindi, la responsabile progetti per il Centro Astalli, Chiara Peri, evidenzia l’aiuto, ma soprattutto l’empatia, che arriva dai giovani di tutta Europa che partecipano all’accoglienza ai rifugiati, un tema fondamentale “per la riscoperta del senso del progetto europeo”

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