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Mare, risolto il ‘giallo’ dei dischetti di plastica nel Tirreno: sono filtri di un depuratore

Dalla settimana scorsa erano stati avvistati nelle coste del Tirreno, con picchi intorno all’Isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino ed Anzio

Pubblicato:22-03-2018 11:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:39

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ROMA – E’ stato finalmente risolto, “grazie all’intensa attività d’indagine delle strutture centrali e periferiche” del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, il mistero dell’inquinamento da dischetti di materiale plastico riversatisi in grande quantità sin dalla settimana scorsa in più tratti costieri del Mar Tirreno Centrale, con picchi preso l’Isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino ed Anzio. Si tratta – come già si sospettava – dei filtri fuoriusciti da un depuratore in prossimità della foce del Sele.

Una volta assodata la natura di “filtri a biomassa adesa” utilizzati per la depurazione delle acque reflue, gli accertamenti dei militari della Guardia Costiera, “svolti in maniera capillare sul territorio interessato dal fenomeno”, si sono orientati “verso la conferma della principale ipotesi investigativa, ovvero che tali materiali fossero stati rilasciati da impianti di trattamento dei reflui attraverso lo scarico diretto in mare o nei corsi d’acqua in esso sfocianti”.

Nel corso “dell’intensa attività ricognitiva” presso gli assi fluviali (Sele, Mingardo, Lambro, Irno, Tusciano, Volturno, Sarno, Carigliano) ricadenti nel territorio di giurisdizione delle Capitanerie di porto di Napoli, Salerno e Gaeta, spiega la Guardia Costiera – è stata accertata, nelle vicinanze di un impianto di depurazione collocato in prossimità della foce del Sele e sugli argini dello stesso fiume, una ingente concentrazione di filtri.


Dalle ulteriori verifiche svolte presso il depuratore sospetto, il personale della Guardia Costiera ha potuto accertare “l’avvenuta fuoriuscita dei filtri che, a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell’impianto, si sono riversati nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, dove per effetto delle correnti si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana”.

Mentre prosegue l’attività di accertamento sul sito in questione, le informazioni finora acquisite sono state comunicate alla competente Autorità Giudiziaria di Salerno che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno. “Determinante- segnala la Guardia costiera- è stata l’attività del personale del Nucleo speciale d’intervento (Nsi) della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino (Ram) cui il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha conferito espresso mandato al fine di fare luce sulla vicenda”.

GALLETTI: “CHI INQUINA NON PUO’ RESTARE IMPUNITO”

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha telefonato all’Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino per congratularsi per la rapidità con cui i suoi uomini sono riusciti a risolvere il mistero dell’inquinamento da dischetti di materiale plastico rinvenuti sin dalla scorsa settimana sulle coste del Mar Tirreno Centrale e sul litorale campano e laziale tra Fiumicino ed Anzio.

Quanto accaduto è intollerabile– dice Galletti-. Lo abbiamo affermato con grande forza sin dall’inizio del nostro mandato: chi inquina non può e non deve rimanere impunito. Danneggia il nostro mare, gli ecosistemi e la salute dei cittadini ovvero il capitale più importante che abbiamo”. Il ministro dell’Ambiente, che a poche ore dai primi ritrovamenti di dischetti in mare aveva dato incarico al Reparto Ambiente Marino (Ram) di coordinare le indagini, ha anche espresso tutta la sua soddisfazione per la professionalità dimostrata dall’Ammiraglio Pettorino nel dirigere le indagini dei tre reparti coinvolti: il Nucleo Speciale d’Intervento (Nsi), il Terzo Comando del Reparto Generale e appunto il Reparto Ambiente Marino, delle Guardia Costiera.

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