Al via a Roma il sesto summit nazionale delle diaspore

L'evento all'Auditorium Antonianum di Roma. Ndongbou(Cidci): "Il mondo ha bisogno di noi"

Pubblicato:22-02-2025 14:16
Ultimo aggiornamento:22-02-2025 18:20

SUMMIT DIASPORE
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ROMA – “Il mondo ha bisogno di noi, delle comunità straniere, perché possiamo portare un approccio globale, coinvolgendo paesi e continenti, per questo naturalmente sosteniamo il referendum di giugno sulla riforma della legge di cittadinanza: è ora che migliaia di giovani italiani siano riconosciuti come italiani anche dalla legge”. Con queste parole ha inizio, davanti alla platea che affolla l’Auditorium Antonianum di Roma, il sesto Summit nazionale delle Diaspore, un evento organizzato per chiamare a raccolta il mondo delle comunità straniere in Italia e le varie realtà che le sostengono. Ad aprire la ricca giornata di interventi è Bertrand Honore Mani Ndongbou, presidente del Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale (Cidci).

IL TEMA DELL’EDIZIONE 2025

Tema di questa edizione 2025 del Summit, partito nel 2017, ‘Il ruolo delle nuove generazioni nella cooperazione internazionale’. Da qui l’importanza, torna a ribadire il presidente di Cidci, di “fare e rafforzare la rete per sostenere il referendum di riforma della legge del 1992, i cui effetti li viviamo tutti sulla nostra pelle”. Il Coordinamento, continua Ndongbou, può contare su “9 reti di coordinamento regionale che includono circa 153 associazioni a livello locale”, che rappresentano migranti, cittadini con doppia nazionalità e giovani con background migratorio. Gli ultimi dati indicano che in Italia sono quasi 6 milioni gli stranieri, di cui cinque milioni e duecentomila quelli stabilmente residenti circa un milione e mezzo il nati e cresciuti in Italia che non sono però riconosciuti cittadini italiani. Un valore umano che si esprime anche in tante realtà associative. L’obiettivo quindi, assicura Mani Ndongbou, “è continuare a lavorare per coinvolgere sempre più realtà delle diaspore in tutte e venti le regioni d’Italia”.

Questo lavoro di creazione di una piattaforma di protagonismo e riconoscimento ha dato già i suoi frutti: “Il Cidci- ricorda il dirigente- è l’unica organizzazione citata nel documento di programmazione triennale delle attività di cooperazione allo sviluppo. Ora stiamo premendo sul governo per entrare nella cabina di regia del Piano Mattei per l’Africa, perché non è pensabile non coinvolgerci”. In conclusione, “dobbiamo fare sempre di più affinché i giovani con background migratorio trovino un luogo che sentano come casa e uno spazio in cui realizzare le proprie ambizioni. Noi dobbiamo valorizzare la loro visione della ‘cooperazione 4.0’, affinché possano collaborare con gli attori tradizionali della Cooperazione. È bello vedere seduti qui oggi tanti amici che ancora non collaborano con noi ma un giorno magari lo faranno. A loro dico: non dobbiamo avere paura di prenderci dei rischi per creare una comunità diasporica sempre piu ampia”.

DIODATI (DGCS): DIASPORE, CHE FONDAMENTALE ALLEATO

“Le diaspore sono una componente di fondamentale importanza per la Cooperazione allo sviluppo, per il contributo che danno all’Italia e per i contatti che hanno coi paesi d’origine e invito più associazioni della diaspora a farsi avanti e lavorare con noi”. Luigi Diodati, Capo Ufficio Vi della Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, intervenendo alla sesta edizione a Roma del Summit internazionale delle Diaspore dal titolo ‘Generazione globale: i giovani al centro della Cooperazione Internazionale’. Diodati evidenzia il valore delle diaspore italiane, che rappresentano continenti e paesi “importanti anche per questa fase storica. Penso al continente africano”. Nel continente a sud del Mediterraneo, ribadisce il responsabile, sono tanti i paesi prioritari per la Cooperazione italiana, come confermano “le missioni di sistema” che coinvolgono “il presidente della Dgcs, Stefano Gatti, insieme al Ministro degli Esteri e uno o piu altri ministri a seconda delle tematiche, e poi l’Agenzia della Cooperazione allo sviluppo (Aics), con Cassa depositi e prestiti e il settore privato: tutti quegli attori insomma, che possono andare incontro a bisogni e richieste che i paesi hanno manifestato su specifici settori. Non si impone nulla- chiarisce il dirigente- è una cooperazione paritaria e win win”.

Un esempio, il lavoro che da anni il Maeci porta avanti in partnership con il ministero dell’Istruzione “con Egitto, Tunisia e altri paesi africani per dare ai giovani possibilità di formazione, in contatto con le imprese italiane, per venire in Italia e poi eventualmente tornare in Africa e portare sviluppo e forza lavoro”.

HART (OIM): DAI MIGRANTI TANTE COMPETENZE

“Ci fa piacere aver accompagnato questo processo e oggi vedere che le diaspore e le nuove generazioni possano contare su un Coordinamento nazionale. Per noi questo è il risultato più importante perché permette di avvalersi di una piattaforma che acquisisce importanza crescente non solo rispetto ai migranti presenti in Italia ma anche delle skill, delle competenze, che i singoli individui apportano”. Così dichiara all’agenzia Dire Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). L’intervista si tiene a margine del sesto Summit nazionale delle Diaspore, che si svolge a Roma ed è promosso dal Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale (Cidci), il Cespi e l’Associazione di fondazioni e di Casse di risparmio (Acri), con l’Agenzia Dire come media partner.

Secondo Hart infatti, bisogna investire di più su queste realtà, rendendole anche beneficiarie di fondi per i progetti: “Le nuove generazioni- prosegue- portano idee innovative che modificano anche il modo in cui abbiamo lavorato finora. Migrazioni e rifugiati in Italia- evidenzia ancora il funzionario Oim- numericamente non rappresentano una emergenza, eppure sono poco impiegati nei nostri processi di sviluppo, sia in Italia che nei loro Paesi”. Un esempio di successo arriva dall’Afghanistan, “dove sono stato di recente”. Hart riferisce: “Ho incontrato un gruppo di accademici afghani che hanno studiato in Olanda, e sono tornati per prestare conoscenze e competenze nella gestione delle acque”, un ambito cruciale per questo Paese che “affronta tante difficoltà. Il valore aggiunto- conclude- è stato quello di fornire conoscenze specifiche sul territorio e la cultura, che ha permesso di aumentare l’impatto del loro servizio”.

L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto “Draft the Future! Towards a Diaspora Forum in Italy” finanziato dalla Cooperazione Italiana e implementato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e l’Associazione Le Réseau. L’evento è organizzato in collaborazione con il Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale (CIDCI), il Cespi, ACRI e con il media partner Agenzia DIRE.

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