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BOLOGNA – L’alternanza scuola-lavoro, dopo i tragici incidenti che nelle scorse settimane hanno causato la morte di due ragazzi in stage, è uno dei bersagli delle proteste studentesche anche a Bologna, dove alcuni istituti superiori sono stati occupati proprio negli ultimi giorni. “Da noi non ce n’è bisogno: la nostra è una realtà piccola, non crediamo che ci sarà un’occupazione”, raccontano alla ‘Dire’ Martina Cumuli e Giulia Parodi, due studentesse al quinto anno dell’Istituto Caduti della Direttissima di Castiglione dei Pepoli, indirizzo di grafica pubblicitaria. Martina e Giulia sono reduci da 15 giorni di tirocinio al Canale Emiliano Romagnolo per un progetto di alternanza scuola-lavoro in Acqua Campus (un polo all’avanguardia dedicato al trasferimento dell’innovazione alle imprese che operano in agricoltura) e l’unica cosa di cui si lamentano è che sia durato troppo poco. “Avevamo appena preso il ritmo ed era già tempo di tornare in classe”, allarga le braccia Giulia, che il prossimo anno vorrebbe iscriversi a Medicina.
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Le due studentesse sono così contente dell’esperienza, che hanno voluto raccontarla sulla pagine Facebook di Acqua Campus con un diario giornaliero delle attività svolte e un video finale. L’obiettivo è ribaltare una narrazione sugli stage in azienda in orario scolastico, bollati, nella migliore delle ipotesi, come tempo perso, nella peggiore, come sfruttamento del lavoro gratuito dei ragazzi. Nasce così “Visto da noi”, la campagna social di Martina e Giulia, che in due settimane hanno seguito il loro tutor in giro per l’Emilia-Romagna e in Piemonte per occuparsi della parte comunicativa e social degli incontri con gli agricoltori organizzati dal Canale Emiliano Romagnolo. Un percorso raccontato giorno per giorno sulla pagina Facebook di Acqua Campus.
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“Alla luce dei tristi episodi avvenuti di recente siamo qua per dire, nonostante tutto, di non voltare le spalle ad un’opportunità unica come lo stage. La scuola fornisce sicuramente delle ottime basi a livello teorico, ma non potrà mai sostituire l’esperienza che si può trarre all’interno di un ufficio. Lo stage è un modo per mettersi alla prova e capire quali sono le proprie potenzialità, scoprire i propri obiettivi e imparare a relazionarsi con persone nuove”, spiegano le due studentesse.
“Ai nostri coetanei diciamo: se vi viene offerta questa opportunità, coglietela”, è il messaggio di Martina e Giulia, in alternanza scuola-lavoro assieme ai loro compagni di classe, impegnati in stage in diverse aziende del territorio. “Siamo tutti contenti, nessuno si è lamentato”, assicurano le maturande, testimoniando il desiderio dei ragazzi di uscire dalle aule e mettersi alla prova nel mondo del lavoro, nel mondo degli adulti. A patto che i percorsi proposti siano all’altezza delle loro aspettative.
“Uno stage con la ‘S’ maiuscola si ha dal momento in cui le aziende che ti accolgono, cercano di insegnarti veramente qualcosa, di farti vivere l’sperienza con serenità dandoti la possibilità di osservare da vicino e in modo veritiero il mondo del lavoro. È questa la vera alternanza scuola-lavoro ed è questo di cui abbiamo bisogno noi studenti. Il nostro percorso è stato sereno e istruttivo: ci ha lasciato un bell’insegnamento e un ricordo più che piacevole”, assicurano Giulia e Martina, che hanno visto slittare a causa della pendemia al quinto anno l’alternanza scuola-lavoro, che di solito coinvolge i ragazzi di terza e quarta superiore per un mese. “Non ci hanno messo a fare cose inutili, ci hanno affidato compiti che servivano, dai quai poter imparare qualcosa. Due settimane sono volate, avremmo voluto durasse di più”, confessa Martina, che sogna un futuro da fotografa.
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