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Abruzzo, ultimo saluto agli escursionisti del Monte Velino: “Ci rivedremo”

Pubblicato:22-02-2021 19:37
Ultimo aggiornamento:22-02-2021 19:38

funerali_escursionisti_velino_Raffaele Castiglione Morelli
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PESCARA – “In primavera, lungo la valle Majellama si scioglieranno le nevi e spunteranno i fiori delle alture. Quando torneremo a salire sul Velino potremo e dovremo guardare quei fiori e portare al cuore i vostri occhi sorridenti. Quelli che abbiamo tante volte rivisto nei lunghi giorni dell’attesa. Valeria, Gianmarco, Gian Mauro e Tonino, ci rivedremo“. Lo ribadisce più volte quel “ci rivedremo” il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro, avvolto dal silenzio irreale della Cattedrale dei Marsi, dove attorno alle bare dei quattro escursionisti si è stretta nel dolore un’intera comunità. Ai familiari, monsignor Santoro non ha nascosto l’assurdità di un evento così tragico: un perché, dice il vescovo nella sua omelia, non lo troveremo. Non qui e non oggi.

“Una risposta tascabile- dice – non c’è. La fede è domanda e inquietudine del cuore. Ora siamo tutti avvolti da un velo che ci separa dalla verità nascosta. Ma quando e come annunciano le Scritture, ci sarà tolto il velo della conoscenza, vedremo Dio faccia a faccia e capiremo tutto. Il perché di queste morti e di tutto il dolore innocente che attraversa la Terra. Ma una verità esiste ed emerge dalla croce: sulla croce c’è il senso di tutto”. “Io sono la resurrezione e la vita e chi crede in me non morirà in eterno”, dice per due volte monsignor Santoro facendo di Valeria, Gian Mauro, Gianmarco e Tonino parte di quel disegno che non ci è dato comprendere, ma che deve spingerci ad essere tutti “costruttori di una terra e una società non opaca, ma concorde. Solidale. Dove la cura dell’altro è l’orizzonte di ognuno e di tutti”.

Nei loro sorrisi, nella loro vitalità piegata dall’urlo della montagna, l’esigenza di “non essere miopi” di lottare contro “tre atteggiamenti oscuri: il cinismo del pensiero, l’assenza del pensiero ideale e la nebbia del puntare il dito”, prosegue il vescovo di Avezzano forse anche per mettere a tacere quelli che, invece che messaggi di solidarietà, hanno riservato parole pesanti verso chi, sorpreso dalla crudeltà della natura, già giaceva inerme sotto la neve.


“Chiediamo a loro – ha quindi aggiunto – il dono dell’ascolto facendo tacere ogni rumore dentro di noi. Le loro anime ci parlano, parlano ai loro genitori e ai loro familiari. E parlano di gratitudine, tenerezza e amore. Cosa ci dicono? Di lasciarci avvolgere dal soffio dell’eternità perché loro sono nell’eternità”. È un grande atto di fede quello che il vescovo chiede a conoscenti e amici, ma anche un messaggio universale di fratellanza che va oltre l’aspetto puramente religioso. Il sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio, ha dichiarato il lutto cittadino e ha fatto trasmettere il funerale sulla pagina Facebook del Comune. Durante l’omelia ha rivolto il suo messaggio ai familiari chiedendo che il ricordo dei loro cari diventi seme “di futuro, speranza ed eternità. Vi siamo accanto perché i nomi di Valeria, Gian Mauro, Gianmarco e Tonino sono stati scritti indelebilmente nei nostri cuori, nella vita e nella storia della Marsica e dell’Abruzzo”.

Foto di Raffaele Castiglione Morelli

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