NEWS:

“Vaccinateci o sarà serrata”: ultimatum degli operatori funerari a Speranza

Gli addetti ai servizi funebri sono "obbligatoriamente a contatto con il virus, si stanno vaccinando gli avvocati e non noi", lamentano da Federcofit, Federazione comparto funerario italiano.

Pubblicato:22-02-2021 12:53
Ultimo aggiornamento:22-02-2021 12:53

funerale cimitero
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

MILANO – Subito “20/30 mila dosi per garantire la tutela degli addetti delle circa 6.000 imprese funebri” italiane. O sarà “serrata” di un servizio essenziale. L’ultimatum, in una lettera al ministro della sanità Roberto Speranza, arriva da Cristian Vergani, presidente Federcofit, Federazione comparto funerario italiano.

Vergani ricorda passate richieste a Speranza e al commissario all’emergenza Domenico Arcuri, senza risposta, nonostante pronunciamenti positivi di alcune Regioni italiane. “A poco valgono le sollecitazioni che nei vari Consigli Regionali le forze politiche di destra e di sinistra hanno rivolto ai loro presidenti se poi non si muove niente: non abbiamo bisogno di pronunciamenti per scaricare la propria coscienza, abbiamo bisogno di atti concreti capaci di far lavorare con la dovuta tranquillità e serenità i nostri addetti obbligati a trattare defunti morti per coronavirus e relazionarsi con le loro famiglie“.

Nella sola Bergamo, “su poche decine di attività funebri- ricordano gli operatori funerari a Speranza- il settore ha pagato il prezzo di oltre 4 decessi e numerosi casi di terapia intensiva nello svolgimento delle loro funzioni“. Il tutto, sottolinea il presidente Federcofit, “a causa di questo loro lavoro al pari degli eroici addetti sanitari”.


“Gentile Signor Ministro- conclude la lettera aperta Federcofit-, si stanno vaccinando gli avvocati e non si danno risposte alle richieste degli addetti del settore funebri obbligatoriamente a contatto con il virus, oltre che titolari di un servizio essenziale… Cosa dobbiamo fare per fare sentire la nostra voce e per avere la considerazione che ci siamo conquistati sul campo? Dobbiamo ‘serrare’ le nostre attività in segno di protesta contro questa colpevole disattenzione? Dobbiamo scendere in piazza con i nostri automezzi per significare il nostro motivato disagio e la nostra protesta. Nessuno si meravigli se anche le pompe funebri, in assenza di risposte specifiche, incroceranno le braccia e scenderanno in piazza“.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it