ROMA – Patrick Zaky resta in carcere: lo hanno stabilito i giudici della procura di Mansoura, nell’ambito della prima udienza del processo a carico del ricercatore e attivista egiziano che si è svolta stamani. Come riferiscono fonti alla Dire, la corte ha stabilito il prolungamento della detenzione cautelare di altri 15 giorni per “supplemento di indagini”.
La legge egiziana prevede il rinvio del carcere fino a un massimo di 200 giorni, per favorire il corretto svolgimento delle indagini. Ieri l’Egyptian initiative for personal rights, la ong per la quale Zaky collabora, in una nota ha denunciato l’infondatezza delle accuse a carico del giovane studente, la falsificazione del verbale di arresto e le violenze subite durante l’interrogatorio. Per questo aveva fatto appello alla chiusura delle indagini, al rilascio del giovane – anche dietro pagamento della cauzione – e all’apertura di due indagini separate per far luce sugli abusi subiti e le irregolarità nella stesura del verbale.
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Iscritto al master europeo ‘Gemma’ in studi di genere di Bologna, Zaky è rientrato in Egitto l’8 febbraio scorso per una pausa dagli studi. All’aeroporto del Cairo è scattato il mandato di cattura nei suoi confronti, di cui però l’imputato non era a conoscenza, per apologia del terrorismo, sedizione e atti sovversivi attraverso la diffusione di notizie false attraverso i social network.
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“E’ una decisione crudele, immotivata e contraria persino al codice di procedura penale egiziano. Non c’è alcun motivo per cui Patrick George Zaky debba rimanere in carcere durante le indagini: non ha alcun potere di manomettere le indagini o alterare le prove, ammesso che ce ne siano”. Così all’Agenzia Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, commenta la decisione dei giudici di rinnovare di altre due settimane la detenzione cautelare per il ricercatore Patrick Zaky, che stamani a Mansoura ha affrontato la prima udienza del processo.
“La famiglia di Patrick vive in un luogo noto e raggiungibile- prosegue Noury- quindi la decisione dei giudici dimostra che c’è una volontà di accanimento da parte della magistratura nei confronti di un attivista per i diritti umani, che ha sempre agito alla luce del sole, in maniera pacifica”. Continua il portavoce: “Purtroppo in questi giorni abbiamo visto come da parte dei media egiziani sia partita una campagna di delegittimazione nei confronti di Patrick. Il clima in cui si sta svolgendo questa vicenda giudiziaria è estremamente ostile. Non c’è nessuna garanzia di una procedura equa”.
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Amnesty International, annuncia Riccardo Noury, “avvierà una campagna di lungo periodo per tenere alta l’attenzione in vista delle prossime udienze. La politica, i media, i tanti cittadini che sono scesi in piazza a manifestare devo continuare a fare pressioni. Non dobbiamo crederci sconfitti”.
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