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Rapinatore ucciso, i genitori annunciano querela contro Salvini

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Pubblicato:22-02-2019 11:58
Ultimo aggiornamento:22-02-2019 11:58
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BARI – “Valuteranno le eventuali azioni e attività da compiere alla luce di quanto accaduto e tenuto conto delle affermazioni del leader della Lega e vice-premier, in occasione del pubblico comizio, seguito in diretta dai canali web e social”. Così i legali della famiglia di Giacomo Buonamico, il 23enne operaio barese ucciso il 5 giugno del 2010 da un colpo di arma da fuoco sparato da Enrico Balducci, allora gestore della stazione servizio “Tamoil” di Palo del Colle e ora segretario provinciale della Lega di Bari.

La querela nei confronti del vicepremier sarà presentata dagli avvocati della famiglia a causa delle frasi pronunciate dal ministro Salvini nel corso del comizio che ha tenuto a Bari, lo scorso 19 febbraio, per sostenere Fabio Romito, candidato leghista alle primarie del centrodestra indette per scegliere il candidato sindaco della coalizione in vista delle elezioni comunali di maggio.

Le frasi pronunciate dal palco, con accanto Balducci (condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per aver ucciso il 23enne), da Salvini sono state: “Il rapinatore nella prossima vita deve cambiare mestiere”, “In questa legge è previsto per i parenti del povero rapinatore rimborso zero” e “Sono affaracci tuoi se decidi di fare il rapinatore ti assumi i rischi del tuo vigliacco mestiere”.


“Non ne possiamo più di essere individuati come la famiglia del rapinatore e che si continui a parlare ignobilmente di nostro figlio”, dicono i genitori della vittima, Onofrio e Antonia Buonamico. E continuano: “Non c’è alcun rispetto nei confronti dei nostri sentimenti di pietà e dolore”.

Gli avvocati evidenziano che “l’unica certezza è che Giacomo non era un pregiudicato, non aveva alcun precedente penale, non è pertanto, mai stato condannato per il reato di rapina”. I genitori dell’operaio spiegano di aver dato mandato ai legali di sporgere querela perché “è stato infangato il nome di nostro figlio e disonorata la memoria di un defunto”.

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