Renzi: “Fermare i professionisti della paura, ci portano a deriva trumpiana”
22 febbraio 2018
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ROMA – Nel 2017 diminuiscono ancora i contratti a tempo indeterminato. L’incidenza sul totale delle assunzioni è del 23,2% contro il 42% del 2015. Lo rileva l’Inps nel rapporto dell’Osservatorio sul precariato.
Nel corso del 2017 è aumentato il turnover dei posti di lavoro grazie soprattutto alla forte crescita delle assunzioni (tra gennaio e dicembre 2017 in aumento del 18,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Sono aumentate anche le cessazioni ma ad un ritmo inferiore (+17%).
Alla crescita delle assunzioni il maggior contributo è stato dato dai contratti a tempo determinato (+27,3%) e dall’apprendistato (+21,7%); sono invece diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-7,8%), contrazione imputabile soprattutto alle assunzioni a part time.
Tra le assunzioni a tempo determinato appare significativo l’incremento dei contratti di somministrazione (+21,5%) e ancora di più quello dei contratti di lavoro a chiamata che, con riferimento sempre all’arco temporale gennaio-dicembre, sono passati da 199.000 (2016) a 438.000 (2017), con un incremento del 120%.
Questo significativo aumento – come, in parte, anche quello dei contratti di somministrazione e dei contratti a tempo determinato – può essere posto in relazione alla necessità per le imprese di ricorrere a strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher, cancellati dal legislatore a partire dalla metà dello scorso mese di marzo e sostituiti, da luglio e solo per le imprese con meno di 6 dipendenti, dai nuovi contratti di prestazione occasionale.
Questi andamenti hanno comportato una riduzione dell’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni: 23,2% nei dodici mesi del 2017 contro il 42% del 2015, quando era in vigore l’esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato.
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