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Istat: per l’industria anno da record, ma sull’istruzione l’Italia è maglia nera

Fatturato record per gli ultimi 10 anni, ma ricerca e istruzione dati preoccupanti

Pubblicato:22-02-2018 10:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:30
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A dicembre, per il fatturato dell’industria si rileva, per il terzo mese consecutivo, un incremento congiunturale (+2,5%). L’indice destagionalizzato raggiunge il livello più elevato (110,0) da ottobre 2008.

Nel quarto trimestre la crescita, rispetto al trimestre precedente, è pari al 2,9%. Lo segnala l’Istat.

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 18 contro i 20 di dicembre 2016) il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 7,2%, con incrementi del 7,3% sul mercato interno e del 7,1% su quello estero.


INDUSTRIA, FATTURATO +2,5% A DICEMBRE, +7,2% SU ANNO

A dicembre, per il fatturato dell’industria si rileva, per il terzo mese consecutivo, un incremento congiunturale (+2,5%). L’indice destagionalizzato raggiunge il livello più elevato (110,0) da ottobre 2008.

Nel quarto trimestre la crescita, rispetto al trimestre precedente, è pari al 2,9%. Lo segnala l’Istat.

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 18 contro i 20 di dicembre 2016) il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 7,2%, con incrementi del 7,3% sul mercato interno e del 7,1% su quello estero.

Gli ordinativi, a dicembre, mostrano un deciso incremento congiunturale (+6,5%); nel quarto trimestre l’aumento, rispetto al trimestre precedente, è del 3,6%.

Nella media del 2017 il fatturato, corretto per gli effetti di calendario, registra un incremento in valore del 5,1%. Per il solo comparto manifatturiero, la crescita del fatturato in volume è pari al 3,3%.

La crescita congiunturale del fatturato a dicembre è dovuta sia al mercato interno (+2,9%), sia a quello estero (+1,9%).

Anche gli ordinativi segnano incrementi per entrambi i mercati (+7,6% per il mercato interno e +5,1% per quello estero).

Gli indici destagionalizzati del fatturato mostrano incrementi congiunturali diffusi a tutti i raggruppamenti principali di industrie, ma più rilevanti per l’energia (+5,7%).
L’indice grezzo del fatturato aumenta, in termini tendenziali, dello 0,7%: il contributo più ampio a tale incremento viene dalla componente interna dell’energia.

Per il fatturato tutti i settori registrano incrementi tendenziali, quello maggiore del comparto manifatturiero si rileva nella fabbricazione di prodotti di elettronica ed ottica (+17,6%).

Nel confronto con il mese di dicembre 2016, l’indice grezzo degli ordinativi segna un aumento del 6,9%. Tutti i settori, ad eccezione della metallurgia (-0,8%), registrano incrementi; particolarmente significativi risultano quelli dell’elettronica (+22,6%) e delle apparecchiature elettriche (+21,4).

SCUOLA, ITALIA INDIETRO IN LIVELLI ISTRUZIONE, -16 PUNTI RISPETTO UE

L’Italia presenta un ritardo storico nei livelli d’istruzione rispetto ai paesi più avanzati. Nel 2016, la quota di persone tra i 25 e i 64 anni con almeno un titolo di studio secondario superiore ha raggiunto il 60,1%.

Nonostante un aumento di 8 punti rispetto al 2007, la quota resta inferiore di 16,8 punti percentuali rispetto alla media europea. Il ritardo italiano nell’istruzione è in larga misura, ma non esclusivamente, dovuto alla scarsa istruzione delle coorti più anziane (tra le persone di 25-34 anni il differenziale è di 9,5 punti).

I livelli di istruzione della popolazione adulta sono molto variabili sul territorio: in Sicilia e Puglia meno della metà dei residenti possiede almeno un diploma secondario superiore e solo il 13% un titolo terziario mentre nel Lazio, anche grazie alla maggior offerta di lavoro qualificato, queste percentuali salgono a 70 e 23%. E’ quanto si apprende dall’ultimo Rapporto Istat sulla scuola.

RICERCA, IN ITALIA SPESA AUMENTATA, MA ANCORA INFERIORE A UE

L’intensità della spesa in ricerca e sviluppo (R&S) in Italia, anche se aumentata durante la crisi, continua a essere inferiore a quella delle altre maggiori economie europee (nel 2015, 1,3% del Pil contro una media poco superiore al 2,0% per l’Ue), con eccezione della Spagna.

Il divario, che riguarda la spesa sia delle imprese sia dell’Università e dei centri di ricerca pubblici, si attenua se si considerano gli addetti (1,8% contro 2,0% medio nell’Ue) e l’output brevettuale. E’ quanto si apprende dall’ultimo Rapporto Istat sulla conoscenza.

Sempre secondo il rapporto, circa il 60% della spesa in R&S nazionale è concentrata in Lombardia, Lazio, Piemonte ed Emilia-Romagna. In rapporto al Pil, spicca la performance del Piemonte (2,2%), dove è molto rilevante l’attività di R&S delle imprese.

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