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Burundi, la visita di Ban Ki-Moon per cercare di porre fine alla crisi politico-militare che dura da 10 anni

In Burundi la guerra civile e' terminata da

Pubblicato:22-02-2016 14:39
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:01

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In Burundi la guerra civile e’ terminata da dieci anni, ma la ripresa delle violenze fa temere che il Paese scivoli di nuovo nel conflitto generalizzato. Ecco perche’ oggi il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon arrivera’ a Bujumbura, come riferiscono le fonti di stampa internazionali. Scopo della sua missione, cercare di porre fine alla crisi politico-militare che attanaglia da ormai 10 mesi il Paese dei grandi laghi, ossia da quando il presidente Pierre Nkurunziza ha annunciato la volonta’ di rinnovare il proprio mandato per la terza volta, a fine aprile scorso (sebbene la Costituzione limiti questa possibilita’ a due volte soltanto).

Ban oggi si incontrera’ col ministro degli Esteri Alain-Aime’ Nyamitwe e alcuni membri della politica – sia di governo, che qualcuno dell’opposizione ancora in patria – mentre l’appuntamento con Nkurunziza e’ fissato per domattina. Secondo fonti dell’Onu, il Segretario cerchera’ di usare tutto il suo peso per convincere il capo di Stato “ad accettare un dialogo inclusivo e senza condizioni”. Sul tavolo, oltre alla crisi politica legata al mandato, ci sono infatti le persecuzioni contro i partiti di opposizione, i cui membri per la maggior parte si trovano in esilio all’estero, l’ostinato rifuto alla missione di pace dell’Unione Africana, e infine la delicata questione dei diritti umani.


A causa delle “massicce violazioni dei diritti umani” in Burundi, “ci auguriamo che Ban Ki-Moon riesca a convincere il Presidente a accettare una vera inchiesta internazionale su tali accuse” ha dichiarato un diplomatico di stanza a Bujumbura, ripreso dalla stampa straniera. Il diplomatico ha inoltre aggiunto: “la comunita’ internazionale e’ soddisfatta dei piccoli gesti compiuti dalle autorita’ burundesi in vista di tale incontro”, riferendosi all’annullamento di alcuni mandati di arresto internazionali sollevati contro esponenti dl’opposizione fuggiti all’estero, alla riapertura di due emittenti radio private, e all’autorizzazione alla visita in Burundi di tre esperti dell’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu.

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