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Rete è diventata “grande”. Intervista al capogruppo Elena Tonnini

SAN MARINO - Dietro a “nuovi contenitori e vecchi

Pubblicato:22-02-2016 13:05
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:01

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san marino_elena-tonniniSAN MARINO – Dietro a “nuovi contenitori e vecchi schemi” può nascondersi un “finto rinnovamento”, mentre alla base di un futuro ragionamento politico per il Paese deve esserci un “progetto sistemico” che “abbia davvero il coraggio e le mani libere per attuare modifiche istituzionali ed economiche” a 360 gradi. Di questo progetto di sistema Rete si fa promotore, allargando per la prima volta il raggio di inclusione- perché no- all’interlocutore “naturale”, ovvero Civico 10, e agli indipendenti di minoranza, Luca Lazzari e Federico Pedini Amati. Protagonista del secondo appuntamento di Politicamente, curato da SMNA, è Elena Tonnini, capogruppo di Rete, che ci racconta come è cresciuto in pochi anni il movimento “meno politico” mai entrato in Consiglio grande e generale. Nella sua intervista sono affrontati anche gli ultimi temi che hanno tenuto banco a Palazzo Pubblico, rifiuti e sanità, partendo, ovviamente, dal cavallo di battaglia di Rete, la questione morale.

Rete è una delle forze politiche che più si è battuta per affrontare di “petto” la questione morale. Ora, con l’avvio dei processi giudiziari, dopo tre arresti di politici in vista, l’introduzione di prime normative anticorruzione, il rinnovamento forzato dei partiti tradizionali, è ancora una priorità per il Paese? Quali le iniziative immediate da intraprendere su questo fronte da parte della politica?

Certamente è una priorità: considerando la recente dichiarazione del segretario Arzilli alla pubblicazione del piano triennale regionale di prevenzione della corruzione dell’Emilia Romagna, è chiaro come il messaggio che il governo continua ad inviare, a mio avviso pericoloso, è quello che le pratiche legate alla corruzione, riciclaggio, clientelismo, fanno parte del passato e non esistono più. Minimizzare è controproducente perché non basta qualche arresto e nemmeno il lavoro della magistratura, preziosissimo, per dire che il sistema corruttivo descritto e collaudato per più 20 anni sia scomparso con un colpo di spugna. Tuttalpiù, si è in parte riadattato, trovando nuovi escamotage alle norme. Ci è bastato l’esempio recente del gioielliere in città che spiegava come eludere la voluntary disclosure per capire che fare una norma non significa eliminare una prassi, semmai, serve a riconoscerla come reato.
Minimizzare significa abbassare la guardia sulle prassi che ancora sono palesemente esistenti (si pensi alle stabilizzazioni come metodo di consenso politico). Rete presto discuterà in aula un pacchetto di proposte per mettere fine al senso di impunità per chi compie reati contro lo Stato, particolarmente odiosi perché ricadono sulla collettività, ad esempio facendo partire la prescrizione dal momento in cui il reato viene scoperto e non da quando viene commesso. Abbiamo anche chiesto di affrontare una volta per tutte la questione dei conflitti di interesse da parte dei membri del Consiglio Grande e Generale, perché ci pare paradossale che da una parte si difendano gli interessi dello Stato, dall’altra le persone accusate di aver commesso reati contro lo stesso. Rete ha inoltre ragionato su alcune azioni simboliche che coinvolgano la popolazione e creino consapevolezza sull’importante ruolo dei singoli: se la magistratura si occupa dei reati, i cittadini hanno un compito fondamentale nel riconoscere le prassi ancora esistenti- voto di scambio, clientelismo, corruzione- come dannosi per la collettività e quindi da denunciare.


Nel Consiglio Grande e Generale di febbraio si è parlato, tra l’altro, del problema rifiuti a San Marino. Di chi è la responsabilità dell’arretratezza del Titano, sul fronte della raccolta differenziata, rispetto i territori vicini? E’ politica o amministrativa?

Innanzitutto San Marino non può più credere che il solo fatto di portare fuori dai confini i nostri rifiuti significhi che possiamo permetterci di disinteressarci alla loro gestione. Primo perché se l’Italia si rifiutasse di ricevere i nostri rifiuti si creerebbe una situazione di emergenza (è quello che di fatto è successo poso tempo fa, quando i rifiuti sono stati accumulati per mesi sul piazzale a San Giovanni). Secondo perché non tutto può essere delegato agli altri: i costi di gestione, trasporto, smaltimento dei rifiuti ricadono sulla collettività in 2 modi. Uno più diretto (bollette) uno indiretto (gli oltre due milioni di euro che ogni anno spendiamo per lo smaltimento fuori). Per questo occorre fare in modo che San Marino diventi sempre più autonoma. San Marino, dopo anni di spinte di associazioni e gruppi civici, alla fine ha fatto questa scelta: produrre meno rifiuti- strategia Rifiuti Zero- e gestire il rimanente con la raccolta differenziata, come una risorsa e non un costo, riusando il materiale differenziato oppure rivendendolo. Quando si cambia un sistema ovviamente ci sono dei costi iniziali, che nel breve periodo devono però tradursi invece in risparmio. Altrimenti vuol dire che non si sta gestendo bene il cambiamento.
Se una scelta viene fatta occorre attuarla pienamente, su tutto il territorio, pianificando ogni dettaglio, per raggiungere risultati reali in breve tempo, evitando moltiplicazioni inutili di costi, altrimenti si prendono in giro i cittadini. Quello che si sta facendo è l’esatto contrario: il porta a porta è rimasto uno slogan sia per il governo – che ha ben pensato di vendere questo slogan all’Expo di Milano, salvo poi tradurlo su territorio- sia per i vertici dell’Azienda di Stato che, anziché attuare le direttive, fa di tutto per moltiplicare operazioni e costi. Chi vede nei rifiuti un business non potrà mai lavorare per ridurne la quantità, per questo occorre che la gestione rimanga per il possibile in mano pubblica e solo dove davvero serve coinvolgendo cooperative e privati, ma con regole chiare e trasparenti. Al contrario l’AASS si distingue per opacità, mancanza di programmazione e spese incontrollate.
Dove il porta a porta ha funzionato è perché lo si è attuato subito su tutto il territorio, con tariffa puntuale in bolletta e con accordi per rivendere il materiale. A San Marino è partito da anni, ma solo in poche zone e ognuna con le proprie regole, la nostra bolletta è legata ancora ai consumi elettrici e a rivendere i materiali ci pensano i privati perché i Segretari non hanno ancora promosso accordi con i consorzi.
Non è il porta a porta a non funzionare (anche perché non viene fatto): è la gestione di una politica che subisce l’approccio fallimentare del dirigente dell’Azienda, che per tutta risposta è stato pure rinnovato nel suo incarico!
Per questo, grazie all’inefficienza di dirigente AASS e dei Segretari di Stato, ci troviamo a spendere più di prima e senza risultati, e a dipendere dall’Italia come e più di prima, perché bruciando i rifiuti a Coriano, oltre al danno economico si aggiunge anche quello della salute dal momento che non esistono muri che impediscano al particolato dannoso (che Medici per l’Ambiente definisce una delle maggiori cause di alcuni tumori) di raggiungere i nostri confini.

Altro settore che è sotto osservazione di Rete è la sanità: il prossimo 7 marzo ci sarà una commissione straordinaria con l’udienza dei vertici Iss e il collegio dei sindaci revisori. Lei che sarà presente in quella commissione di cosa chiederà conto alla dirigenza dell’istituto?

Da molto tempo Rete ha sottoposto all’attenzione sia pubblica che dell’aula i vari problemi della sanità, a partire dalla mancanza di pianificazione da parte del segretario Mussoni e di una gestione affatto trasparente dei suoi vertici.
Finché si continueranno a fare nomine di direttori su indicazione, piuttosto che attraverso un bando di concorso pubblico e sulla base di una programmazione che ci dica dove deve andare l’ospedale, e che delinei quindi un profilo adatto per tramutare in azioni l’indirizzo politico scelto, l’ISS continuerà ad essere ambiente di discrezionalità e di scontro politico. Allo stesso modo il lavoro del Comitato Esecutivo continuerà a tradursi in un buco nero nell’ISS, un organismo non trasparente in cui i 3 direttori del Comitato Esecutivo fanno e disfano in segretezza.
Questo approccio ha fatto in modo che l’ospedale sia stato troppo spesso utilizzato come un bacino per posizionare i propri accoliti piuttosto che per erogare servizi di qualità ai cittadini (pensiamo al personale politico in esubero nella segreteria, o agli accoliti e amministrativi da Ravenna e da fuori san marino e vicini all’attuale direzione, alle consulenze ed i posti ad hoc creati appositamente anche dove non necessario).
La discrezionalità è dannosa anche per medici e dipendenti: mantenere convenzioni ad hoc da una parte e contratti temporanei dall’altra serve o a tenere in ostaggio i professionisti, in modo che chi non sta alle regole vede messo a rischio il rinnovo del proprio contratto temporaneo, a volte addirittura mensile, oppure dall’altra parte a creare per alcuni condizioni privilegiate a parità di competenze e di mansioni. Non viene premiata la competenza, il merito e la capacità, ma l’accondiscendenza, la vicinanza politica, la spartizione calcolata e premeditata dei ruoli. Queste lotte intestine creano disagi ai cittadini, si ripercuotono sui servizi e questo clima tiene in ostaggio un intero ospedale. Esiste il modo e si può ripartire da domani: pianificazione, formazione continua, concorsi pubblici. Tutte cose che RETE chiede da tempo.
Vedremo anche in Commissione 4 se si vorrà liberare finalmente l’ISS e i suoi dipendenti dal ruolo di ostaggio in cui sono stati sinora destinati, oppure ripercuotere le lotte intestine di una maggioranza divisa e instabile su ciò che più interessa alla loro politica: le nomine e la loro spartizione.

Con Rete sono nati i movimenti civici sul Titano. Dopo quattro anni, se si dovesse fare il bilancio dell’attività del movimento, che voto vi dareste? Cosa è cambiato dal 2012 ad oggi nel panorama politico sammarinese? E ora, come diventare più grandi?

Al di là di votazioni che non ci interessano e in ogni caso risulterebbero poco credibili, crediamo fondamentale tener fede al mandato che ci è stato dato, creando occasioni di confronto, approfondimento utili a rendere partecipe la cittadinanza alla vita e alle scelte della politica.
È vero: nel novembre 2012 qualcosa in politica è cambiato. Due movimenti civici, che allora non riuscirono ad unirsi per vari motivi, sono nati con un mandato preciso. Rete come lista singola, Civico 10 in coalizione con Sinistra Unita. Il mandato era quello di rinnovare il modo di fare politica, coinvolgendo il più possibile la popolazione e facendosi portavoce della stessa in aula, senza scendere a compromessi con chi non ha il coraggio di prendere distanza dalle scelte scellerate dei partiti tradizionali.
Crediamo che in questi anni alcune lotte portate avanti insieme, tra cui i referendum sulla libera professione e Fondiss, abbiano fatto nascere nella popolazione ed anche in Rete la speranza di veder uniti gli unici gruppi che possono farsi portavoce di un vero cambiamento e di un nuovo approccio alla politica. Per questo Rete ha portato avanti una serie di iniziative che hanno cercato di coinvolgere il suo naturale interlocutore, collaborando anche con il suo alleato di coalizione: Sinistra Unita. Contemporaneamente, collaborando in aula con gli indipendenti Luca Lazzari e Federico Pedini Amati che hanno dimostrato con le azioni e non solo a parole di voler promuovere quel cambiamento necessario nell’aula.
A nostro avviso queste sono le uniche basi su cui poter ragionare non tanto sui calcoli numerici, laddove comprendiamo comunque i limiti di una legge elettorale che impone di coalizzarsi per poter contare davvero, ma senza sacrificare per un vero progetto di sistema che deve essere necessariamente la base di qualsiasi ragionamento politico.
Il paese sta affrontando una delle fasi più critiche della sua storia che crediamo non essere giunta al termine ma che confidiamo possa essere affrontata solamente con un progetto sistemico che abbia davvero il coraggio e le mani libere per attuare modifiche istituzionali ed economiche di tipo sistemico, con lungimiranza ma anche con una precisa pianificazione.
Ovviamente perseguiamo questo percorso, che crediamo l’unico credibile per risollevare davvero il nostro paese. Al contrario non ci interessa illudere le persone con nuovi contenitori e vecchi schemi che rischiano solo di prestarsi come occasione di un finto rinnovamento per i fuoriusciti dell’ultimo minuto o per coloro che fino a ieri sedevano accondiscendenti a fianco di “potenti” oggi in galera o indagati.

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