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Trattato per proibizione armi nucleari entra in vigore, “87% italiani vuole disarmo”

Una percentuale cresciuta del 17 per cento rispetto al 2019. A rendere noto il sondaggio - condotto da YouGov su un campione di oltre 1.000 persone nel novembre 2020 - e' la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican) di cui in Italia fanno parte Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo

Pubblicato:22-01-2021 14:46
Ultimo aggiornamento:22-01-2021 14:47

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ROMA – L’87 per cento degli italiani vuole che il governo smantelli le testate atomiche nel nostro Paese e aderisca al Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw), che entra in vigore quest’oggi. Una percentuale cresciuta del 17 per cento rispetto al 2019. A rendere noto il sondaggio – condotto da YouGov su un campione di oltre 1.000 persone nel novembre 2020 – è la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican) di cui in Italia fanno parte Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo. “Il Trattato Tpnw che da oggi è legge- informa la nota- proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare armi nucleari, o anche permettere che armi nucleari siano posizionate sul proprio territorio“. L’Italia è tra i Paesi che però hanno rifiutato di siglarlo, e stando ancora alla rivelazione statistica di YouGov, solo il 5 per cento degli italiani è d’accordo con questa decisione. “Anche dopo esser stati informati delle forti pressioni da parte di alcuni alleati Nato contro il Tpnw- si legge ancora-, il 76 per cento degli intervistati ha confermato di volere un Governo che mostri una leadership positiva diventando uno dei prossimi aderenti”.

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Inoltre, l’analisi di YouGov ha rivelato che “la maggioranza degli italiani intervistati (il 56 per cento) non sapeva o non era sicura della presenza di armi nucleari statunitensi sul proprio territorio e che l’Italia potrebbe eventualmente partecipare ad un attacco nucleare deciso da Stati Uniti e Nato. Nonostante questo, una volta informato della presenza come parte della missione di ‘Nuclear Sharing’ della Nato, un rimarchevole 74 per cento (+14 per cento rispetto al 2019) vuole che le armi nucleari statunitensi vengano rimosse. Solo il 16 per cento degli intervistati sostiene l’acquisto da parte dell’Italia degli F-35 come cacciabombardieri da combattimento in grado di svolgere una missione nucleare”. Agli intervistati e’ stata chiesta un’indicazione della propria area politica. “il sostegno all’adesione al Tpnw- fanno sapere l’Ican e i partner- è risultato superiore all’80 per cento per tutti i partiti e addirittura oltre il 90 per cento per alcuni di essi”. Sondaggi simili sono stati condotti in Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Islanda e Spagna con dimostrazione di sostegno al Tpnw vicino o superiore all’80 per cento. La campagna per il disarmo ricorda che “la Nato ha un impegno dichiarato a sostenere il disarmo nucleare, ma si è opposta ad ogni passo per giungere al Trattato Tpwn e recentemente ha rinnovato il suo impegno a rimanere un’alleanza nucleare. Gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito stanno attualmente spendendo migliaia di miliardi di dollari per sviluppare nuove armi nucleari destinate a durare per decenni, alcune delle quali (le B61-12) verranno anche dispiegate nelle basi italiane di Aviano e Ghedi”, in Friuli-Venezia Giulia e Lombardia.


VIGNARCA (RETE PACE): “VIVA IL TRATTATO, ARMI FUORILEGGE

 “Per la prima volta, i governi avranno a disposizione uno strumento legale efficace per realizzare il disarmo nucleare nei propri Paesi. Un passo storico che non sarebbe stato possibile senza l’impegno dei cosiddetti ‘Paesi in via di sviluppo’ o ‘marginali’, tra cui proprio quelli che hanno subito negli anni i test nucleari sul proprio territorio – come le Isole Fiji, le Isole Marshall, Nauru, ma anche Kazakistan o Algeria – e che ora dicono basta”. Così Francesco Vignarca, coordinatore campagne per la Rete italiana pace e disarmo, commenta per l’agenzia Dire l’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw).
L’accordo è nato da un’azione della società civile guidata dalla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican), che nel 2017 si è aggiudicata il Premio Nobel per la pace, della quale Rete pace e disarmo è partner. Le Nazioni Unite si sono fatte promotrici del documento, sottoscritto finora da 86 Paesi e ratificato da 51. A differenza dei trattati precedenti, spiega Vignarca, “il Tpnw non solo blocca la proliferazione delle armi atomiche, ma proibisce anche il possesso, lo sviluppo, i test, il trasporto nonche’ la minaccia di usare questo tipo di arma”. Per l’esperto, è indicativo che la Chiesa cattolica “abbia modificato la dottrina, chiarendo che possedere l’atomica costituisce peccato quanto impiegarla”.

Altra novità rispetto al passato, continua Vignarca, è la priorità attribuita alla vita umana. “È stato riconosciuto che l’arma atomica non solo uccide ma annienta intere città,come hanno dimostrato i casi di Hiroshima e Nagasaki” sottolinea il coordinatore. “I Paesi che vogliono proporsi come un faro di civilta’ non possono fondare il loro sistema di sicurezza su un’arma che attua il genocidio. Altrimenti tra noi e i gruppi armati come l’Isis non c’è più differenza”. Secondo Vignarca, a dimostrare l’efficacia del Trattato Onu c’è il fatto che nei 90 giorni che hanno preceduto l’entrata in vigore, “il presidente Donald Trump abbia fatto pressione sugli Stati aderenti affinché ritirassero la firma” e che anche la Nato abbia “sollecitato i Paesi a non siglarlo”. I Paesi infatti, se lo vorranno, potranno smantellare le proprie testate atomiche: un problema in particolare per Washington, che ne possiede svariate in basi militari in Europa e nel mondo. Anche gli apparati bellici dell’Alleanza atlantica potrebbero subire variazioni. “E infatti l’Italia ha deciso di non firmare” continua Vignarca, pensando alle testate americane nelle basi di Aviano e Ghedi (rispettivamente in Friuli Venezia Giulia e in Lombardia); un rifiuto, questo, che per coloro che vogliono un mondo senza atomica “è una delusione”.

LA CAMPAGNA ITALIA RIPENSACI

La Rete ha lanciato la campagna ‘Italia ripensaci’. “All’attuale governo – spiega il coordinatore – chiediamo di resistere alle pressioni esterne insieme a quei Paesi che si trovano nella nostra stessa situazione, come Germania e Belgio”. Un passo difficile, secondo Vignarca, ma che può essere preceduto intanto da “quel capitolo del Trattato che prevede piani per sostenere le vittime delle armi nucleari, come ad esempio i tanti bambini che ancora vengono alla luce con malformazioni e problemi di salute nei Paesi in cui sono stati eseguiti dei test”. L’ultimo appello riguarda la prima riunione del Tpnw, nel gennaio 2022: “L’Italia dovrebbe partecipare almeno come osservatore”.

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