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Zero casi di Covid, l’arcipelago Tonga è come in una bolla

Intervista a Fekitamoeloa Utoikamanu, l'Alta rappresentante delle Nazioni Unite per i Paesi meno sviluppati, i Paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo

Pubblicato:22-01-2021 12:39
Ultimo aggiornamento:22-01-2021 15:24

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ROMA –  Il Covid-19 e una pandemia, dunque un problema davvero globale. Che colpisce anche chi, numeri alla mano, all’altro capo del mondo, non starebbe vivendo l’emergenza sanitaria. Lo conferma la vicenda di Tonga, regno polinesiano di 173 isolette nel mezzo dell’Oceano Pacifico. “È uno dei pochi Paesi al mondo dove non è stato registrato neanche un caso del nuovo coronavirus” spiega all’agenzia Dire una dei suoi 103.000 cittadini, Fekitamoeloa Utoikamanu. Non un’abitante qualunque, per la verità, bensi’ l’Alta rappresentante delle Nazioni Unite per i Paesi meno sviluppati, i Paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo. “L’anno scorso Tonga ha chiuso subito i confini e non ha permesso i viaggi in alcun modo” dice Utoikamanu, una vita tra incarichi accademici e diplomazia, ora in videocollegamento dal suo ufficio all’Onu a New York. Secondo l’Alta rappresentante, però “l’esser riusciti a tenere il Covid-19 fuori dal territorio nazionale ha avuto un costo elevato per gli abitanti”. Utoikamanu sottolinea che “il turismo era fondamentale per l’economia ed è crollato“, un problema che ha colpito peraltro anche altri Stati del Pacifico scampati al Covid-19, come Kiribati, Nauru o le Fiji, un altro arcipelago dove il Pil è sceso del 20 per cento. Come se non bastasse, da ormai quasi un anno migliaia di tongani restano dispersi nel mondo senza poter rientrare in patria. “Sono cominciate piccole operazioni dalla Nuova Zelanda ma i numeri sono davvero limitati” dice Utoikamanu: “Parliamo di poche centinaia”. I prossimi rientri sono previsti a marzo. “I voli prevedono scali alle Fiji o in Nuova Zelanda e questo aggiunge complicazioni ulteriori, senza contare poi gli obblighi di quarantena” spiega Utoikamanu. “Il mio Paese ha pochi medici e pochissime strutture sanitarie: da quasi un anno è come un’isola tenuta in una bolla”.

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