
ROMA – Le polemiche, compatte e da più direzioni, hanno sommerso la frase pronunciata da Alan Friedman sulla tv di Stato che ha dato dell’escort all’ex first lady Melania Trump. Perché, ed è questa la notizia di difficile digestione, il sessismo e la violenza verbale non sono appannaggio di aree politiche e non fanno eccezione i sedicenti progressisti come il noto giornalista, conduttore e opinionista. Associazioni, partiti politici, la Commissione d’inchiesta sul femminicidio, donne di primo piano in politica, dalla Meloni alla Raggi, tutti hanno espresso indignazione e una ferma condanna. Ma la rete ammiraglia? Perché le scuse ex post di Friedman non sembrano sufficienti a mettere la toppa su un’offesa così pesante, andata in onda in diretta, durante la seguitissima trasmissione Unomattina.
È facile giocare all’offesa con un personaggio come Trump, oscurato dai grandi motori social, così come è facile, ed è pratica collaudata ad ogni livello e in ogni ambito, colpire una donna sexy e molto attraente come Melania, sua moglie. Nessuno stupore quindi che il disappunto d’opinione diventi, su una bellezza di quella portata, il campionario storico di accuse che vanno dalla seduzione a pagamento, alla prostituzione conclamata. Accade negli ambiti di lavoro, nei contesti sociali, accade soprattutto alle donne che ce la fanno. E non sono solo gli uomini a giocare al massacro, anzi. Ma se questo succede con poche conseguenze sulla tv di Stato e nessuna testa salta, vuol dire che il patinato restyling linguistico del ‘tutte e tutti, deputate e deputati, studenti e studentesse’ è appunto null’altro che un patinato e inutile escamotage per far apparire giusti tutti quei ‘radical’ che restano i peggiori di sempre.
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