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VIDEO | Africa, Baire (Hactu): “Sindacati uniti in prima fila per la pace”

L'alleanza di sindacati Horn of Africa Confederation of Trade Unions (Hactu) lavora per difendere i diritti dei lavoratori in una fase complicata, tra investimenti e lavoro che cambia

Pubblicato:22-01-2020 07:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:53

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ROMA – Nel Corno d’Africa c’è una nuova alleanza regionale di sindacati chiamata a un impegno decisivo, sia sul piano dei diritti dei lavoratori che su quello della pace, di fronte al moltiplicarsi di investimenti stranieri: così all’agenzia Dire Tekeste Baire, eritreo, presidente della Horn of Africa Confederation of Trade Unions (Hactu). “E’ stata fondata nell’ottobre 2018 a partire da otto organizzazioni con sedi in Etiopia, Eritrea e Somalia ma anche a Gibuti o in Sud Sudan” spiega il dirigente, ospite a Roma per un convegno nella sede della Cgil.

“L’impegno è difendere meglio i diritti dei lavoratori dando loro la speranza di uscire da crisi ricorrenti, in una fase segnata dal moltiplicarsi degli investimenti, anche delle multinazionali, con la natura stessa dell’occupazione che è destinata a cambiare”. Nell’intervista si fa riferimento alle opportunità favorite dall’accordo di “riconciliazione” firmato nel 2018 dai governi di Addis Abeba e Asmara. Baire cita due progetti di investimento in Eritrea: nelle miniere di potassio della regione della Dancalia, per un valore di circa 250 milioni di dollari, e nelle infrastrutture del porto di Assab, scalo sul Mar Rosso di importanza strategica anche per l’Etiopia, il secondo Paese più popoloso d’Africa. A questi sviluppi si ricollega il sindacalista evidenziando il rilievo dei progetti promossi in Eritrea dalla Cgil.

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“La nostra – dice Baire – è una nazione nuova, che ha meno di 30 anni e un sindacato molto giovane che deve fare molto cammino e ha bisogno dell’esperienza e della solidarietà dei sindacati italiani”. Hactu e la sua componente di Asmara, la National Confederation of Eritrean Workers, sono parte della rete dell’International Trade Union Confederation. Secondo Baire, con la Cgil si sta sviluppando un’alleanza fondata sulla “formazione dei formatori”, un nodo chiave in Eritrea in un’ottica di trasmissione di competenze e professionalità.

“Grazie all’accordo di ‘riconciliazione’ con l’Etiopia – dice il presidente di Hactu – a ottobre è partito un nuovo progetto imperniato su centri specializzati ad Asmara e a Massaua”. Con la Dire ne parla anche Salvatore Marra, dell’area politiche europee e internazionali della Cgil. “Bisogna far sì – sottolinea il responsabile – che anche grazie all’impegno della Cooperazione italiana il mondo del lavoro si faccia trovare preparato”.

CAMUSSO: CGIL STA CON SINDACATI LIBERI, ANCHE IN ERITREA

Sostenere i processi democratici, con la libertà e l’indipendenza dei sindacati, è un compito decisivo per la pace: così all’agenzia Dire Susanna Camusso, responsabile della Cgil per le Politiche europee e internazionali, ospite di un convegno dedicato al Corno d’Africa. Il riferimento nell’intervista è anzitutto alle conseguenze dell’accordo di riconciliazione siglato da Etiopia ed Eritrea nel 2018 dopo circa 20 anni di guerra e tensioni.

“Come movimento sindacale – sottolinea la dirigente – abbiamo provato ad accompagnare il processo di pace anche ricordandoci delle responsabilità coloniali del nostro Paese, con la consapevolezza della necessità di aprire pagine differenti e nuove”. Secondo Camusso, nella regione del Corno d’Africa un passaggio rilevante sarà costituito anche dalle elezioni in Somalia, in programma a fine anno. Centrali sempre i temi dell’occupazione e dei diritti sociali, al centro di un’alleanza tra la Cgil e le realtà della nuova Confederazione dei sindacati del Corno d’Africa (Hactu).

“Il lavoro – evidenzia Camusso – deve essere dignitoso, cioé rispettato, regolare e retribuito, parole tutte difficili in quel contesto dove i salari sono molti bassi e la competizione si fa sulla riduzione dei salari”. La dirigente evidenzia il nesso tra condizioni d’impiego, qualità della vita e ripudio di ogni forma di violenza. E lo rilancia presentando nuovi progetti della Cgil al fianco di Hactu e della sua componente di Asmara, la Confederazione nazionale dei lavoratori eritrei (Ncew), avviati nonostante un contesto politico segnato da alcune criticità.

“Ci sono Paesi dove l’esistenza del sindacato non è nemmeno riconosciuta e dove non si possono neanche immaginare forme di cooperazione – sottolinea Camusso – e poi ci sono Paesi come l’Eritrea, dove c’è un regime quantomeno autoritario che però non impedisce spazi di vita democratica come quella del sindacato”. La tesi è che ad Asmara, nella prospettiva del lavoro e dei diritti, ci sia un’opportunità da cogliere. “Crediamo – ancora Camusso – che sia necessario accompagnare il sindacato per farlo crescere libero e indipendente”.

DEL RE: CRESCE CLASSE MEDIA, ITALIA INVESTA IN SVILUPPO

“Vogliamo ribadire con tutte le forze la centralità nella nostra politica del Corno d’Africa, una regione sulla quale dobbiamo investire per lo sviluppo del continente intero”: così oggi Emanuela Del Re, viceministro degli Esteri e della cooperazione internazionale, nel corso di un convegno a Roma ospitato dalla Cgil. Secondo Del Re, questo approccio si riflette in una “vicinanza” e in un “ruolo fruttuoso” del nostro Paese che è riconosciuto in tutta l’area, in Etiopia, in Eritrea e in Somalia. Riscontro, questo, che sarebbe da ricollegare al fatto che l’Italia non ha “un’agenda nascosta” ma al contrario priorità “trasparenti e finalizzate a obiettivi chiari”. Nel suo intervento Del Re ha sottolineato l’importanza dello strumento della cooperazione, citando un aumento degli stanziamenti per l’Etiopia, passati dai 125 milioni dell’ultimo triennio ai 140 del 2020-2022, e la prossima attivazione di una rappresentanza dell’agenzia nazionale Aics in Eritrea. Centrale sempre la prospettiva dell’occupazione e del lavoro dignitoso, indicato come chiave per sostenere “una gioventù spesso sofferente”. “Bisogna rendersi conto – ha detto Del Re – che chi acquisisce competenze sul piano professionale in fabbrica può andare a ingrossare le file di una classe media emergente”. Il viceministro ha parlato di sfide della sicurezza, definendo “a volte sconfortanti” i problemi della Somalia ma ha evidenziato anche gli elementi di “speranza” e “l’opportunità storica” costituita dall’accordo di pace siglato da Etiopia ed Eritrea nel 2018. Secondo Del Re, “il Premio Nobel dato al primo ministro Abiy Ahmed è stato dato per i suoi meriti personali ma anche perché rappresenta una nuova leadership africana, giovane, dinamica, cosmopolita e preparata che vuole il progresso sociale”.

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