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Scuola, Anbi: “Introdurre educazione civica del territorio nei programmi”

ROMA -“Dobbiamo essere coscienti che viviamo in un ambiente gestito grazie alla costante opera dell’uomo; basti pensare che senza l’azione

Pubblicato:22-01-2019 11:02
Ultimo aggiornamento:22-01-2019 11:02
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ROMA -“Dobbiamo essere coscienti che viviamo in un ambiente gestito grazie alla costante opera dell’uomo; basti pensare che senza l’azione delle oltre 500 idrovore operanti fra Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia non esisterebbero i litorali del NordEst e la grande economia turistica, che generano. Per questo, va contrastato un grossolano ambientalismo, ma soprattutto va introdotta, nei programmi scolastici, una ‘educazione civica’ del territorio, che avvicini alla consapevolezza delle condizioni idrogeologiche, in cui si vive: non è possibile che molti drammi umani in seguito ad emergenze siano dovuti alla mancanza di elementari conoscenze ad iniziare dalla toponomastica dei luoghi”. A lanciare la proposta è Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), intervenuto al recente Congresso Nazionale di Federconsumatori.

“La sistemazione del territorio è la prima opera pubblica, di cui il Paese abbisogna dopo che, per decenni, se ne è dimenticata la manutenzione, nonostante riparare i danni costi 7 volte di più che intervenire in prevenzione. Va fermato lo scellerato consumo del suolo– prosegue il presidente di Anbi- contrastando l’abusivismo edilizio, ma soprattutto approvando al più presto l’apposita legge ferma da anni nei meandri parlamentari. Servono nuovi investimenti per ammodernare una rete idraulica ormai datata ed inadeguata ai cambiamenti climatici, che stiamo vivendo; basti pensare che riusciamo a trattenere ed utilizzare solo l’11% dell’acqua piovana, che cade al suolo. Non solo: anche laddove si individuino le risorse, il sistema Paese spesso non è in grado di spenderle in tempi utili; la realizzazione di necessarie opere pubbliche non può aspettare decenni! Non possiamo affrontare i cambiamenti climatici da soli– conclude Vincenzi- occorrono scelte politiche e soluzioni condivise per aumentare la resilienza delle comunità e vivere in un Paese migliore!”.


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