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Rezza (Iss): “Fino a 6 milioni i casi d’influenza, picco a fine mese”

ROMA - "L'andamento dell'influenza quest'anno rispetto all'anno scorso sembra andare meglio, la curva dei casi è cresciuta lentamente fino alle vacanze

Pubblicato:22-01-2019 10:39
Ultimo aggiornamento:22-01-2019 10:39

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ROMA – “L’andamento dell’influenza quest’anno rispetto all’anno scorso sembra andare meglio, la curva dei casi è cresciuta lentamente fino alle vacanze di Natale però da quando c’è stato il ritorno a scuola nelle ultime due settimane abbiamo visto un aumento esponenziale della curva che ci fa presagire un continuo aumento fino alla fine del mese. È un virus molto mutevole e molto capriccioso però ci aspettiamo un picco verso la fine del mese o l’inizio di febbraio come avveniva negli anni precedenti. Una stagione influenzale tipica con un numero di casi che potrebbe essere compreso tra i 4-5-6 milioni, caratterizzato soprattutto dalla circolazione di due virus. Negli ultimi due anni abbiamo avuto un picco anticipato. All’inizio di gennaio dell’anno scorso il picco è stato particolarmente elevato, tanto che abbiamo avuto più di otto milioni di casi totali”. Così il direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Giovanni Rezza a margine della presentazione del primo rapporto annuale ‘Modelli organizzativi e strategie vaccinali regionali’ realizzato dall’Osservatorio Strategie Vaccinali, illustrato stamattina nella Biblioteca del Senato ‘Giovanni Spadolini’ a Roma.

“A differenza dello scorso anno, in cui circolava un virus di tipo B- spiega Rezza- quest’anno stanno circolando due virus di tipo A, in modo particolare il post-pandemico H1n1, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud e l’H3n2, che tra tutti i virus influenzali è il più capriccioso e anche quello più pericoloso, perché tende a colpire di più rispetto agli altri virus le persone anziane. Il vaccino si può fare sempre- chiarisce- ma ormai abbiamo superato anche la zona Cesarini, perché gli anticorpi per diventare protettivi impiegano almeno un paio di settimane. Vaccinarsi oggi vuol dire essere protetti sostanzialmente durante il picco o quando è passato, quindi- conclude- il risultato non è garantito”.

REZZA (ISS): “SHORTAGE VACCINI INFULENZA? FORSE DOVUTO A PIÙ DOMANDE”

“Quest’anno c’è stato il cosiddetto shortage, una carenza di vaccini a livello di alcune regioni che sembra essere dovuto a un aumento della domanda, della richiesta del vaccino”, spiega Rezza, “Come si sa si vaccina per l’influenza poco più del 50% degli anziani- chiarisce Rezza- tra il 15-20% della popolazione generale e, in genere, sul 15-16% degli operatori sanitari. L’anno scorso però c’è stato un balzo in alto per gli operatori sanitari, perché più del 25-26% si è vaccinato. È un vaccino che non sempre ha una grande efficacia, dipende un po’ dall’anno e da quanto il ceppo vaccinale riesce ad essere simile al ceppo influenzale, ai virus influenzali circolanti. È chiaro che più ci si vaccina più si riesce a proteggere la popolazione, a prescindere dall’efficacia che un anno può essere del 30 e un altro del 70%. Noi non vacciniamo per creare immunità di gregge- conclude- ma in Europa si tende a vaccinare le persone a rischio per proteggerle dalle complicanze più gravi dell’influenza”.


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