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In viaggio tra le stelle, dalla Cina a Marte ecco il futuro dello Spazio

I prossimi anni visti da Samantha Cristoforetti, astronauta Esa, e Roberto Battiston, fisico e presidente dell’Agenzia spaziale italiana

Pubblicato:22-01-2018 18:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:23

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Gli astronauti e le astronaute continueranno a viaggiare nella Via Lattea, ma le loro mete saranno via via più lontane, lavoreranno insieme ai colleghi della Cina e, prima o poi, arriveranno su Marte. Ma non così presto come si dice. A grandi linee il futuro dell’esplorazione spaziale è questo. Lo tracciano due esperti: l’astronauta Esa Samantha Cristoforetti– protagonista della missione Futura nel 2014- e Roberto Battiston, fisico e presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).

Chi oggi sogna di viaggiare su un’astronave ha per riferimento la Stazione Spaziale Internazionale: un laboratorio orbitante che si muove a 28mila km/h 400 chilometri sopra di noi. E’ nata da una collaborazione internazionale, da cui, però, ci sono dei grandi esclusi che potrebbero prendersi la scena di qui a poco. Primo fra tutti la Cina. Dopo aver bussato varie volte alle porte della Stazione e aver trovato sempre chiuso, i cinesi si sono attrezzati autonomamente e hanno deciso di costruire una Stazione tutta per loro, la Tiangong. Una casa stellare in cui anche gli astronauti europei potrebbero trovare posto.

Astrosamantha, che solo pochi mesi fa ha svolto un addestramento in Cina, conferma.


“C’è un interesse sia dell’Esa che dell’Asi a intensificare il rapporto con la Cina. Da diversi anni c’è un memorandum of understanding tra Esa e il suo omologo cinese, in cui si parla di volare con astronauti europei sulla Stazione spaziale cinese negli anni Venti. Per ora è una dichiarazione d’intenti. Piano piano ci auguriamo che si concretizzi”.

Insomma, anche se la Stazione spaziale cesserà la sua attività nel 2024, lo Spazio non resterà sguarnito di presenza umana. Anche se la deadline finora indicata per il termine dell’esperienza della Iss potrebbe slittare in avanti…

“La Cina sicuramente avrà in orbita la propria stazione nel 2024. Ma posso anche immaginare che questo fatto faccia sì che la Iss non sarà ritirata nel ‘24”, spiega Battiston.

Il futuro, però, supera e di parecchio i 400 chilometri di distanza dalla Terra. Le Stazioni che vedremo nei prossimi decenni orbiteranno mille volte più lontano di così, vedranno magari la presenza di due astronauti anziché sei e, soprattutto, avranno bisogno di tecnologia autorigenerante. Che oggi non esiste ancora, ma ci sarà indispensabile.

“Il vero salto è quando si inizierà a pensare alla presenza non in orbita a bassa, ma a metà strada tra Terra e Luna, o vicino alla Luna- puntualizza Battiston-. Questo salto è quantitativo: si passa da 400 chilometri a 400mila chilometri, da poche ora di volo, a qualche settimana”.

Non solo: “Le tecnologie che ci servono per essere autonomi, sicuri, operativi così lontano sono tecnologie che si potranno certamente ottenere, ma che ancora non abbiamo sviluppato perché l’esigenza non è mai nata”.

Di quali tecnologie si tratterà? E’ fondamentale, innanzitutto, che si riparino senza bisogno di nessun intervento da Terra. Tecnologie di questo tipo sono indispensabili naturalmente anche per viaggiare verso Marte: per questo la data del 2030 indicata dagli Stati Uniti come quella in cui vedremo per la prima volta un uomo calcare il suolo del pianeta rosso è irrealistica.

“Andare su Marte non ha solo valore fascinoso o romantico, ma anche e soprattutto, oltre a quello politico, ha il valore di vera sfida per avere tecnologie che oggi non immaginiamo neanche”, commenta Battiston. La tecnologia di oggi si rompe, ciò che invece è realizzato con elementi biologici si ripara. Il futuro è questo.

Ma per colmare il gap industriale servono soldi, tempo e strategia politica globale.

In attesa di vedere Marte, gli appassionati dello Spazio possono intanto godersi il viaggio.

“Per esempio abbiamo questo nuovo razzo che volerà nei prossimi anni (lo Space Launch System, ndr): per la prima volta avremo un razzo con le stesse capacità del Saturn 5, dell’epoca di Apollo, di immettere molte dozzine di tonnellate in orbita- è l’invito di Samantha Cristoforetti-. Ci terrei che le persone approfondissero quel tanto che serve per entusiasmarsi di tutte queste tappe intermedie che ci aspettano nei prossimi anni”.

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