L’influenza sta raggiungendo il suo picco. Dall’8 al 14 gennaio il numero degli italiani colpiti è stato pari a circa 832mila e quelli messi a letto dal virus sono quasi 4 milioni. È quanto emerge dal nuovo rapporto epidemiologico Influnet a cura dell’Istituto superiore di Sanità e relativo alla seconda settimana del 2018. L’influenza continua dunque a diffondersi in Italia, anche se si registra una lieve flessione della curva epidemica. Secondo il curatore del bollettino Influnet Antonino Bella, intanto, la circolazione del virus influenzale quest’anno è “molto intensa, paragonabile solo alla stagione 2004/05”.
Colpiscono oltre cinque milioni di persone nel nostro Paese. Ma delle malattie reumatiche gli italiani sanno poco e niente: metà della popolazione non sa infatti che è possibile prevenirle e circa il 70% ritiene che le principali cause siano il clima (freddo e umido) e l’invecchiamento. Sono questi i risultati del primo sondaggio della campagna itinerante ‘ReumaDays’, che la Società italiana di reumatologia ha svolto a Rimini durante il suo congresso nazionale. La campagna è stata presentata al ministero della Salute a Roma e coinvolgerà altre dieci città italiane nel corso di quest’anno. “L’obiettivo- ha spiegato il presidente della Sir, Mauro Galeazzi- è quello di diffondere conoscenza e consapevolezza sulle oltre 150 malattie reumatiche, che vanno da quelle a base infiammatoria, come le artriti, il lupus eritematoso sistemico e la sclerodermia, a quelle degenerative come l’artrosi, fino a disturbi metabolici come la gotta”.
Dal medico di famiglia si rivolgono in media in un anno il 74% degli italiani. Ad andare sono di più le donne (il 79,3%) rispetto agli uomini (il 68,3%), mentre l’età di maggiore frequenza è quella degli over 75, che in un anno in media vanno dal medico di famiglia nel 92,9% dei casi, questa volta con un predominio degli uomini (70,3%) sulle donne (69,1%). A rivelarlo è l’Istat, in occasione della presentazione del rapporto sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea. La Regione in cui gli over 65 frequentano di più lo specialista intanto è il Lazio (74,4%), mentre quella dove vanno meno è Bolzano (55,1%).
Si stima che solo la metà delle donne che non raggiungono una gravidanza naturalmente chieda aiuto alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e solo il 22% riceva cure mediche. Le ragioni principali di questa situazione sono economiche, morali e religiose. Per questi motivi, spesso, la tendenza generale è accettare la situazione e rifiutare i trattamenti medici. Tra i fattori che influiscono su questa scelta c’è anche la mancanza dell’appoggio familiare o, più semplicemente, il desiderio di nascondere il problema. Uno studio di Institut Marque’s, infatti, dimostra che più del 70% delle italiane considera che la sterilità nel Belpaese sia un tabù e la vive in un contesto avverso.
“Gli spermatozoi sono in grado di ‘fiutare’ l’ovocita e di dirigersi verso di lui allo scopo di fecondarlo”. È questo, in estrema sintesi, il risultato di uno studio realizzato dal Policlinico Agostino Gemelli di Roma e coordinato dal professor Alfredo Pontecorvi. “Questo è possibile grazie ai numerosi recettori olfattivi degli spermatozoi, simili a quelli contenuti nella mucosa olfattiva del naso- spiega l’esperto- che servono a riconoscere e distinguere gli odori”. Presenti sulla superficie dello spermatozoo, tali recettori svolgono dunque un importante ruolo nella maturazione e nell’attivazione spermatica, oltre che nel processo di fecondazione dell’ovocita.
Sostenere la ricerca indipendente, dialogare in modo aperto e continuo con le istituzioni per individuare soluzioni innovative in materia di salute, ma soprattutto accendere i riflettori sulla persona-paziente e sui suoi bisogni. Sono alcuni obiettivi che l’azienda Roche, grazie alla neo-costituita omonima Fondazione, vuole concretizzare. “Ho accolto con entusiasmo il progetto di Fondazione Roche- ha commentato la presidente Mariapia Garavaglia- perché oggi più che mai l’impegno a promuovere e tutelare la salute e l’assistenza sanitaria necessita di una solida e trasparente partnership tra il pubblico e il mondo privato”.
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