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DireDonne celebra ‘La madre’ con le parole dell’arte

ROMA – L’emozione del primo abbraccio, le mani che si stringono, il sorriso illuminato dal primo, infinito, scambio di sguardi tra madre e figlio. Vicinanza, contatto, dolore, la fisicità che nei corpi traspare autentica come solo nel momento della nascita di una nuova vita. È in questo clima creato dagli scatti della fotografa Alina Goroaia […]

Pubblicato:21-12-2018 19:35
Ultimo aggiornamento:21-12-2018 19:35

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ROMA – L’emozione del primo abbraccio, le mani che si stringono, il sorriso illuminato dal primo, infinito, scambio di sguardi tra madre e figlio. Vicinanza, contatto, dolore, la fisicità che nei corpi traspare autentica come solo nel momento della nascita di una nuova vita. È in questo clima creato dagli scatti della fotografa Alina Goroaia Vincenti, esposti nella mostra ‘La nascita’, che l’Agenzia di stampa Dire dà il via al ciclo di aperitivi culturali di DireDonne partendo dal tema della maternità, con le letture dell’attrice Flaminia Fegarotti e le coreografie del Visual Arts Department ballet company.

Un tema complesso, quello della maternità, che in Italia ancora crea dibattito e divide, polarizza e paralizza il pensiero, tirando in ballo il corpo delle donne, non più titolari di diritti ma oggetti di contesa. Non sul corpo delle donne, quindi, ma dal corpo delle donne, attraverso la contaminazione artistica, si può trovare la chiave di lettura giusta: la maternità come scelta, come potenzialità; ed estensione dell’essere femminile sul quale una donna non potrà non interrogarsi.


“Non un mestiere, nemmeno un dovere, ma un diritto fra tanti diritti”, legge l’attrice Flaminia Fegarotti da ‘Lettera a un bambino mai nato’ di Oriana Fallaci, che celebra “il senso di trionfo” e “la serenità” che accompagna il “chiudere dentro al proprio corpo un’altra vita” e narra il dolore per il suo bambino mai nato, il corpo che “diventa pietra e silenzio”, come il cervello, schiacciato da una mancanza di suoni.

Un’apnea ricreata dal corpo di una ballerina del Visual Art sulle note di ‘Lascia che io pianga’ di Handel e dalla lettura dell’intervista al padre di Valentina Milluzzo, Salvatore, che ha raccontato alla Dire il desiderio di maternità della trentaduenne catanese, incinta di due gemelli e morta all’ospedale Cannizzaro per una sepsi non diagnosticata in tempo, costretta tra mille sofferenze a dar vita al secondo feto morto tramite la somministrazione di ossitocina. Perché non sia stato proposto l’aborto terapeutico per salvare la vita di Valentina, quali siano state le responsabilità dei sette medici indagati per omicidio colposo plurimo, sarà la giustizia a stabilirlo dal 2 luglio, data di inizio della causa che potrà dare una risposta al dolore della famiglia per queste vite spezzate.

I veli bianchi sui corpi delle ballerine accompagnate dalle note di Lisa Gerrard, a evocare vita e morte nella nascita, e il don Josè della Carmen di Merimee che sulle note della Sinfonia n. 10 di L. W. Beethoven danza, nel suo ‘Non una di meno’, la vergogna, il dolore e il pentimento per un atto compiuto e irreparabile, lontano e vicino a due scarpe rosse, simbolo del femminicidio.

“Spero che ci saranno tantissimi appuntamenti di questo tipo, anche sui temi della politica, con sempre più persone- dichiara il direttore dell’agenzia Dire Nico Perrone– Nonostante oggi ci sia una presenza femminile più ampia rispetto al passato in Parlamento manca una spinta e il taglio è ancora maschilista. Per questo, ragionando in redazione, abbiamo pensato di creare uno spazio, di entrare a gamba tesa in maniera trasversale, portando nelle istituzioni, nel territorio, il pensiero al femminile. Il mio sogno è che non si scelga il battibecco al maschile, ma un confronto di idee più culturalmente elevato, al femminile”.

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