NEWS:

La crisi è archiviata, ma per Confesercenti Firenze bisogna attendere il 2020 per ‘riveder le stelle’

FIRENZE - La crisi sembra essere finita

Pubblicato:21-12-2015 15:52
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:44

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

commercio negozi

FIRENZE – La crisi sembra essere finita e il peggio è passato per il commercio fiorentino, anche se il ‘disastro’ per le piccole e medie imprese sarà un ricordo solo nel 2020. E’ quanto si evince dai dati dell’Osservatorio economico Confesercenti, che, stando all’analisi del campione di imprese scansionato, registra finalmente con il terzo trimestre 2015 (per la prima volta dal 2007), un aumento di fatturato del 2,43%. Sono buone, in particolare, le performance di intimo e merceria, ottica, elettrodomestici, telefonia, bar, ristoranti, commercio su area pubblica e turismo, ma restano al palo altri settori tradizionali, da tempo in sofferenza, come i giocattoli, librerie, ambulanti alimentari. Il segnale positivo, dopo i sette anni di “crisi nerissima” arriva in particolare per l’abbigliamento uomo, donna, bambino e le calzature.

“Si tratta di un segnale di grande importanza, a pochi giorni dall’inizio dei saldi invernali, previsto per il prossimo 5 gennaio”, commenta Nico Gronchi presidente Confesercenti Firenze, che, analizzando i numeri vede “il turismo come vero e proprio traino della ripresa, anche se il settore, soprattutto a Firenze, soffre le problematiche proprie di una crescita fuori controllo”. Nel settore ristorazione per esempio, sottolinea Gronchi, “ormai si può mangiare quasi ad ogni numero civico del centro storico, e non sempre regna la qualità, mentre nel ricettivo il boom degli appartamenti privati in affitto (oltre 8.500) ha avuto come diretta conseguenza una caduta verticale del prezzo medio del soggiorno”. Ciò detto, comunque, “stiamo finalmente uscendo dal tunnel”, ma questa inversione di tendenza “non può farci dimenticare di aver perso, in pochi anni, quasi un quarto del nostro fatturato complessivo“.


Calcoli e previsioni economiche alla mano, fa i conti il presidente, quanto perso potrà essere parzialmente recuperato non prima di quattro o cinque anni. Sempre che non si verifichino ulteriori fenomeni di caduta verticale dell’economia globale. Con la crisi, ragiona Gronchi, c’è stata una sorta di selezione naturale, “e facendo ricorso ad una sorta di metafora calcistica possiamo dire che le imprese, anche facendo ‘catenaccio’, sono comunque rimaste in partita negli ultimi, lunghissimi anni del disastro economico”. Di sicuro, da qui in avanti, “la sfida si giocherà principalmente nei centri storici e urbani”, per questo, “possiamo senz’altro ripartire in contropiede, programmando nuovi investimenti e mettendo in campo nuovi eventi e progetti“, conclude.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it