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“Quel futuristico regno di Wakanda che ci aiuta a capire la storia dell’Africa”

Tra fantascienza e riflessioni sulla storia globale, Black Post recensisce due film della Marvel Studios

Pubblicato:21-11-2022 19:26
Ultimo aggiornamento:28-11-2022 13:49
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ROMA – Due “successi significativi”, quelli di ‘Black Panther’ e ‘Wakanda Forever’, perché i due film della Marvel Studios riflettono su “dove avrebbe potuto essere oggi l’Africa se l’Occidente non avesse sfruttato le sue risorse più preziose”: a scriverlo è Black Post, testata con radici migranti, in una sua doppia recensione.

UNA DOPPIA RECENSIONE

Si comincia dal primo lungometraggio, del 2018, diretto da Ryan Coogler, per poi arrivare al secondo, di quest’anno. “Oltre al grande successo al botteghino, ‘Black Panther’ ha anche ottenuto tre premi Oscar (scenografia, costumi, colonna sonora) e la candidatura come miglior film” si legge nella recensione. “È diventata così la prima pellicola di supereroi a riuscirci, forse anche in onore del primo protagonista Marvel di origine africana così come del suo intero cast nel quale ritroviamo anche Lupita Nyong’o e Daniel Kaluuya e ovviamente il protagonista Chadwick Boseman, scomparso nell’estate del 2020 con enorme dispiacere di colleghi e fan. Il film evidenzia il luogo dove si svolge l’azione, il regno subsahariano di Wakanda, lasciando gli Stati Uniti ai margini e chiamando gli occidentali bianchi ‘i colonizzatori’. La storia ruota attorno al vibranio, un’importante risorsa che solo il Wakanda possiede e che gli ha permesso di diventare la potenza più avanzata del globo, ma all’insaputa di tutti, dovendo nascondere e proteggere questa ricchezza. Si tratta di un interessante punto di vista che fa l’occhiolino alla storia e ipotizza dove sarebbe oggi l’Africa se l’Occidente non avesse sfruttato le sue risorse più preziose e quale sarebbe stato quindi ‘il continente più avanzato'”.

WAKANDA PER SEMPRE

Si passa poi a ‘Black Panther: Wakanda Forever’, pure diretto da Coogler. “Si concentra sulle donne a capo del regno di Wakanda e del suo esercito, presentando un ottimo esempio di sovranità femminile e facendoci riflettere, anche alla luce dell’attualità, sulle caratteristiche di una sovranità da sempre tendenzialmente maschile” sottolinea Black Post. “Anche la rappresentazione di queste figure femminili è importante: la principessa Shuri, nuova protagonista, veste abiti non binari ed è una donna emancipata che risponde alla forza con l’intelligenza e la tecnologia. Rimane centrale il vibranio con la comparsa di un’ulteriore cultura colonizzata dall’uomo bianco ovvero la civiltà Maya dei Talokan (Messico). In questo popolo vediamo però un approccio estremista verso le offese ricevute, diverso da quello wakandiano. La musica è magistralmente curata da Kendrick Lamar e l’unica critica ricevuta fa riferimento a una colonna sonora nera eppure non abbastanza nera, che si concentra su artisti afroamericani ma non rispecchia nella sua completezza la diaspora africana. Ovviamente però la musica lavora anche sul marketing e lo vediamo qui con il ritorno tanto atteso di Rihanna“.


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