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ArgoMoon, gli occhi dell’Italia sulla Luna

Anche nella missione Artemis 1, come nella recente Dart, c'è un microscopico testimone costruito nei laboratori di Torino

Pubblicato:21-11-2022 16:27
Ultimo aggiornamento:22-11-2022 11:00

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ROMA – Gli occhi dell’Italia sulla Luna. Anche nella missione Artemis 1, come nella recente Dart, c’è un microscopico testimone costruito nei laboratori torinesi dell’azienda Argotec con il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana. Si tratta del Microsatellite ArgoMoon, un dispositivo delle dimensioni di una scatola di scarpe, partito dalla base di Cape Canaveral lo scorso 16 novembre a bordo del più grande razzo mai costruito, lo Space Launch System (Sls), incaricato di trasportare in orbita la navicella senza equipaggio Orion, diretta verso la Luna. Dotato di due ottiche, il cubesat, l’unico europeo a bordo della missione della Nasa, ha il compito di scattare immagini ad alta definizione della Terra e del suo satellite, e di testimoniare l’attività del secondo stadio del nuovo lanciatore, verificando che la missione svolga tutte le attività previste.

Dal momento in cui è stato liberato nello spazio, il cubesat ha allacciato le comunicazioni col mission control di Argotec, inviando dati e in un secondo momento tre spettacolari immagini. La prima è un’istantanea del pianeta Terra realizzata a circa 125mila chilometri di distanza. Mentre nella seconda si può vedere una Luna apparentemente vicina, ma ancora lontana oltre 250mila chilometri. Nella terza è visibile il lato ovest della Luna che divide il lato vicino e quello nascosto, con l’Oceanus Procellarum sulla destra e il mare orientale al centro.

Per Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, si tratta di “bellissime foto della nostra prossima casa” che raggiungeremo grazie al programma Artemis in cui l’Italia è presente. Sono le prime: “ll satellite- spiega Valerio Di Tana program manager di Argotec- farà un flyby a circa 700 chilometri dalla superficie catturando immagini che invierà domani al centro di controllo”.


E siamo solo all’inizio. Proprio come nell’impresa di Liciacube nel quadro della missione Dart, ArgoMoon si serve delle sue lenti ottiche anche per orientarsi autonomamente. Le immagini vengono prese dalle camere e processate dal computer per capire lo spazio circostante e gestire l’assetto grazie a un complesso algoritmo. Perché questo dispositivo, nonostante sia largo meno di un foglio A4 e pesi 14 chilogrammi, comprime in se i sottosistemi tipici dei satelliti tradizionali. Quindi il computer di bordo ha a disposizione due tipi di mocropropulsore: uno a gas che utilizza un fluido refrigerante per cambiare assetto al satellite, e inoltre un secondo propulsore che da una spinta chimica permettendo di compiere manovre orbitali. “I sistemi di Argomoon- assicura Argotec- stanno funzionando perfettamente e fin ora la missione è un successo”.

All’orizzonte, insomma, c’è un’altra impresa italiana nello spazio profondo che consacra le capacità della sua industria. E per Argotec la strada è già spianata per altre sfide: nel futuro c’è la realizzazione della costellazione Andromeda, una rete di 24 satelliti innovativi piazzati su orbite lunari che permettreranno le comunicazioni fra la Terra e suo Satellite. “Un tassello importantissimo- spiega Valerio Di Tana– su cui tutte le agenzia spaziali del mondo stanno lavorando. Perché sarà fondamentale, per ricolonizzare la Luna, di avere un link stabile con il nostro pianeta”.

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