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Azione, ecco il partito di Calenda per sconfiggere Lega e M5S

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di Stampa Dire, per DireOggi | Edizione del 21 novembre

Pubblicato:21-11-2019 16:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:38

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ROMA – «Nessuno affiderebbe un bar a Di Maio o Salvini, però gli affidiamo il Governo, perché non pensiamo che lo Stato sia nostro. Noi non promettiamo rivoluzioni come i Cinque stelle né di riformare tutto il globo terracqueo. Vogliamo gestire lo Stato, vogliamo offrire il buon governo». Così Carlo Calenda, europarlamentare ed ex ministro, al lancio di “Azione” il suo movimento politico che punta a diventare partito allo scopo di sconfiggere la Lega e il M5S.

Per quanto riguarda la politica nazionale, il premier Giuseppe Conte ha ribadito la linea dura nei confronti di ArcelorMittal sull’ex Ilva. Se vogliono riconsiderare la chiusura bene, se no in Tribunale li faremo neri, questa la sintesi giornalistica della sua posizione. Ma la battaglia è dentro il M5S, nella parte che non voterà mai nessuna immunità.

In quel caso, queste le voci raccolte, i voti che verrebbero a mancare alla maggioranza saranno comunque dati da altre forze politiche per senso di responsabilità. Ma ci sarebbe un prezzo da pagare: «Perché sarebbe chiaro che il premier non ha più la maggioranza e quindi si dovrebbe dimettere».


Altro campo minato, le Regionali del 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Oggi sulla piattaforma Rousseau il popolo dei ‘grillini’ sta votando per decidere se presentarsi o no alle elezioni. Dai territori si spinge per essere comunque presenti mentre a livello di Capo politico, visti gli ultimi risultati deludenti, si vorrebbe passar la mano. In questo modo, di fatto, si aiuterebbe comunque il candidato dell’alleato di Governo non sottraendogli voti. Ma la decisione che vuole il nazionale ha scatenato la rivolta nei territori. Ci sono dimissioni e qualcuno non vede l’ora di ridimensionare il ruolo di Luigi Di Maio, ormai contestato da più parti.

Nel Pd, intanto, si ragiona sulla riforma della legge elettorale. Tra gli alleati la posizione che prevale è quella del proporzionale con sbarramento al 4%. Ma il segretario del Pd, raccontano, non si smuove dal doppio turno, un modo per costringere tutti, al momento del voto, a convergere sul Pd prima forza. Qualcuno in questa posizione vede la possibilità di andare a elezioni anticipate con l’attuale sistema, che spazzerebbe via Italia Viva di Matteo Renzi e darebbe un colpo mortale al M5S.

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