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Anticorruzione, su non punibilità la Lega dialoga con il Pd: tensione con il M5s

Sulla norma le opposizioni hanno a lungo invitato il governo a ragionare sul fatto che i sindaci sarebbero esposti ad accuse e intimidazioni.

Pubblicato:21-11-2018 17:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:48

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ROMA – Sui sindaci Matteo Salvini fa asse con il Pd e costringe il M5s ad accantonare la norma sulla non punibilita’ dei ‘delatori’. Un nuovo fronte nel governo, mentre sono in corso alla Camera le votazioni sul ddl anticorruzione.
L’emendamento in questione, il numero 93 all’articolo 1, riguarda la non punibilita’ di chi denuncia di aver commesso atti di corruzione o induzione indebita, a patto che lo faccia entro sei mesi dalla commissione del fatto e comunque prima dell’iscrizione nel registro degli indagati. La denuncia deve fornire elementi ‘utili’ alla prova del reato e all’individuazione di altri responsabili.


In questo modo, sostengono le opposizioni in aula, si istituisce una sorta di delatore che, protetto dalla legge, puo’ denunciare strumentalmente fatti inesistenti ed inchiodare a procedimenti giudiziari sindaci e amministratori.
Il riferimento ai primi cittadini fa drizzare le antenne in casa Lega dove le ragioni dei sindaci sono difese a spada tratta. Non a caso un cospicuo numero di parlamentari e’ anche primo cittadino.

Matteo Salvini ha su questo un confronto con Debora Serracchiani del Pd. L’ex presidente del Friuli Venezia Giulia gli chiede l’accantonamento della norma. A quel punto, come si vede nella sequenza fotografica della Dire, Salvini si confronta prima con il suo capogruppo Riccardo Molinari, poi con il ministro di giustizia Alfonso Bonafede e infine con il vicepremier Luigi Di Maio. Una fase di trattativa che si chiude con l’annuncio dell’accantonamento da parte del sottosegretario Vittorio Ferraresi.

C’e’ anche un seguito. Perché Alfonso Bonafede, indisponibile a modificare radicalmente la norma, viene praticamente cinto d’assedio dai rappresentanti dei gruppi che chiedono invece un deciso passo indietro, a tutela degli amministratori locali. Salvini assiste alla concitata fase in cui Bonafede spiega le sue ragioni a Vazio del Pd e Sisto di Forza Italia tra gli altri. Di Maio resta seduto. In queste ore, mentre si avvicina la sera, gli uffici tecnici stanno lavorando alla riscrittura della norma in vista di un possibile voto. Fonti di governo riferiscono alla Dire che non e’ ancora stata trovata una soluzione univoca.

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