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Rifiuti, Comune Roma scrive ad Ama: “Non riconosciamo 18 milioni di crediti”

Ama deve correggere il suo progetto di bilancio 2017 e spostare dalla voce crediti a quella dei debiti i 18 milioni di euro delle opere cimiteriali realizzate in passato

Pubblicato:21-11-2018 12:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:48
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ROMA – Dopo le ‘anticipazioni’ del vicesindaco, Luca Bergamo, e del delegato al Personale, Antonio De Santis, ai sindacati, ecco la lettera firmata dal dg di Roma Capitale, Franco Giampaoletti: Ama deve correggere il suo progetto di bilancio 2017 e spostare dalla voce crediti a quella dei debiti i 18 milioni di euro delle opere cimiteriali realizzate in passato. La missiva, recapitata a via Calderon de La Barca, dopo avere ripercorso gli eventi sancisce “definitivamente”, secondo quanto apprende l’agenzia Dire, la posizione di Roma Capitale, e cioè “la non riconoscibilità” di quei 18 milioni perché non sarebbero supportati da un’idonea documentazione.

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Il Campidoglio, nell’invitare gli amministratori dell’azienda ad adeguarsi ai rilievi mossi dal Collegio sindacale (che nella comunicazione della scorsa settimana in cui ritirava il proprio parere positivo al bilancio, tra le altre cose, invitava le parti a definire le date di un tavolo tecnico), provvederebbe a uscire dall’impasse (che gli sta impedendo di approvare il bilancio consolidato) attraverso l’accantonamento di fondi per passività potenziali pari al 70% del credito che Ama reclama. Tuttavia, se da una parte il Comune ha emesso la sua ultima parola, dall’altra, sempre nelle ultime ore, sarebbe emerso un documento in grado di supportare la posizione di Ama, che già in passato aveva risposto a simili rilievi mossi da Palazzo Senatorio con una voluminosa documentazione completa di foto dei loculi costruiti e delle concessioni in atto, a testimonianza delle opere realizzate e degli incassi arrivati a Roma Capitale. In particolare, sempre secondo quanto risulta all’agenzia Dire, una determina del dipartimento Ambiente del novembre 2017 avrebbe accertato e regolarizzato quei 18 milioni come maggiore incasso da parte di Ama, rispetto al tetto dei 10 milioni previsto per queste opere dall’allora vigente contratto di servizio.


Forte anche di questo, oltre al parere del professor Bussoletti e di altri esperti legali e all’ok del revisore dei conti, Ama nelle prossime riunirà il proprio cda per rispondere ai rilievi mossi dal Collegio sindacale, verosimilmente aggiornerà con una nota integrativa il proprio progetto di bilancio e rimetterà il tutto nuovamente nelle mani dei tre sindaci, che dovranno decidere se emettere una nuova relazione positiva, in presenza degli stessi numeri approvati sette mesi fa, o dare parere negativo. In questa seconda circostanza, Roma Capitale avrebbe minori remore nel deliberare la bocciatura del progetto del Cda e chiedere rettifica. A quel punto si deciderebbero le sorti del presidente e ad, Lorenzo Bagnacani, che, in caso di rifiuto alla richiesta della Giunta, determinerebbe le condizioni per una sua rimozione per sopravvenuta mancanza di fiducia da parte del socio. Una guerra sul filo dei nervi, e sempre più a rischio di derive giudiziarie e contabili, per la quale Ama sta pagando un prezzo giorno dopo giorno. A cominciare dal danno reputazionale, sia con le banche che con i fornitori. Sul primo fronte, il Campidoglio (disattendendo la richiesta del Collegio dei revisori di Ama) continua a rifiutarsi di firmare la lettera di patronage, che consentirebbe di sbloccare le nuove di linee di credito per la municipalizzata dei rifiuti, nonostante quella clausola sia espressamente contenuta nel contratto di credito. Ama, secondo il Comune, può vedere garantita la propria continuità finanziaria attraverso il trattenimento degli incassi della Tari, mossa molto rischiosa per l’azienda, visto che quegli importi vanno riversati a Roma Capitale.

Quanto, invece, ai fornitori, cominciano ad arrivare a via Calderon de la Barca i primi ‘alert’ su possibili interruzioni di forniture se la piega non cambierà. Inevitabilmente, anche il pagamento degli stipendi dei lavoratori e’ legato a doppio nodo alle evoluzioni della vicenda. Tra il 10 e il 15 dicembre le banche, con ogni probabilità, decideranno sulle linee di credito a lungo termine di Ama, cioè il futuro dell’azienda, ma in una situazione così fragile potrebbe bastare un’ingiunzione di pagamento per fare precipitare tutto. In questo contesto da apocalisse, il management della società sta continuando a lavorare per gli anni a venire. Il nuovo piano industriale e’ pronto, ma fintantoché la situazione non si sbloccherà resterà nel cassetto, e prevedrebbe investimenti importanti per fare diventare Ama il più importante player pubblico dei rifiuti del centrosud, sul modello di HeraAmbiente al nord. I sindacati continuano ad osservare attentamente e con sempre maggiore preoccupazione l’evoluzione della vicenda. Secondo quanto risulta all’agenzia Dire, per evitare lo sciopero del 6 e 7 dicembre potrebbe non bastare anche un’eventuale approvazione venerdì in giunta delle modifiche alla delibera 58 del 2015, che consentirebbero lo sblocco del turnover, se prima non sarà terminato il braccio di ferro tra Ama e Comune.

di Marco Tribuzi

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