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Black Post sul caso Egonu: “La politica agisca, non compatisca”

Nell'editoriale soprattutto l'appello per una nuova legge sulla cittadinanza

Pubblicato:21-10-2022 16:11
Ultimo aggiornamento:24-10-2022 17:49
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ROMA – “Le istituzioni chiamano per scusarsi” con la pallavolista Paola Egonu, “ma non creano leggi per tutelare le nuove generazioni di italiani”, preferendo la “compassione” all’esercizio “del loro potere”, quello cioè di “cambiare le leggi”. La giornalista e attivista Bruna Kola Mece, nata in Albania e cresciuta a Bergamo, commenta così per la testata Black Post la vicenda dell’opposto della nazionale. Nata in Italia da genitori nigeriane, Egonu è stata duramente contestata dopo la sconfitta dell’Italia contro il Brasile nella semifinale dei mondiali che si sono disputati questo mese fra Paesi Bassi e Polonia, anche con insinuazioni riguardo le sue origini, con la domanda “perché sei italiana?”.

L’EDITORIALE DI KOLA MECE

Dopo che un video di un suo sfogo con il suo procuratore è diventato virale, la stella della nazionale ha ricevuto anche la telefonata del primo ministro uscente Mario Draghi, che l’ha definita “un orgoglio dello sport italiano”.

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Da Black Post, testata con radici migranti, Kola Mece evidenzia che quanto avvenuto alla giocatrice “riapre una ferita mai chiusa nei confronti degli italiani senza cittadinanza”. “Le lacrime della giovane giocatrice e lo sfogo ripreso a telecamere accese hanno suscitato quella che può essere definita compassione da parte delle istituzioni, le quali non vogliono arrogarsi il diritto di esercitare il loro potere, ossia, cambiare le leggi perché nessuno possa continuare a sentirsi come Paola Egonu”, denuncia l’attivista. “Il clima politico contemporaneo sicuramente non andrà ad attutire quelli che sono i malumori in merito al tema della cittadinanza alle nuove generazioni”, prosegue la redattrice di Black Post in riferimento agli esiti delle elezioni del 25 settembre, che hanno delineato una maggioranza di governo di centro-destra. “Giovani che non si capacitano il loro doversi ‘meritare’ la propria cittadinanza in base a quanti redditi posseggono, dover superare la soglia dei 18 anni e pagare una pratica che se non ti verrà riconosciuta oltre a toglierti l’identità ha il compito di svuotarti il portafoglio”.

UNA LEGGE SULLA CITTADINANZA

Secondo l’attivista, “chi non vuole garantire una legge” sulla cittadinanza “a tutti i ragazzi nati e cresciuti in Italia non comprende che la cittadinanza irrobustisce il diritto a essere rispettati come persone, tutelati contro le forme di pregiudizio ed espressioni di razzismo”.

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