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A Venezia la Biennale d’Arte è a portata di click grazie alla collaborazione con Google

On line le 4mila opere e immagini documentali contenute nelle diverse collezioni e nelle mostre digitali, oltre a più di 80 immagini street view che permettono di 'passeggiare' attraverso le aree espositive interne ed esterne dei Giardini e dell'Arsenale

Pubblicato:21-10-2015 14:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:40

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biennale-google1Scoprire i tesori custoditi nei Padiglioni prima ancora di arrivare a Venezia, rivedere le opere esposte anche dopo la conclusione dell’esposizione. A partire da oggi, la Biennale d’Arte sarà accessibile a tutti grazie alla collaborazione avviata con il Google cultural institute che mette on line le 4mila opere e immagini documentali contenute nelle diverse collezioni e nelle mostre digitali, oltre a più di 80 immagini street view che permettono di ‘passeggiare’ attraverso le aree espositive interne ed esterne dei Giardini e dell’Arsenale. In più, c’è anche un’app che consente di accedere alla mostra digitale e di visitarla in due tour virtuali. I più appassionati, poi, potranno anche creare la loro galleria personale selezionando le immagini delle opere preferite, di cui si potrà anche discutere in chat. Una sfida, quella di mettere a disposizione di tutti il patrimonio artistico, su cui la Biennale ha deciso di scommettere, con la convinzione che l’effetto sarà di “indurre il desiderio” di visitare l’esposizione che “resta il luogo fisico dove avviene l’incontro e il dialogo con l’arte”. Ecco perché quello con Google “non è un accordo tra il diavolo e l’acqua santa, ma il modo di cavalcare l’innovazione tecnologica senza averne paura”, ha spiegato Paolo Baratta, presidente della Biennale, presentando la novità oggi al Collegio romano. La collaborazione è ancora in fase sperimentale, ma “credo che possa avere sviluppi futuri”, ha aggiunto. Per quest’anno, intanto, innesca il “fenomeno davvero unico” di creare una “archiviazione in toto della Biennale che resterà sempre on line“.

E anche per Google cultural institute, che ha investito una “somma considerevole” nel progetto, “l’obiettivo- ha specificato Amit Sood, direttore del Google cultural institute- non e’ di sostituire il godimento fisico per l’arte e la cultura, ma di aumentare l’accesso e la conservazione usando strumenti digitali”. In Italia, ha aggiunto, “c’è una nuova energia e una nuova spinta a livello di istituti culturali. C’è voglia di correre rischi e accogliere il nuovo. Perciò abbiamo deciso di concentrare le nostre risorse”. Usare la rete e le nuove tecnologie per ampliare l’offerta culturale “è una delle sfide del nostro Paese” per il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, secondo il quale “l’incrocio tra le tecnologie e le istituzioni culturali aumenta il pubblico e aumenta la voglia di andare a vedere le opere. Questa importante collaborazione- ha aggiunto- consente di tenere viva la Biennale anche quando è finita, e questo non e’ mai capitato, se non all’interno delle pagine di un catalogo”.


Un esperimento, insomma, “che potrà essere molto significativo per altre collaborazioni future”, ha poi detto il ministro ricordando “le moltissime start up di giovani italiani che stanno puntando sull’accessibilità dei beni culturali”. Per quanto riguarda i musei, “abbiamo scelto la strada dell’autonomia- ha detto Franceschini- e dunque ogni museo deciderà se e che tipo di collaborazioni fare”. In ogni caso, l’accordo con Google “è un’altra dimostrazione che la Biennale, che è un’eccellenza nella sua lunga storia ma anche nell’innovazione, molto spesso indica la strada”.

di Nicoletta Di Placido – giornalista professionista

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