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Milano, genitori in Regione: “Basta quarantene”

Il nuovo protocollo che i genitori chiedono di adottare, si ispira a quello già in uso negli ospedali

Pubblicato:21-09-2021 14:35
Ultimo aggiornamento:21-09-2021 14:35

protesta genitori milano Palazzo Pirelli
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MILANO – In protesta sotto Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale lombardo, per chiedere una revisione dei protocolli per le quarantene nelle scuole contro il rischio di un ritorno, anche intermittente, alla Dad. I ragazzi hanno già pagato troppo, sostengono all’unisono i genitori del comitato ‘A scuola’, e non devono pagare più: 37 classi in quarantena tra Milano e Lodi dopo una settimana di scuola, per loro, sono già troppe, segno dell’urgenza di revisionare quei protocolli e potenziare il sistema di tracciamento con tamponi salivari molecolari.

Identica, peraltro, la posizione espressa ieri dall’altro comitato di genitori ‘Priorità alla scuola’, in presidio in piazza Castello. Un orientamento raccolto in Regione Lombardia, dalla consigliera Elisabetta Strada (gruppo Lombardi Civici Europeisti), che discuterà oggi in Consiglio una mozione in tal senso- co-firmata dalla dem Paola Bocci. Coi comitati anche la lista civica candidata con Sala alle comunali ‘Milano in salute’, presente al presidio. L’assessora al Welfare Letizia Moratti, ieri, durante una conferenza stampa a Palazzo Lombardia, interpellata sulle quarantene ha rispedito la palla al governo: “L’abbiamo proposto ma il governo in questo momento ha preferito mantenere la differenziazione 7 giorni/10 giorni e non la differenziazione per le classi già interamente vaccinate”.

Il nuovo protocollo che i genitori “da tempo” chiedono di adottare, spiega alla ‘Dire’ Stefania Cecchetti durante il presidio, “si ispira al protocollo già in uso negli ospedali, dove evidentemente non ci si poteva permettere di mettere in quarantena tutti i contatti di un positivo. Negli ospedali il protocollo ha funzionato perché tutti portano la mascherina, come a scuola, e perché quasi tutti sono vaccinati, come sta avvenendo a scuola dove la vaccinazione è obbligatoria per gli insegnanti e la percentuale di vaccinati tra i ragazzi, in Lombardia ma non solo, è alta. I ragazzi hanno dimostrato una grande responsabilità, ora bisogna dare loro il messaggio che vaccinarsi serve e cambia le cose”.


Non è possibile accettare un protocollo di quarantena uguale all’anno scorso perché le condizioni non sono più quelle”, aggiungono i genitori. Il problema, sostengono dal comitato, sta proprio nella definizione di contatto stretto su cui si fonda il protocollo attualmente in vigore; definizione che contraddice quella dell’Istituto Superiore di Sanità secondo cui è tale- e dunque passibile di quarantena- il soggetto venuto in contatto con un positivo “in un ambiente chiuso in assenza di DPI idonei”; perciò, è l’opinione di ‘A scuola’ sarebbe necessario differenziare “evitando di considerare i compagni di classe contatti stretti a priori, per lo meno negli ordini di studio nei quali la mascherina è sempre portata, come nelle secondarie inferiori (laddove non ci sia la mensa) e superiori.

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