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La sfida di Stella Jean: “Sfilo a Milano con i nuovi italiani”

Cinque ragazzi neri italiani per la prima volta alla settimana della moda. La battaglia della stilista: "Dov'è la diversità raccontata dai grandi brand?"

Pubblicato:21-09-2020 09:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:55
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di Tommaso Meo

ROMA – Su 113 membri della Camera della moda italiana, Stella Jean è l’unica rappresentante nera, e una tra i pochissimi a volere che questa situazione cambi radicalmente. “Ho iniziato a fare la stilista con l’intenzione di comunicare un messaggio di multiculturalità applicato alla moda”, spiega Jean, 40 anni, residente a Roma, figlia di madre haitiana e padre torinese.

stella jean“Per me la moda è uno dei più potenti strumenti di comunicazione” la premessa, in un’intervista con l’agenzia Dire. “Ho cominciato ad assemblare nelle mie collezioni le mie due anime, una bianca e una nera. Ho deciso di comunicare questa diversità che tanto faceva spavento nell’Italia degli anni ’80, poco preparata a una famiglia mista”.


Se però la società italiana di adesso è multiculturale, del mondo della moda non può dire lo stesso. Oltre ai modelli e alle modelle che ogni tanto sfilano per qualche grande firma, denuncia Jean, in questa industria non sembra ancora esserci spazio per i professionisti neri. La stilista ne ha chiesto conto alla Camera della moda: “Dov’è dietro le quinte questa diversità che i grandi brand raccontano?” domanda Jean. L’idea è che la moda sia un ambiente progressista per antonomasia ma che “alla prova dei fatti si scoprono roccaforti sovraniste che difendono un’idea di Made in Italy bianco”. La stilista sottolinea di aver chiesto che si mettano in pratica “le bellissime prediche che si fanno in questo momento” su inclusione e sostenibilità. “I giganti della moda, come Dolce&Gabbana, Gucci e Ferragamo, hanno postato quadratini neri sulle loro pagine Instagram in segno di supporto al movimento Black Lives Matter americano – ricorda Jean – ma quando abbiamo chiesto loro di fare attenzione anche ai neri in Italia una delle risposte è stata: ‘Ma di chi state parlando?’. Insomma, come se fossimo invisibili. Tutto questo mentre mi viene ancora detto che in Italia il razzismo non esiste”.

L’accoglienza del mondo della moda è stata fredda in generale e “mi sono anche arrivate intimidazioni e minacce”, riferisce Jean, ma questo non l’ha dissuasa e alla fine si è giunti a un cambiamento. La Camera nazionale della moda italiana ha deciso di aprire un’unità speciale chiamata Black Lives Matter in Italian Fashion (Blmif). Cinque ragazzi neri italiani avranno per la prima volta la possibilità di sfilare alla settimana della moda milanese che si terrà da domani a domenica: “Daranno una visione nuova dell’Italia”, commenta Jean. Una riforma culturale a lungo termine verrà anche discussa, già domani, a un tavolo di lavoro.

Allargando la questione a tutti i figli di immigrati o persone di origine mista nel nostro Paese Jean rivolge un appello: “Dobbiamo passare il microfono e dare voce a queste persone perché non siano più invisibili”. Per questo si è battuta durante una manifestazione di Black Lives Matter a Roma per lo ius soli. “Farò di tutto per esserci anche la prossima volta perché non ho alternative a schierarmi” dice. “Dopo più di 30 anni vedo che i miei figli ricevono gli stessi insulti che ricevevo io. Finché tutto questo non cambierà non ho scelta, ma spero di poter smettere molto presto”.

La cosa che l’ha fatta ben sperare per la prima volta è stata vedere tanti italiani in piazza insieme ai “nuovi” italiani: “Il cambiamento è necessario perché l’Italia è un Paese multiculturale e lo sarà sempre di più. O vinciamo questa battaglia insieme o perdiamo tutti“.

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