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Sri Lanka, lo scrittore Ariyasinghe: “La piazza non si ferma”

L'intervista a Marlon Ariyasinghe, scrittore e giornalista del magazine Himal Southasian dopo la nomina di Wickremesinghe a presidente

Pubblicato:21-07-2022 16:49
Ultimo aggiornamento:21-07-2022 16:49
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Ariyasinghe
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ROMA – Elezioni generali, anche nell’ottica di raggiungere la stabilità politica necessaria per affrontare la crisi economica che attanaglia il Paese, e poi la rinuncia anche del nuovo presidente Ranil Wickremesinghe, scelto dal Parlamento. È l’orizzonte a cui guarda la società civile dello Sri Lanka, nell’analisi di Marlon Ariyasinghe, scrittore e giornalista del magazine Himal Southasian di base nella ex capitale Colombo, la città più grande dell’isola. Wickremesinghe, 73 anni, primo ministro in carica fino a quel momento e decano della politica srilankese, a capo del governo già cinque volte prima di essere nominato premier a maggio, è stato nominato al vertice dello Stato nel pieno di una mobilitazione popolare.

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Sono state proprio le proteste di piazza a richiedere l’elezione da parte del Parlamento di un nuovo presidente. A inizio mese, al culmine di quasi quattro mesi di manifestazioni, il predecessore Gotabaya Rajapaksa è prima fuggito dal Paese dopo che i manifestanti hanno fatto irruzione a migliaia nella sua residenza e, giorni dopo, ha rassegnato le dimissioni. “Togliere il potere all’ex capo di Stato e a tutti i Rajapaksa era uno dei principali obiettivi delle proteste”, premette Ariyasinghe in riferimento a quella che è probabilmente la famiglia politicamente più rilevante della storia recente del Paese, protagonista anche della fase finale di una guerra civile che ha colpito lo Sri Lanka per oltre 25 anni, fino al 2009, segnata dalla morte di decine di migliaia di persone. “Il 9 maggio si è dimesso il primo ministro Mahinda Rajapaksa- ricostruisce il giornalista citando il fratello dell’ex capo di Stato, a sua volta ex presidente – e poi è stata la volta del ministro delle Finanze e altro fratello Basil Rajapaksa. Alla fine è stato il turno di Gotabaya”.


LA CRISI ECONOMICA DELLO SRI LANKA

L’uscita di scena della famiglia più potente dello Sri Lanka non ha messo fine ai problemi dello Sri Lanka, alle prese con una crisi economica senza precedenti, così come alle proteste, che proseguono. “Non è facile fare previsioni ora, è troppo presto”, precisa Ariyasinghe, che è anche un autore teatrale e un poeta. “I movimenti della società civile hanno fatto capire chiaramente però che non sostengono Wickremesinghe e che anzi anche le sue dimissioni dal ruolo di premier erano fra le istanze della protesta”. C’è chi teme, aggiunge il giornalista, “che l’istabilità politica continui anche con la sua nomina”. Uno scenario instabile preoccupa, anche perchè da affrontare c’è quella che il cronista definisce “una spirale economica di morte”. Ariyasinghe si spiega: “Siamo alla prese con questioni veramente complesse, a partire dalla mancanza di carburante e dai problemi che ne conseguono, su tutti i pesantissimi tagli nell’erogazione dell’energia elettrica di cui soffriamo da mesi”. A queste difficoltà si aggiungono una penura diffusa di molti beni di prima necessità, compreso cibo e medicine. A pesare sulla situazione economica dello Sri Lanka c’è anche un debito estero da 51 miliardi di dollari che non si è al momento nelle condizioni di rimborsare. A maggio il Paese è andato tecnicamente in default, non essendo riuscito a pagare una rata degli interessi sul debito da 78 milioni di dollari. Anche esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno richiamato l’attenzione sulla crisi del Paese asiatico, 22 milioni di persone, evidenziando “le gravi ripercussioni sistemiche che la crisi del debito” sta avendo, anche sul rispetto dei diritti umani.

È qui che la dimensione politica e quella economica si saldano alla perfezione, visto che in corso c’è una negoziazione con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per la ristrutturazione del debito che, questa la tesi del giornalista, richiede stabilità di governo per poter essere affrontata. Si torna al punto delle elezioni. “Il Paese ha circa cinque mesi di tempo per raggiungere un accordo con l’Fmi ma il parlamento è frammentato e il nuovo presidente avrà molte difficoltà a mettere insieme i pezzi”, sottolinea Ariyasinghe. “Penso che le elezioni siano l’unica strada possibile. I deputati non hanno più la fiducia del popolo e il voto porterà volti nuovi e ottimismo”. Lo stato d’animo della piazza, ribadisce il cronista, sembra confermarlo: “Le proteste continueranno fino a che non verrà indetto il voto, questo è chiaro”.

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