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Ad Andria vaccino per minori stranieri arrivati in Italia da soli

Lo spiega alla Dire Don Geremia Acri, responsabile di Casa accoglienza Santa Maria Goretti della diocesi di Andria

Pubblicato:21-07-2021 19:04
Ultimo aggiornamento:21-07-2021 19:04
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BARI – “È solo un modo per garantire davvero una uguaglianza nella lotta alla pandemia coinvolgendo chi fa parte di una comunità anche se troppo spesso è la stessa comunità a ignorarli”. Don Geremia Acri, responsabile di Casa accoglienza Santa Maria Goretti della diocesi di Andria, spiega così alla Dire l’impegno profuso per aiutare “coloro che spesso sono considerati come ultimi e che saranno invece, trattati come tutti gli altri”.

Nel pomeriggio di domani i primi dieci minori stranieri arrivati in Italia soli, senza neppure una mano da stringere, saranno sottoposti a vaccinazione anti covid. “Sono ragazzi di 17 anni – precisa – e per chiarire loro che cosa significa vaccinarsi contro il coronavirus ho coinvolto tre mediatori culturali: uno arabo, uno pachistano e un altro rumeno”. Oltre ai minori non accompagnati a ricevere una dose di vaccino “ci sono molti senzatetto, cittadini andriesi che per tante ragioni hanno perso la casa, l’affetto della famiglia e anche l’assistenza sanitaria. Non hanno un medico di base e spesso trovano conforto e aiuto qui da noi”, aggiunge don Geremia Acri mentre apre la porta di casa accoglienza. Le vaccinazioni sono state organizzate con l’aiuto del dipartimento di Prevenzione della Asl Bat che coordina le attività che si svolgeranno nell’ambulatorio della casa.

“È fondamentale garantire assistenza e il vaccino a chi non ha un medico di riferimento”, sottolinea Stefania Menolascina del dipartimento di Prevenzione e continua: “Fanno parte di una comunità e responsabilmente hanno capito l’importanza di vaccinarsi per combattere l’infezione e tentare di bloccare la circolazione virale”. A somministrare le dosi ci sarà tra gli operatori sanitari anche un pediatra “formato per fronteggiare ogni situazione possibile”, specifica il medico ricordando l’impegno “verso i migranti coinvolti nella campagna di immunizzazione”. “Loro, i ragazzi sono contenti – conclude don Geremia – perché sentono che a qualcuno stanno a cuore”.


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