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ROMA – “La cosa importante non è cominciare subito a scrivere, ma aspettare una mezz’ora per chiarirsi le idee”. Così il professor Luca Serianni, linguista e presidente della Fondazione ‘I Lincei per la scuola’, interpellato dalla Dire in merito ad alcuni consigli e suggerimenti da rivolgere agli studenti e alle studentesse che domani affronteranno la prima prova scritta dell’esame di maturità. Secondo Serianni è poi fondamentale concludere la composizione del testo “almeno 30 minuti prima” dell’orario di consegna, perché “in questo modo- spiega- sarà possibile verificare che non ci siano errori di ortografia o una mancata concatenazione del discorso. Cinque ore saranno più che sufficienti per scrivere un testo completo da tutti i punti di vista”.
Una volta scelta la traccia, quindi, il professor Serianni consiglia di leggere con attenzione le consegne perché altrimenti c’è il rischio di non cogliere l’essenza dell’argomento. “Poi- aggiunge- andrà costruita una scaletta degli argomenti per evitare di scrivere in modo affrettato ma secondo una certa linea che svolga un ragionamento”. Nel caso in cui si scelga l’analisi del testo, il linguista consiglia di mettere in luce ciò che è stato imparato a scuola “ma soprattutto- sottolinea- a valorizzare le letture che sono state fatte”. Classe 1947, Luca Serianni ricorda infine che al suo esame di maturità prese 9 nella prova di italiano: “Mi sembra fosse sulle ‘Operette morali’ di Leopardi, ma ammetto di non esserne sicuro”.
“L’introduzione di nuovi simboli mi trova assolutamente contrario perché non è applicabile ad una lingua storica. Pensiamo all’asterisco o alla schwa, che possono essere applicate nello scritto, ma non c’è un corrispettivo nel parlato e ogni lingua è principalmente una lingua parlata”. Così Serianni, interpellato dalla Dire in merito all’utilizzo nella lingua italiana di un linguaggio inclusivo. Il linguista invece si dice “completamente d’accordo” con altre forme di inclusione linguistiche: “Non avrei alcuna difficoltà nel dire ‘sindaca’, ‘ministra’ o anche ‘avvocata’- dice- ma c’è da considerare in questo caso che molte donne che esercitano questa professione preferiscono farsi chiamare ‘avvocato’ e quindi non si può forzare una scelta. Si può applicare in modo non eccessivamente pedante il principio detto dello ‘sdoppiamento’: ‘care amiche e cari amici’. Questo funziona, certo, però se pretendiamo di applicarlo in un lungo testo si appesantisce e anche chi ha le migliori intenzioni, alla fine- conclude Serianni- si dimentica e ricorre al maschile generico”.
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