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Liquido nero nella Fontana di Trevi. Gualtieri contro Ultima Generazione: “Ripristino sarà costoso”

I giovani ambientalisti sono entrati in acqua esponendo lo striscione con la scritta 'Non paghiamo fossile'

Pubblicato:21-05-2023 12:52
Ultimo aggiornamento:21-05-2023 14:49

FONTANA DI TREVI_ULTIMA GENERAZIONE
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ROMA – Nuovo blitz di ‘Ultima Generazione’. Gli attivisti per l’ambiente hanno versato liquido nero, a base di carbone vegetale, nella Fontana di Trevi. I giovani ambientalisti, poi, sono entrati in acqua esponendo lo striscione con la scritta ‘Non paghiamo il fossile‘. La polizia ha interrotto l’azione del movimento per l’ambiente.

GUALTIERI: “RIPRISTINO FONTANA TREVI SARÀ COSTOSO E COMPLESSO”

“Basta con queste assurde aggressioni al nostro patrimonio artistico. Oggi imbrattata la Fontana di Trevi. Costoso e complesso il ripristino, sperando che non ci siano danni permanenti. Invito gli attivisti a misurarsi su un terreno di confronto senza mettere a rischio i monumenti”. Lo scrive su Twitter il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

COSA È SUCCESSO

Alle 11:30 quattro persone legate alla campagna NON PAGHIAMO IL FOSSILE, promossa da Ultima Generazione, hanno versato carbone vegetale nella Fontana di Trevi per chiedere di interrompere immediatamente i sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili, causa della crisi climatica che in questi giorni ha investito l’Emilia Romagna e le Marche, devastandone il territorio, mietendo 14 vite, costringendo 10.000 persone ad abbandonare le proprie case e lasciando senza luce altre 28.000. 


“Sono Mattia, ho 19 anni e ho deciso di fare disobbedienza civile perché la tragedia orribile vissuta in questi giorni in Emilia Romagna è un’avvisaglia del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale stiamo per superare la soglia di 1,5°. Questo significa che i nostri figli potrebbero morire di fame e di sete. E che potremmo essere in tempo per vederlo. Secondo la Banca d’Italia, per di più, una casa su quattro è a rischio alluvione in Italia, con danni stimabili in 3 miliardi ogni anno. L’unica possibilità per evitare che accada è fermare le emissioni legate ai combustibili fossili. Il nostro Governo, invece, continua imperterrito a regalare all’industria del fossile finanziamenti pubblici per decine di miliardi di euro ogni anno. Noi abbiamo deciso di ribellarci a chi ci sta condannando a morte. E invitiamo genitori, nonni, fratelli e figli preoccupati a unirsi a noi”, ha dichiarato.

LA CRISI CLIMATICA BUSSA ALLA PORTA

“Mentre la crisi climatica bussa alla porta, rompendo gli argini dei fiumi e scaraventando i pesci nelle strade, il Governo italiano taglia risorse alla difesa del suolo, fa ammuffire in un cassetto il piano di adattamento ai cambiamenti climatici, torna a riesumare il ponte sullo Stretto e va a stringere le mani ai rappresentanti del G7, per avviare nuove iniziative a “tutela dell’ambiente e della democrazia”, denunciano gli attivisti.

Prosegue, insomma, imperterrito sulla via della follia fossile, nonostante proprio pochi giorni fa la Banca d’Italia abbia diffuso uno studio in cui evidenzia che in Italia è a rischio alluvione il 23,3% delle abitazioni, che si traduce in un potenziale danno al patrimonio immobiliare pari a 3 miliardi di euro annui e 1.000 mille miliardi complessivi. E che avesse indicato come area più a rischio quella del Distretto idrico del Po, con la Toscana e la Liguria che presentano rischi elevati.

Continua a finanziare la morte dei suoi cittadini, anche se il rapporto annuale 2023 dell’Organizzazione Metereologica Mondiale ha rilevato una probabilità del 66% del superamento della soglia di 1,5°C in almeno un anno tra il 2023 e il 2027. L’analisi precede per ogni anno dal 2023 al 2027, che la temperatura globale vicino alla superficie sarà tra 1,1°C e 1,8°C al di sopra della media preindustriale. Cosa che farà precipitare il mondo in un ‘territorio inesplorato’, in altri termini in un baratro terrificante.

Gli scienziati hanno indicato chiaramente nei combustibili fossili la causa del riscaldamento globale. Per tutelare la vita dei cittadini si potrebbe cominciare interrompendo i finanziamenti pubblici alle industrie del fossile (41,8 miliardi di euro nel 2021) e dirottarle in progetti e opere di salvaguardia del territorio e delle comunità”.

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