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Vaccino agli irregolari in Lombardia, le associazioni di volontariato contro la Regione

Le organizzazioni attaccano la Regione: "Non dobbiamo essere noi a vaccinare gli stranieri irregolari, devono essere loro ad attrezzarsi"

Pubblicato:21-05-2021 18:04
Ultimo aggiornamento:21-05-2021 18:04
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povertà covid
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Di Maria Laura Iazzetti

MILANO – Per alcune associazioni forse è un po’ tardi per affrontare il problema della vaccinazione degli irregolari in Lombardia. Tra stranieri senza documenti e persone senza casa (spesso condizioni coesistenti) si stimano essere circa 112.000, di cui 50.000 solo a Milano.

“Bisognava pensare prima a come organizzare questa campagna”, accusa Sabina Alasia, presidente del Naga, struttura che da oltre 30 anni fornisce assistenza sanitaria e legale a chi vive qui, ma in realtà per l’ordinamento italiano dovrebbe andarsene. Il Naga ha 400 volontari e svolge all’anno 10.000 visite ambulatoriali. Da tempo i volontari ripetono di svolgere questo lavoro soltanto a causa di disfunzioni nell’amministrazione regionale, che non garantisce l’assistenza sanitaria a chiunque soggiorni sul territorio lombardo.


Frasi che condividono anche i medici dell’Ambulatorio popolare di Via dei Transiti (struttura nata nel 1994 a Milano): “Il comportamento della Regione non ci meraviglia. Chiedono alle organizzazioni di fare qualcosa che dovrebbero fare loro. Non dobbiamo essere noi a vaccinare gli stranieri irregolari, devono essere loro ad attrezzarsi”, sottolinea Sandra, operatrice del centro. Queste associazioni vorrebbero che fossero le strutture pubbliche a occuparsi di chi è abbandonato a se stesso. Al di là del tema umanitario e politico, rimane il problema della grandezza degli ambulatori: troppo piccoli per ospitare le vaccinazioni.

Proprio per questo motivo, sembra più fattibile che l’assessorato al welfare di Palazzo Lombardia intenda affidarsi a realtà più grandi come l’Opera San Francesco, che si è detta disponibile a procedere con le inoculazioni. Si sono già occupati di somministrare l’antinfluenzale ai loro ospiti e nel 2020 hanno eseguito 26.000 visite mediche. Molti irregolari soffrono di malattie croniche per le condizioni di vita che hanno. Come ha sottolineato in commissione Sanità Marco Salmoiraghi, dell’Unità organizzativa della direzione Welfare della Regione, quello delle vaccinazioni ai più fragili è “un tema di sanità pubblica” che in un modo o nell’altro riguarda tutti.

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