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“Siate ragionevoli, chiedete l’impossibile”. Ok, cominciamo da orientare le grandi fortune

Ce la farà la politica a raccogliere la sfida, proprio ora, di dialogare con chi più ha per un più saggio utilizzo delle ricchezze?

Pubblicato:21-05-2021 12:25
Ultimo aggiornamento:21-05-2021 19:26

povertà palazzo finestre
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BOLOGNA – “Credo che una politica più lungimirante possa entrare in dialogo alla pari con le grandi fortune per orientarle ad un più saggio utilizzo”. Chi l’ha detto? L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in occasione della sua lectio magistralis su ‘Vite scombussolate dal Covid’. E, assieme alla questione del crescente divario tra ricchi e poveri, con lo strapotere economico dei ‘ricchissimi e potentissimi’ che nell’ultimo anno hanno avuto modo di accrescere patrimonio e potere, ha posto anche quella  dell’ossessione pervasiva’ per la pandemia: “È diventato obbligatorio, non si può parlare d’altro se non di Covid. Nessuno lo dice, ma il tempo occupato a parlare di luoghi comuni sulla malattia è così esagerato che non resta più tempo per parlare di altri argomenti“. 

Ora, se si esce per un attimo dal ‘pregiudizio’ per cui un esponente di una confessione religiosa non deve condizionare o turbare l’agire politico, Delpini pone una bella sfida alla politica, attuale e vera. Tenere insieme il discorso sullo squilibrio delle ricchezze e il superamento della discussione che inchioda solo al presente urgente ed emergenziale della pandemia, è proprio una di quelle traiettorie che può far imboccare la strada per cui si potrebbe, un domani, dire che sì, “ne usciamo migliori”. E infatti il verbo è “orientare”: nel significato originario stava ad indicare il volgere verso oriente che in varie culture (compresa quella europea, soprattutto nell’antichità) tendeva ad essere visto come il punto cardinale per eccellenza. E orientare vuol dire dirigere, indirizzare verso, dunque fare una scelta ‘di campo’ e ‘in campo’ verso un obiettivo/traguardo che appunto ha il timbro dell’eccellenza. 

C’è allora una “politica più lungimirante”, cioè che guarda lontano, che qui e ora, oggi, ha voglia di raccogliere la sfida di “entrare in dialogo alla pari con le grandi fortune per orientarle ad un più saggio utilizzo”? A partire dal basso, magari: già dai Consigli comunali… E perché, ad esempio, non dare alle amministrazioni, specie quelle che vanno al voto e stanno per aprire un nuovo mandato, un indirizzo su questo obiettivo? Si dirà: la fa facile la Chiesa, cominci lei. Eppure ha cominciato. A Bologna i proventi della multinazionale Faac, lasciata in eredità all’Arcidiocesi, da anni vengono usati per creare/dare lavoro. Sì dirà, caso più unico che raro… Vero, ma appunto per questo sarebbe interessante sfidare l’intangibilità dei patrimoni che ci sono altrove per vedere se qualcosa si smuove, almeno richiamare all’idea di provarci. Che effetto farebbe nell’elettore vedere la politica che “alla pari” prova a dialogare per ridurre una diseguaglianza che ora suscita invidia, indignazione magari, scontento, ma anche senso di impotenza e talvolta rassegnazione? 


E non si tratta di estorcere, espropriare o tassare, ma di discutere di un “saggio utilizzo” della ricchezza

È vero, come dice Delpini: la pervasività del Covid appiattisce sulla dichiarazia quotidiana che deborda nelle promesse e nelle misure ‘salvagente’ che oggi ci sono e domani chissà. Ma sembra avere ragione un altro religioso milanese, don Virginio Colmegna, che diceva, già anni fa, che “la politica sembra il terreno in cui non ci stanno più le utopie”, ma esortava, prendendo a prestito queste parole: “siate ragionevoli, chiedete l’impossibile” perché, aggiungeva, “si deve riempire il tempo di speranze non commerciali, e non fai consumare la speranza se ogni giorno crei percorsi di condivisione e cambiamento”. Le ricerche per vedere se la ricchezza rende felici già da tempo hanno detto che, all’aumentare del reddito, la linea della ricchezza sale e quella della felicità resta piatta… E altri studi hanno visto che stipendi stellari in termini sociali distruggono ricchezza fino a 47 volte quella che producono per sé e la loro azienda… Insomma, lo sappiamo da tempo. E se fosse proprio questo tempo così difficile allora che rende “ragionevoli”, lungimiranti, e fa “chiedere l’impossibile?”. Il tema, la ricchezza, è quello ‘giusto’, la sfida è lanciata. Già solo il primo che raccogliesse rischia di far notizia. Chissà…

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