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Sardegna, il movimento ‘Liberu’: “Tenere chiusi aeroporti, puntare su vacanzieri interni”

Il movimento indipendentista sardo vuole tenere la Sardegna chiusa agli ingressi per evitare il rischio di una ripresa della pandemia

Pubblicato:21-05-2020 15:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:21
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CAGLIARI – “Pensiamo che sia necessario tenere la Sardegna chiusa agli ingressi, supportare attraverso aiuti pubblici una stagione limitata al solo turismo interno ed in questo modo evitare il concreto rischio di una ripresa devastante della pandemia”. Questa la posizione di Liberu, movimento indipendentista sardo sulla stagione turistica dell’isola ormai alle porte.

“Per attuare questo tipo di procedura la Regione, con al suo fianco tutto il settore economico e i cittadini, dovrebbe imporsi e ottenere la proroga fino all’autunno per la chiusura di porti e aeroporti, stabilendo un numero chiuso di entrate e sotto rigorosissimi controlli, sia in partenza da fuori che all’arrivo in Sardegna- si legge in un comunicato-. La situazione attuale, infatti, è di assoluta incertezza, col rincorrersi contrastante di voci allarmistiche e tranquillizzanti, pareri opposti di esperti e talvolta di presunti esperti, con una classe politica in preda all’improvvisazione e allo smarrimento. Tutto ciò non può che creare enorme sconforto nelle classi lavoratrici, stremate da due mesi di serrata, di mancati introiti, di promesse di sostegno e di contributi miseri. A questo si aggiunge l’enorme confusione per l’attuazione della fase 2 e per i passaggi successivi. La Sardegna, la cui crisi economica si chiama ‘Italia’ e dura da ben più che dall’arrivo del coronavirus, si trova oggi alle porte della stagione turistica senza un piano ben preciso e senza delle linee guida univoche”.

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È vero, sottolineano gli indipendentisti, che in Sardegna il virus è circolato poco, “grazie prima di tutto alla distribuzione della popolazione in piccoli paesi e al grande senso di responsabilità, ma in parte anche a misure di chiusura all’esterno, opportune seppur tardive. È anche vero però che una fetta importante della nostra economia ruota intorno al turismo, industria naturalmente legata allo spostamento delle persone. Su queste tematiche alcuni minimizzano il problema, dicendo che si deve aprire tutto al più presto, perché la gente è esasperata e ha bisogno di lavorare. Altri invece dicono che si deve aprire per gradi, perché è pericoloso aprire subito e si deve avere pazienza. Noi pensiamo che, per quanto riguarda la Sardegna, entrambe le posizioni siano insufficienti e inadatte alla nostra situazione”.

Per gli esponenti di Liberu, “sarebbe invece opportuno valutare un’opzione basata sulle nostre specificità, attuando una temporanea chiusura della Sardegna al sovraffollamento turistico, facendo però leva su un’ampia riapertura dell’economia a livello locale -chiaramente correlata ad un adeguato screening- e rimodulando in positivo anche le prescrizioni elaborate in base a modelli di luoghi altamente contagiati, permettendo la creazione di una situazione di normalità controllata”.

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Sarebbe dunque ragionevole ipotizzare una sorta di ‘stagione intermedia’, concludono, “dotata di un alto livello di sicurezza, che causerà certamente una diminuzione dei guadagni. Si deve però considerare che i guadagni del settore turistico quest’anno saranno minori in ogni caso: due mesi di quarantena hanno causato una tale flessione della stabilità economica delle famiglie in tutto il continente che è assolutamente improbabile che saranno in tanti a potersi permettere una vacanza. Piuttosto che cercare di fare il volo di Icaro e sfracellarci dopo il lancio, preferiamo volare basso ma andare lontano“.

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