G7, ‘Senza cooperazione, resta il caos’: il monito di Civil 7

In vista del vertice di giugno, C7 ha emanato un documento di venti pagine con priorità, obiettivi e suggerimenti

Pubblicato:21-04-2025 20:52
Ultimo aggiornamento:21-04-2025 20:53

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ROMA – Senza cooperazione, non possono esserci né sicurezza né progresso economico, ma solo caos: è il messaggio che il gruppo Civil 7 (C7) lancia ai sette Paesi del G7 – di cui fanno parte Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti – in vista del vertice che dal 15 al 17 giugno si terrà a Kananaskis, nell’Alberta, guidato dalla presidenza canadese.
Civil 7 è la piattaforma degli organismi della società civile di tutto il mondo, incaricata di farsi portavoce delle istanze delle organizzazioni verso i governi dei sette Paesi, su temi ritenuti urgenti per il benessere globale.

In vista del vertice di giugno, C7 ha emanato un documento di venti pagine con priorità, obiettivi e suggerimenti, frutto del Vertice annuale della Civil 7 che si è svolto a Ottawa, in Canada, dal 14 al 15 aprile. Il testo parte da un presupposto: “Il mondo è a un punto di svolta e il G7 non può permettersi di restare fermo”. Da quando il G7 ha visto la luce, 50 anni fa, “le dinamiche di potere globali sono cambiate radicalmente, riflettendo un mondo multipolare con interessi sempre più in contrasto”. Sebbene i sette Grandi paesi “restino influenti”, secondo la Civil 7 “la loro capacità di plasmare le questioni globali non è più garantita”, mentre le loro leadership “sono al loro interno divise”, come si vede “su Russia e Ucraina, Israele e Palestina, sul commercio e l’economia globali, nonché sull’azione per il clima”. Tutto ciò “rischia di accrescere l’incertezza e di invertire decenni di progressi. La posta in gioco è alta: cooperazione o caos”.

La piattaforma della società civile globale continua: “Decenni di cooperazione internazionale hanno portato progresso e prosperità, ma il crescente isolazionismo, l’escalation dei conflitti, l’emergenza climatica e l’aggravarsi delle disuguaglianze minacciano di vanificare questo progresso duramente conquistato. Queste crisi convergenti stanno creando un mondo più instabile, che mette a rischio tutti, compresi i paesi del G7”.
“Per troppe persone” avverte la piattaforma, “forse milioni, se non miliardi” nel mondo, “ogni mattina inizia nell’incertezza” riguardo “al pasto da consumare, un peso che ricade soprattutto su donne e ragazze”, mentre “conflitti o disastri climatici” tolgono la casa. Una condizione che raggiunge “anche cittadini svantaggiati dei paesi del G7”. Pertanto, la Civil 7 suggerisce ai sette governi di “mettere le persone al centro di ogni decisione politica”.

“Questo mondo è caratterizzato da policrisi” e questo fa sì che “vengano esacerbate disuguaglianze sociali ed economiche che erano già intollerabili” come afferma Andy Ouédraogo, ricercatrice e responsabile programmi di Cooperation Canada, organismo ombrello che riunisce decine di realtà. “Il G7- aggiunge l’esperta- deve impegnarsi fermamente ad adottare approcci basati sui diritti umani e sulla trasformazione di genere nelle sue politiche, ponendo persone e comunità come agenti di cambiamento”.
Per Darron Seller-Peritz, coordinatore del Gruppo di Lavoro Clima, Energia e Ambiente di Cooperation Canada, “il G7 deve assumere un impegno concreto, promuovendo una giusta transizione energetica, proteggendo l’ambiente e rispondendo alla crisi climatica con equità e urgenza”.

La piattaforma C7 invoca quindi “misure coraggiose per abbandonare gradualmente carbone, petrolio e gas”, l’attuazione della ‘Net-Zero Roadmap’ dell’Agenzia internazionale per l’Energia (Iea) e della ‘Global Stocktake’ assunta nella XVIII Conferenza Onu sul clima (Cop28), che punta a triplicare la capacità globale di produrre energia rinnovabile, e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030. Questo, nell’ottica di “raggiungere un settore energetico completamente basato sulle energie rinnovabili entro il 2035”, riducendo “le emissioni di gas serra in linea con l’obiettivo di 1,5°C”.
Non meno importante è lo stato delle libertà fondamentali: “I governi di tutto il mondo, inclusi alcuni del G7, emanano leggi restrittive, mettono a tacere il dissenso e prendono di mira i difensori dei diritti umani, i giornalisti e le organizzazioni della società civile di base”. La società civile, così come diritti e libertà, devono invece essere “rafforzati: ne va della credibilità stessa del G7”.
La piattaforma esorta inolte i sette Paesi a fare molto di più per la prevenzione dei conflitti, l’accesso a salute e educazione, e per promuovere la giustizia economica e sociale anche a partire dalla “cooperazione fiscale internazionale. “Tutti i Paesi, compresi i Paesi del G7, perdono 492 miliardi di dollari di tasse all’anno a causa delle multinazionali e dei ricchi che utilizzano i paradisi fiscali per pagare meno tasse”. Commercio e finanza globale non devono poi danneggiare né le popolazioni né gli ecosistemi.

Un’azione che deve andare di pari passo con “investimenti sufficienti” in programmi di cooperazione allo sviluppo, in grado di “rispondere ai crescenti bisogni umanitari globali”. La Civil 7 domanda poi di “ripristinare i tagli e tornare agli impegni precedentemente assunti”. La bussola restano le convenzioni internazionali e gli Obiettivi di Sviluppo dell’Agenda Onu 2030 (Sdg).
“In ogni crisi sono i civili a portare le cicatrici più profonde. Il G7 deve finanziare aiuti salvavita, dare priorità alla pace rispetto alle armi e stare al fianco di chi rischia tutto per proteggere la vita, la dignità e la speranza” ha sottolineato ancora Ouédraogo di Cooperation Canada.

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