NEWS:

Jovanotti ancora su RaiPlay: “Bici non priva di rischi, ma consiglio il viaggio on the road”

Dal 24 aprile 'Aracataca', il secondo docutrip del cantautore

Pubblicato:21-04-2023 15:35
Ultimo aggiornamento:21-04-2023 15:40

'Aracataca' JOVANOTTI
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Dall’Ecuador alla Colombia, dalle Ande all’Amazzonia. Città, villaggi sperduti, deserti. Una pedalata lunga 3500 km, tra salite, discese, foreste, cascate, sentieri impervi e autostrade. Lorenzo Jovanotti torna in sella alla sua bicicletta e viaggia per tutto il Sud America nella nuova avventura in arrivo su Rai Play dal 24 aprile. Si intitola Aracataca’ e arriva dopo il grande successo di “#nonvogliocambiarepianeta”, la prima serie di Jova per la piattaforma digitale dell’azienda di viale Mazzini.

LEGGI ANCHE: Jovanotti in concerto nel deserto: “Il Sahara Blues è una figata pazzesca, e ferma anche il jihadismo”

JOVANOTTI TORNA SU RAIPLAY CON ‘ARACATACA’

Ventidue gli episodi di questo nuovo viaggio. Tutti registrati dallo stesso Lorenzo con una piccola action camera e un cellulare. “Ho consegnato qualcosa come 70 ore di materiale, avevo tutto sempre acceso”, racconta l’artista alla presentazione del progetto che è di fatto la seconda edizione del precedente docu-trip. “Quella del montaggio– aggiunge- è stata un’impresa impegnativa ancor più del viaggio stesso. Questo è un racconto, non c’è nessuno che vince, perde o viene eliminato. È un racconto on the road, nella tradizione dei racconti sulla strada. È un genere che non è mai passato di moda”.


Prodotta da Soleluna, ‘Aracataca’ è montato e diretto da Michele Lugaresi e realizzato con Federico Taddia. A loro Jova si è affidato per realizzare il docu: “Ho chiesto a loro- spiega alla Dire- di dare un’occhiata a tutto il materiale per vedere se secondo loro c’era dentro una serie e di montare una prima puntata. È andata così, ci siamo regolati come in una jam session musicale. È un po’ come quando faccio musica, disordinatamente getto sul tavolo una marea di materiale e poi cominciamo a selezionarlo e a sentire quello che funziona meglio. Il procedimento è stato istintivo”.

JOVANOTTI: LA BICI È UNA FORMA DI MEDITAZIONE

E sulle riprese dei luoghi che gli ricordano la Roma in cui è cresciuto aggiunge: “La qualità delle immagini è molto rudimentale, non abbiamo un drone volutamente. Ho voluto limitare al massimo i mezzi tecnici”. Rimane, così, la bellezza delle immagini, dei luoghi e della natura ammirata senza filtri in sella a una bicicletta. “Sono praticante da sempre, da una cifra di anni- svela- io adoro la bicicletta, non ci vedo nessun agonismo. Ho fatto due gran fondo nella vita e non sono adatte a me. Per me la bici è una forma di meditazione e viaggiare in bici lo consiglio a tutti, a tutte le età. Partite anche in Italia, io non viaggio qui per questioni di ingombro della mia faccia. Ogni mio giro diventa un lavoro, una performance artistica ovunque mi fermi. Con la gioia che questo comporta, mi manca quell’aspetto di anonimato. Ho fatto pochi viaggi in Italia, ma lo consiglio perché è un’esperienza bellissima”.

Per questo Jova parla di “diminuire il rischio” di possibili incidenti per i ciclisti. Proprio ieri una 39enne è stata travolta da una betoniera a Milano. La donna era in sella alla sua bici tra via di Porta Vittorio e via Sforza. “La bici- dice Jova- non è priva di rischi e sicuramente le ciclabili non sono ancora una soluzione compiuta nel modo in cui sono fatte. Sono spesso un contentino che viene dato al traffico, vengono messe in una zona della carreggiata dove di solito c’è gente in doppia fila e sono segnate semplicemente con una striscia di vernice. Le chiamiamo ciclabili ma è una definizione che non rende giustizia alla loro natura. Sono dei suggerimenti. Sulle ciclabili abbassi la guardia, a Milano io preferisco stare in strada perché almeno sto più attento”.

Il viaggio in Sud America, da questo punto di vista, è stato rivelatore: “In Colombia ho visto un lavoro fatto bene. A Bogotà e a Cali. La ciclabile è la parte più importante della carreggiata, la parte centrale ed è delimitata: le macchine non possono oltrepassare, il massimo che ti può succedere è cadere dalla bicicletta. Non ti vengono addosso”. A raccontare il viaggio di Lorenzo, oltre al suo sguardo, c’è anche la musica. “Ho scritto un sacco di pezzi- rivela- e li ho registrati in maniera rudimentale, non ci sarà un disco per ora. L’unico modo per sentirli è guardare la serie”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it