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Ucraina, Zanin: “Mandare armi allontana la pace, rafforzare l’Unione europea”

"Gli interessi dell'Europa non sono gli stessi degli Stati Uniti, che sono a 10 mila chilometri dalla guerra, il nostro interesse è quello di fermare la guerra": lo dice il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia GIulia, Piero Mauro Zanin

Pubblicato:21-04-2022 09:23
Ultimo aggiornamento:21-04-2022 09:28
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Il presidente del Cr Fvg, Piero Mauro Zanin, durante la videoconferenza Civex
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TRIESTE – “Mandare le armi e aumentare le spese militari allontana la pace allunga la guerra, come dice Papa Francesco, perché gli interessi della vita sono superiori a quelli della politica”. Lo dice presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, intervenuto ieri al dibattito organizzato da “Dialoghi europei”, l’associazione fondata dall’europarlamentare Giorgio Rossetti e presieduta da Giorgio Perini, ospitato dal Consiglio regionale in sala Tessitori.

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“VERO OBIETTIVO È RIDURRE POTENZA RUSSIA”

Temo che l’obiettivo di qualcuno non sia tanto difendere l’Ucraina ma ridurre la Russia da potenza mondiale a potenza locale, perciò chi vuole limitare l’influenza di Putin ha interesse a mandar avanti la guerra”, aggiunge il numero uno dell’assemblea regionale, ribadendo la sua posizione “di uomo e di cattolico, ancor prima che di politico” contraria all’invio delle armi in Ucraina.


“GLI INTERESSE DELL’EUROPA NON SONO GLI STESSI DEGLI STATI UNITI”

“E se è chiaro che in questo caso c’è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina, ricordo che noi europei siamo a 1500 chilometri dalla guerra mentre gli Usa a 10mila. L’interesse dell’Europa, in altre parole, è quello di fermare questa guerra, di far fare un passo indietro a Russia e Ucraina tornando ai trattati di Minsk e concedendo la facoltà di autodeterminazione alle regioni contese”, è la sua considerazione. Detto questo “la tragedia della guerra può diventare un’occasione per l’Europa, quella di uscire dalla sudditanza alle sfere di influenza, di lavorare per diventare uno dei player mondiali ripensando anche il suo ruolo nella Nato. Perché gli interessi dell’Europa non sono gli stessi degli Stati Uniti, e temo che l’esercito europeo non potrà mai nascere se prevale l’interesse americano”.

Per il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa e consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali, “servirebbe uno strumento militare diverso ma prima c’è bisogno di una politica estera comune, altrimenti si costruirebbe l’incudine senza avere il martello”. Camporini ricorda l’esperienza di Eurofor, il quartier generale comune tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo di cui fu uno degli artefici e che funzionò bene fino alla crisi del Kosovo “quando però la Spagna, sensibile al tema delle secessioni, pose il suo veto”. Come dire che sono gli Stati, è la politica a dover guidare i processi, “e io penso – dice- che oggi sia possibile far coincidere gli interessi italiani, francesi e tedeschi solo su alcuni obiettivi di livello regionale”.

Su una posizione intermedia Roberto Antonione: “È vero che gli interessi Usa non sempre coincidono con i nostri e che noi europei dovremmo costruire una “casa diversa- analizza il segretario generale dell’Ince, già viceministro degli Esteri e parlamentare, ricordando un vertice internazionale del 2003 alla vigilia dell’attacco Usa all’Iraq – ma proprio perché non siamo giganti, noi europei dobbiamo fare una scelta di campo, e non vedo oggi la possibilità di mettere in discussione la Nato e il suo ombrello protettivo”.

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