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Nella notte alle fermate Atac di Roma appare il Luchasegnale, per illuminare sul femminicidio

Posizionate nella notte coppie di manifesti che ricordano l'incredibile numero, in continuo aumento, dei femminicidi compiuti nel Paese: 19 in 90 giorni

Pubblicato:21-04-2021 11:10
Ultimo aggiornamento:21-04-2021 12:50

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ROMA – Dopo l’apparizione su alcuni edifici simbolo di Roma nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2020, il ‘Luchasegnale’ torna a illuminare le strade della Capitale, stavolta per parlare di femminicidio. “Nella notte, sulle pensiline dei bus Atac sono apparse coppie di manifesti che ci ricordano l’incredibile numero, in continuo aumento, dei femminicidi compiuti nel Paese: il Luchasegnale da un lato e una frase con QR code dall’altro: 19 femminicidi in 90 giorni– scrive su Facebook la Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’ a Roma-. Una campagna destinata ad essere già obsoleta, come si legge nel testo a cui porta il QR code, perché ‘i femminicidi aumentano così in fretta da rendere velocemente superato ogni dato”.

I dati “dell’ultimo report Istat sono drammaticamente chiari– denunciano le attiviste-: mentre il numero totale degli omicidi continua a calare, anno dopo anno, quello dei femminicidi aumenta, giorno dopo giorno. Il femminicidio è l’estrema manifestazione della violenza di genere della società patriarcale. È la punta dell’iceberg sotto la quale ci sono migliaia di donne che quotidianamente subiscono violenza e non vengono credute e che quotidianamente scelgono di sottrarsi, opporsi, lottare ed autodeterminarsi, dando vita a spazi di libertà personali e collettivi. Il femminicidio non è un’emergenza ma una questione politica“.

Norme, procedure e piani, continua la Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’, “sono necessari ma non sufficienti a costruire le condizioni necessarie al cambiamento; occorrono pratiche quotidiane, non interventi emergenziali; occorre una visione sistemica, e un approccio culturale, sociale e politico”.


Per questo motivo “stanotte un gruppo di artivistз ha deciso di riportare l’attenzione sul tema con il Luchasegnale acceso dalla Casa delle Donne Lucha y Siesta qualche tempo fa e disponibile sull’archivio di grafiche public domain stealthisposter.org; il simbolo, che trasforma la rabbia in lotta e speranza, vuole rimettere sotto gli occhi di tuttз che viviamo in una società pronta a spegnerci“.

Il ‘Luchasegnale’, chiariscono le attiviste, “è uno strumento collettivo, è la forza della lotta creativa che permette a tuttз di illuminare le storture di questa società che prova a metterci in un angolo e soffocarci. Siamo marea, siamo luchadoras, siamo insieme come emerge dal nero di questi poster: continueremo a lavorare spalla a spalla per immaginare e costruire il mondo che desideriamo, fino a che di quell’iceberg non sarà rimasta nemmeno una goccia”.

Questo il testo che appare online collegandosi col QR code: “19 femminicidi dall’inizio del 2021, più di uno a settimana. Nell’anno della pandemia, complice il lockdown, la violenza sulle donne è cresciuta esponenzialmente. Ma i numeri contenuti in questo testo sono sicuramente già stati superati dalla realtà mentre lo leggi: i femminicidi aumentano così in fretta da rendere velocemente obsoleto ogni dato. Soltanto nei pochi giorni trascorsi tra stampa e affissione dei poster le donne vittime di femminicidio sono diventate 21. O forse 22, non possiamo nemmeno saperlo con certezza perché non esiste un osservatorio nazionale sul femminicidio“.

E ancora: “Durante i primi sei mesi del 2020, il 45% degli omicidi sono stati femminicidi, con un incremento del 10% rispetto al 2019. Nei due mesi di lockdown più duro– aprile e maggio- la percentuale di donne uccise ha raggiunto il 50% sul totale degli omicidi: il 90% degli assassini sono membri della famiglia; il 61% sono partner o ex partner. Sempre più donne, quindi, sono uccise nelle relazioni cosiddette affettive. Non è possibile affrontare questa situazione nell’ottica dell’emergenza: è necessario riconoscere e contrastare il carattere sistemico della violenza, che attraversa tutti gli ambiti delle nostre vite. Ci vogliamo vive. Ci vogliamo libere”.

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