NEWS:

Coronavirus, Bologna vuole stop alle piattaforme se i rider non saranno protetti

Consiglio comunale a Merola-Bonaccini: "Via libera solo con tutele"

Pubblicato:21-04-2020 14:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:10

riders
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Il Consiglio comunale di Bologna, a larga maggioranza, chiede uno stop per le piattaforme e le attivita’ di ristorazione che propongono le consegne di cibo a domicilio ma non garantiscono la sicurezza dei lavoratori, ad esempio fornendo i dispositivi di protezione contro il coronavirus. Vanno in questa direzione due ordini del giorno approvati ieri, proposti da Andrea Colombo (Pd) e Federico Martelloni (Coalizione civica): in entrambi i casi a favore hanno votato Pd, M5s, Coalizione civica, Nessuno resti indietro e Al centro Bologna; astenuti i consiglieri di Lega, Fdi e Insieme Bologna.

LEGGI ANCHE: Coronavirus, il giudice di Bologna: “Deliveroo dia le mascherine ai riders”

Coronavirus, “così i riders sono a rischio”: a Bologna si va verso i controlli


Il documento targato Pd chiede al sindaco Virginio Merola di sollecitare la Regione Emilia-Romagna a modificare “con urgenza” l’ordinanza in vigore che autorizza le consegne a domicilio per le attivita’ di ristorazione chiuse al pubblico a causa dell’epidemia. L’aula di Palazzo D’Accursio propone di prescrivere che “la consegna a domicilio e’ consentita solo alle attivita’ e alle imprese intermediarie dei servizi di consegna che adottano le necessarie misure di prevenzione e protezione della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori a qualsiasi titolo addetti alle consegne”. Questo con “particolare riferimento alla fornitura adeguata di dispositivi di protezione individuale, alla tutela assicurativa e sanitaria in caso di infortunio e malattia- continua l’odg- e all’organizzazione del servizio secondo modalita’ esclusivamente contact-less di ritiro e di consegna”. Si aggiunge la richiesta di individuare le sanzioni da applicare in caso di violazione di questi obblighi.

Nelle more di un intervento della Regione, poi, il Consiglio invita il sindaco a “valutare di adottare un’ordinanza comunale con gli ordinari poteri sindacali in materia di commercio”. Infine, si chiede a Merola di continuare ad agire affinche’ “l’efficacia delle previsioni della Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano venga estesa, ad esempio con legge regionale, nei confronti di tutti gli operatori economici del settore, per assicurare omogeneita’ di tutela dei lavoratori e parita’di trattamento delle imprese sul mercato”.
Parallelamente, l’odg proposto da Coalizione civica chiede di “interdire, a livello regionale o comunale, tutte le attivita’ di consegna di cibo a domicilio, fatta eccezione per le piattaforme che prevedono effettive garanzie dei diritti dei lavoratori anche in tema di tutela della loro salute e sicurezza, come ad esempio la Carta di Bologna”.

A CHI CONSENTIRE IL FOOD DELIVERY

In subordine, l’odg propone di consentire il food delivery “ai soli pubblici esercizi formalmente impegnati ad agire per conto proprio oppure a servirsi delle sole piattaforme in modo da assicurare tutti gli standard di tutela”. O ancora, in “estremo subordine”, l’odg chiede di “prescrivere il monitoraggio e il controllo, da parte della Polizia municipale, dell’effettivo rispetto di tutte le prescrizioni in tema di tutela della salute e sicurezza da parte delle piattaforme di food-delivery a partire dalla fornitura generalizzata delle dotazioni individuali di protezione (mascherine, guanti e disinfettante), adozione di modalita’ contatless al momento del prelievo e della consegna nonche’ opportuna tutela assicurativa e sanitaria”. Intervenendo in Consiglio, Martelloni si e’ spinto anche piu’ in la’ invitando ad approfittare dell’emergenza e dei “mille disagi” vissuti dai riders per “provare a immaginare una piattaforma pubblica in grado di mediare tra domanda e offerta di cibo a domicilio”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it