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Giornata vittime delle mafie, Mattarella: “Serve vigilanza e cultura”

Ecco come è nata questa giornata

Pubblicato:21-03-2020 10:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:11
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ROMA – “Oggi, 21 marzo, ricordiamo le donne e gli uomini che hanno pagato con la vita l’impegno coerente contro le mafie, la fedelta’ alle istituzioni repubblicane, la liberta’ di sottrarsi al ricatto criminale e al giogo violento della sopraffazione. Questa Giornata della Memoria e’ nata nella societa’ civile, tra i giovani che vogliono costruire il loro futuro nella dignita’ e nella legalita’ che, sola, puo’ garantire il rispetto e la parita’ dei diritti delle persone. Il Parlamento, opportunamente, ha poi deciso di dare a questo giorno la solennita’ di una ricorrenza civile”. Lo dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “L’emergenza sanitaria che stiamo affrontando impone, quest’anno, di rimandare il momento in cui si leggeranno, nelle piazze d’Italia, i nomi delle vittime, dei martiri, dei servitori dello Stato che la disumanita’ mafiosa ha strappato ai loro cari e a tutta la societa’. Ma quei nomi, tutti i nomi, sono impressi nella nostra storia e nulla potra’ cancellarli. Il ricordo si lega a un impegno civile: quelle testimonianze, quegli esempi indicano un percorso di civilta’. Le mafie cambiano le forme, i campi di azione, le strategie criminali. Si insinuano nelle attivita’ economiche e creano nuove zone grigie di corruzione e complicita’. Sono un cancro per la societa’ e un grave impedimento allo sviluppo. Occorre vigilanza, e la consapevolezza deve farsi cultura. Occasioni come queste ci aiutano a riflettere insieme. Sconfiggeremo ed estirperemo le mafie. Con l’azione delle istituzioni, con la coesione delle comunita’, con il protagonismo dei cittadini”, conclude.

COME E’ NATA QUESTA GIORNATA

Il primo giorno di primavera, dal 1996, coincide con la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, una manifestazione organizzata dalle associazioni antimafia e anticorruzione Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con la Rai e con l’alto patronato della Repubblica.

Più in generale, comunque, la più ampia comunità nazionale (ma anche sovranazionale) che si riconosce nei valori dell’antimafia sociale, ogni 21 marzo, ha l’abitudine di ritrovarsi in una diversa città italiana e marciare insieme.


Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” (legge n. 20 dell’8 marzo 2017 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/03/10/17G00034/sg)

Questo significa che il 21 marzo non è più ‘soltanto’ una manifestazione di un’associazione, per quanto grande e sempre molto partecipata in tutte le piazze, ma una vera e propria ricorrenza nazionale.

La particolarità di questo appuntamento ed anche il suo momento più coinvolgente è, precisamente, la lettura del lungo elenco di nomi di vittime innocenti. Immaginate migliaia di piazze in tutta Italia, Europa, mondo in cui, allo stesso orario, persone diverse pronunciano ad alta voce il medesimo nome.

Una precisazione: l’associazione antimafia Libera, la più grande e strutturata in Europa, fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, da sempre insiste sull’importanza dell’aggettivo ‘innocenti’ per qualificare le vittime delle mafie. Nella visione di Libera, infatti, la giornata nasce per sostenere la domanda di verità e giustizia di quelle famiglie che, incolpevolmente, hanno perso un caro a causa della violenza mafiosa, nonché per celebrare il diritto al nome di ciascuno, “il primo diritto di ogni essere umano”, ripete sempre don Ciotti.

Nel testo della legge, invece, l’aggettivo non è stato mantenuto.

“Questa giornata è il giorno della vita. I familiari l’hanno voluta così. Marciamo e camminiamo per la vita”. Questo ha detto Matteo Luzza, fratello di Pino Russo vittima innocente della ‘ndrangheta (l’organizzazione mafiosa calabrese).

Ma il 21 marzo, nelle intenzioni di chi l’ha introdotto, risponde anche a un altro bisogno: il bisogno delle migliaia di famiglie che hanno perso un caro per colpa delle mafie di ricordare e far ricordare ad altri quel nome, quella storia, quella domanda di giustizia. Circa il 70% dei congiunti di una vittima innocente, infatti, non conosce ancora la verità né ha ricevuto giustizia in tribunale a causa di processi mai iniziati oppure archiviati oppure depistati.

L’intuizione venne a don Ciotti, in una circostanza che racconta spesso. Palermo, 1993. Sull’autostrada tra Punta Raisi e Palermo, magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti. All’improvviso, una donna minuta lo avvicina: si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani del prete: «Sono la mamma di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri». 

“Il 21 marzo -secondo Libera- è un momento di riflessione e di incontro, di relazioni vive e di testimonianze. È altresì il momento in cui dare spazio alla denuncia della presenza delle organizzazioni criminali mafiose e delle connivenze con politica, economia e massoneria deviata. Leggere i nomi e i cognomi delle vittime è un modo per far rivivere quegli uomini e quelle donne, per non far morire le idee testimoniate e l’esempio di chi ha combattuto le mafie a viso aperto”.

IL VALORE DELLA TESTIMONIANZA PER RICOSTRUIRE LA STORIA E PER COSTRUIRE LA CITTADINANZA

Il settore di Libera che si occupa di memoria, grazie alle generose testimonianze dei familiari, raccoglie le storie delle vittime innocenti delle mafie. “Non si tratta solo di storie individuali o familiari- spiegano da Libera- sono le storie dei nostri territori che, riunite insieme, raccontano un pezzo di storia del nostro Paese. Leggere e conoscere queste storie, sostenere i familiari nel percorso di trasformazione del dolore in impegno, chiedere verità e giustizia per tutte le vittime innocenti è stata la responsabilità che Libera si è assunta per costruire insieme una memoria pubblica e condivisa. Una memoria viva”.

TUTTE LE GIORNATE

Il 21 marzo 1996 a Roma, nella piazza del Campidoglio, si celebra la prima edizione. Una scenografia minima. Un piccolo palco. Un microfono. Su un volantino distribuito da studenti c’è scritto “Vogliamo ricordarli tutti quelli di cui leggeremo il nome e quelli di cui non siamo riusciti a trovare informazioni sufficienti”. Alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, svariati esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’associazionismo e delle istituzioni leggono il primo elenco delle trecento vittime innocenti delle mafie.

Dopo dieci anni, quando la manifestazione si tiene di nuovo a Roma, i nomi sono oltre 600. Oggi, mezzo secolo dopo, i nomi sono 1023.

Roma 1996, Niscemi (CL) 1997, Reggio Calabria 1998, Corleone 1999, Casarano (LE) 2000, Torre Annunziata (NA) 2001, Nuoro 2002, Modena 2003, Gela (CL) 2004, Roma 2005, Torino 2006, Polistena (RC) 2007, Bari 2008, Napoli 2009, Milano 2010, Potenza 2011, Genova 2012, Firenze 2013, Latina 2014, Bologna 2015, Messina 2016, Locri 2017, Foggia 2018, Padova 2019.

Tutti i nomi e le storie, qualora conosciute, sono consultabili qui: https://vivi.libera.it/it-ricerca_nomi

LA VENTICINQUESIMA EDIZIONE A PALERMO

“Libera- fanno sapere dall’associazione- per i suoi 25 anni ha scelto Palermo. Quella Palermo che ha saputo ribellarsi e scendere in piazza e che era l’Italia tutta con i suoi lenzuoli bianchi appesi alle finestre”.

Le stragi del 23 maggio e del 19 luglio 1992, nelle quali vengono uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, rappresentano l’apice della violenza espressa dai Corleonesi di Totò Riina (si tratta della corrente in quel momento egemone all’interno di Cosa nostra, l’organizzazione mafiosa siciliana). L’indignazione, la rabbia, lo smarrimento scuotono la Sicilia e l’Italia intera. Si apre così una nuova fase del movimento antimafia, che sempre più si allarga e coinvolge forze nuove e soprattutto giovani.

L’immagine di Falcone e Borsellino, in quella famosa foto di Tony Gentile che li ritrae complici e sorridenti, ne diventa il simbolo unificante. In Sicilia, dopo le stragi, tornano quindi a riempirsi le piazze. Palermo, in quei giorni, viene percepita da tutto il mondo ‘capitale della mafia e dell’antimafia’, il cuore pulsante dell’Italia, la punta più avanzata della rivolta civile e morale contro Cosa nostra. Libera sorge in questo contesto. Venticinque anni dopo, la celebrazione del 21 marzo a Palermo ha il senso di riannodare i fili di questa storia unica.

Per motivi di sicurezza sanitaria e per i rischi causati dalla presenza del Coronavirus sul territorio nazionale Luigi Ciotti e Leoluca Orlando hanno deciso di comune accordo di spostare al 23-24 ottobre l’appuntamento: “Anche la nuova data – dichiarano Luigi Ciotti e Leoluca Orlando – sarà una occasione per sottolineare l’importanza della cultura della legalità, della responsabilità che ha coinvolto e coinvolge insieme società civile e istituzioni”. 

LENZUOLIAMO PALERMO

La nostra agenzia ha deciso di aderire a una iniziativa lanciata proprio da Libera per il 21 marzo 2020.

Si tratta della campagna di memoria ‘Lenzuoliamo Palermo. Un nome da non dimenticare. Un lenzuolo da portare’. “Vogliamo incoraggiare tutti ad adottare una vittima innocente di mafia- spiega Gianmarco Crescentini di Libera Milano- scegliendo una storia in sintonia con la propria identità di gruppo, di persona o di territorio”.

Per ogni nome, è stato realizzato un lenzuolo. Scuole, sindacati, associazioni, comuni hanno partecipato e una cooperativa di detenute sta cucendo i teli tra loro. Il risultato sarà un grande lenzuolo trasportato a braccia per le strade di Palermo.

Dopo le stragi mafiose di Capaci e via d’Amelio i balconi di Palermo si riempirono di lenzuoli bianchi per dire no alla mafia. L’idea fu di una cittadina, Marta Cimino, che fondò in quei giorni il comitato dei lenzuoli. Questo movimento si aggiunse ad altri che nacquero in quel periodo, come le donne del digiuno di piazza Castelnuovo a Palermo, Società Civile e il cartello di associazioni Palermo Anno Uno. Il lenzuolo bianco, da quel momento, è diventato un simbolo per il movimento antimafia, sebbene la storia della sua genesi sia stata sempre meno raccontata.

La Dire ha deciso di adottare la storia del giornalista siciliano Giuseppe Fava, ucciso a Catania il 5 gennaio 1984 da Cosa nostra (link alla bio https://www.diregiovani.it/2020/01/05/286534-5-gennaio-1984-lassassinio-di-giuseppe-fava.dg/)

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